Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1esse. Caeterum non video rem tanti esse, quae buccina vulgetur, cum sit in­
ventu
facilis, quamque vel mediocriter in Geometria versatus certo invenire
potest
, si eam quaerit (Epistolae, P. III, Amstelod. 1683, pag. 240).
Figura 302.
che
la linea FD, divisa nel mezzo in B, uguaglia EH diametro del semicir­
colo
EIH, da cui è generata la cicloide, e che tutte le corde, come KL, sono
uguali
alle infinite linee, una delle quali è GC essendo queste tanto distanti
da
FD, quanto dal centro O sono distanti quelle.
Ciò che evidentemente prova,
dice
il Cartesio, essere le due superficie uguali a chi non ignora che due
figure
, aventi la medesima base e la medesima altezza, e tutte le linee rette
parallele
, inscritte nell'una, uguali alle infinite inscritte nell'altra; si disten­
dono
nello spazio ugualmente.
Verum, poi soggiunge, cum fortasse sint qui
theoremati
isti non applaudant, pergendum duxi hoc modo (ibid., pag.
228).
Il
modo consiste nel comune e antico degl'inscritti, facendo osservare che
sono
uguali qua e i triangoli EIH, FAD, insistenti con pari altezza sopra
basi
uguali: e uguali i triangoli SAP, QAC insieme, ai triangoli KIM, INL
insieme
, e anche il triangolo FGP+QCD uguale al triangolo EKM+NLH,
per
le medesime assai patenti ragioni.
Così essendo vero di tutti i triangoli,
che
resultano dal moltiplicare all'infinito le iscrizioni, resta provato che lo
spazio
FGAD, da cui si rappresenta il bilineo della Cicloide, è uguale a mezzo
il
circolo genitore.

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