Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1zione fondamentale è mia, senza controversia, ed egli lo confessa. Avanti
ch'egli me ne dia motivi gli mando l'applicazione alle parabole, ed ora nella
risposta mi dice che quella applicazione l'aveva e quel che più mi duole mi
dice che già era accordato di stampar questa sua cosa nel libro, che uscirà
presto del sig.
Antonio Nardi. Dico il fatto mio all'uno e all'altro, cioè al
Roberval e al Ricci.
” (MSS. Gal. Disc. T. XL, fol. 138, 39).
L'essersela il Torricelli presa col Ricci, di cui si conoscono i generosi
atti, e i nobili portamenti, quando prima cadde in sospetto di volersi appro­
priare i teoremi de'solidi conoidali, predispone i nostri lettori a credere che,
come esso Torricelli ebbe il torto a risentirsi contro l'amico, così lo dovesse
avere anche risentendosi contro lo straniero.
Si faceva in questa seconda lite
forte di due ragioni: prima, perchè il Roberval aveva indugiato due anni a
rispondere; poi perchè avuto il metodo di dimostrare i solidi, dati i centri
di gravità e le quadrature; pretendeva d'appropriarsi il metodo inverso di
dimostrare il centro di gravità, dati i solidi e le figure piane, da cui sono
essi solidi generati.
Ma il Roberval credeva di aver data sufficiente ragione di quell'indugio,
attribuendolo alle difficoltà incontrate nel ritrovar la vera proporzione geo­
metrica tra il solido circa l'asse, e il cilindro circoscritto.
“ Ne vero mireris
quod tantum temporis in unico problemate solvendo consumpserimus, illud
enim ex iis est, quae et longa inquisitione indigent, et acrem pertinacis geo­
metrae requirunt operam, nec memini me aliuid unquam demonstrasse, quod
cum eo conferri posset.
” (Lettera a'Filaleti, p. 13). Il Torricelli invece at­
tribuiva quell'indugio a ciò, che il Roberval si confidava dover essere andata
in tanto tempo smarrita la lettera, mandata a Firenze dal Mersenno, per cui
non si potessero contestare le contradizioni.
Giustizia ora vuole che si tolga
dal Francese una tale ingiuria, dimostrando ch'ebbe di fatto a penar così
lungamente, com'egli dice, prima d'assicurarsi di aver propriamente ridotta
all'esattezza geometrica la poco accurata proporzione torricelliana.
Alla dimostrazione, che si promette, porgono i documenti necessari le
Opere robervelliane, per le quali troviamo in tre modi, e in termini sempre
diversi assegnate le proporzioni tra il solido cicloidale e il cilindro circoscrit­
togli intorno all'asse.
La cosa pare strana in sè, e tanto più rispetto alla ve­
rità geometrica, la quale non può essere che una sola, ma si comprende come
ciò accadesse, ripensando che furono raccolti insieme dagli Editori parigini i
trattati, rimasti inediti, e scritti dal loro Accademico in vari tempi, nella suc­
cessione de'quali, esaminate meglio le cose, giunse finalmente a conquistare
la verità, ravvedendosi dei primi errori.
Di qui è che abbiamo, nei vari trat­
tati robervalliani della Cicloide, segnate così l'orme dei passi, da creder fa­
cilmente lungo dover essere stato il tempo, che, per giungere al termine
faticoso, venne a spender l'Autore.
Nel trattato De trochoide aveva detto il solido stare al cilindro ut differentia
inter quadratum quadrantis et 4/3 quadrati radii, ad quadratum ipsius se­
micircumferentiae (Ouvrages cit.
pag. 319): cosicchè, chiamati S il detto solido,

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