Alberti, Leon Battista, L' architettura

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284280DELLAARCHITETTVRA
De gli Epitaſſi, de gli ſeritti, & de le imagini che ſi mettono ne ſepolcri. Cap. IIII.
MA io uengo hora mai a ragionare de gli Epitaffi, iquali appreſſo de gl’an-
tichifurono
, &
uarii, & infiniti, concioſia che non gli uſauano ſolamente
ne
le ſepolture, ma &
nele chieſe, & ne gli edificii priuati. Dice Simaco
ch’ei
metteuano nel frontiſpicio de Tempi il nome delo Dio, a chi e’ l’haueuano
115 conſecrato.
I noſtri uſano di ſcriuer ſopra le capelle il nome de Santi, & l’Anno
nelquale
ſono ſtateloro dedicate, ilche ſommamente mi piace, &
non ſia queſto
fuor
di noſtro propoſito, ch’eſſendo Crate filoſoſo arriuato a Spiga, ouer Zelia,
&
hauendo trouato quaſi per tutto ſopra le porte de’ priuati queſti uerſi.
Seneriſe, & perſuaſeloro che piu toſto ui douesſino ſcriuere. Quihabita la
pouertà
perche queſta molto piu prontamente, &
piu gagliardamente che Her-
cole
manderebbea terra qual ſi ſia ſorte di monſtro.
Magli Epitafii ſaranno,
3315 o ſcritti, iquali ei chiamauano già epigrammi, o ueramente notati con ſtatue, &

immagini
.
Platone uſaua dire, che ne ſepolcri non uorrebbono eſſe piu che
quattro
uerſi;
ma e’ ci fu chi diſſe.
Scriui il mio caſo, in mezo alla colonna
Ma
breue , che’n trapaſſando leggaſi.
4420
Et ueramente che una troppa lunghezza, in altri luoghi, masſimo in queſti
è
coſa o dioſa, o ſe pure ſarà alquanto lunghetto, biſogna che tale Epitaffio ſia del
tutto
elegante, &
che e’ gli habbia in ſe un certo che da muouerea compasſio-
ne
, &
a miſericordia, & ſia gratiato, & che tu non ti habbia à dolere d’hauerlo let
tn
, &
che ti piaccia d’hauerlo imparato a mente, & di recitarlo ſpeſſo, lodaſi quel
5525 lo di Omenea,
S’alma per alma compenſar laſciaſſe.
# Il crudo fato, o ſi poteſſe uiuo
# T ornare altrui con la ſua propria morte
# Ogni tempo preſcritto al uiuer mio
6630 # Perte cara Omenea, lieto darei;
# Ma poi, che ciò non poſſo, il Sole, & Die
# Verrò fuggendo per ſeguirti laſſo
# conaffrettata morte a i Regni ſtigij.
& altroue
Guardate o cittadin l’ Imago, & l’Vrna
7735 # D’Ennio, del uoſtro uecchio, che cantande
# Scriſſe de uoftri antichi i fatti egregij,
# Neſſun col pianto la mia morte honori,
# O mi fa ccia l’eſſequie, perciò ch’io
# Pur uìuo ancor, tra l’honorate lingue.
8840
A ſepolcri di coloro che morirono à Termopile, i Lacedemonii ui ſcriſſuno que
ſte
parole.
O uiandante fa intendere à Lacedemonii, che mentre facciamo quel
che
ne commeſſono, ſtiamo quì ad giacere:
ci diſpiacerà ſe alcuna uolta egli
h
arà del piaceuole ſtraordinariamente, come quello che diſſe.

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