1che egli dice inconsideratamente Magno; offenderà il maggiore di Marte, e
quello di Venere, se però non voglia che fra l'uno orbe e l'altro ci sia molto
spazio vano, il che lo sproposito accresce: come anco a volere che insieme
si confondessero o si condensassero o rarefacessero. Il vedersi ancora alcuni
mondani movimenti avere i loro periodi ubbidienti ai movimenti di altri corpi,
come per esempio il trovarsi Venere e Mercurio prossimi o lontani da un
certo punto, mentre la Terra in una tal linea si trovi; dà di chimerica po
sizione indizio, sicchè almeno bisogna scansare, se non torre in tutto questo
inverosimile. Ma supera tutti gl'inverosimili l'immensa distanza eterea fra
le fisse e i pianeti, poichè la sola ragione delle rifrazioni orizontali poteva
rimediare a molte apparenze, senza per così dire disgiungere il mondo da
sè medesimo, acciò di notte non si veda meno che mezzo. ”
quello di Venere, se però non voglia che fra l'uno orbe e l'altro ci sia molto
spazio vano, il che lo sproposito accresce: come anco a volere che insieme
si confondessero o si condensassero o rarefacessero. Il vedersi ancora alcuni
mondani movimenti avere i loro periodi ubbidienti ai movimenti di altri corpi,
come per esempio il trovarsi Venere e Mercurio prossimi o lontani da un
certo punto, mentre la Terra in una tal linea si trovi; dà di chimerica po
sizione indizio, sicchè almeno bisogna scansare, se non torre in tutto questo
inverosimile. Ma supera tutti gl'inverosimili l'immensa distanza eterea fra
le fisse e i pianeti, poichè la sola ragione delle rifrazioni orizontali poteva
rimediare a molte apparenze, senza per così dire disgiungere il mondo da
sè medesimo, acciò di notte non si veda meno che mezzo. ”
“ Tolomeo, dall'altra banda, molto seccamente s'inventò e abbracciò
quei cerchi, che irregolarmente sopra il suo, e regolarmente sopra gli altri
centri si muovono. Pare ancora che nulla di naturale artifizio abbiano gli
orbi vuoti e di grossezza disuguale, per dove gli eccentri scorrano: oltrechè
troppo il rendere ragione è difficile come, gli uni combaciandosi con gli altri,
possano o congiunti o separati movimenti ottenere. È anche strano a inten
dersi come l'ottavo cielo, contiguo a Saturno, comunichi a Saturno il suo
moto, ma Saturno non comunichi il suo a Giove, massime che la Luna co
munica il suo al fuoco, se ci sia, e all'aria, nature dalla quinta essenza to
lemaica dissimili e fra sè ancora, e che, di più, propria origine di movi
mento, e diverso dal circolare, ottengono in tale ipotesi. Moversi ancora
l'ottavo Orbe di movimento si tardò, e il settimo contiguo sì veloce, e di
velocissimo il nono; moversi ancora il secondo, il terzo e il quarto di eguale,
non ha del probabile in modo alcuno, come nemmeno che la Luna sia, nella
quarta, nell'imo apside dell'eccentro, e non riluca quattro volte più di quello
che fa, e ancora che si muova nell'epiciclo, e che mostri l'istessa faccia a
noi. Certo che Tolomeo, purchè in qualche maniera alle apparenze dei moti
(questo è suo fine) sodisfaccia, poco della mondana armonia e convenienza
gli cale. Quindi anco vediamo che poco la mal proporzionata proporzione
degli epicicli di Marte e di Venere gli prema, e così anche, ora gli eccentri
e gli epicicli, ora l'epiciclo dell'epiciclo e l'eccentro epiciclo ei prenda nella
gran composizione, senza di tal differenza briga prendersi, in che, come in
altri inconvenienti, ha Tolomeo compagno il Copernico, e massime nel far
movere i pianeti intorno a centri immaginari. ”
quei cerchi, che irregolarmente sopra il suo, e regolarmente sopra gli altri
centri si muovono. Pare ancora che nulla di naturale artifizio abbiano gli
orbi vuoti e di grossezza disuguale, per dove gli eccentri scorrano: oltrechè
troppo il rendere ragione è difficile come, gli uni combaciandosi con gli altri,
possano o congiunti o separati movimenti ottenere. È anche strano a inten
dersi come l'ottavo cielo, contiguo a Saturno, comunichi a Saturno il suo
moto, ma Saturno non comunichi il suo a Giove, massime che la Luna co
munica il suo al fuoco, se ci sia, e all'aria, nature dalla quinta essenza to
lemaica dissimili e fra sè ancora, e che, di più, propria origine di movi
mento, e diverso dal circolare, ottengono in tale ipotesi. Moversi ancora
l'ottavo Orbe di movimento si tardò, e il settimo contiguo sì veloce, e di
velocissimo il nono; moversi ancora il secondo, il terzo e il quarto di eguale,
non ha del probabile in modo alcuno, come nemmeno che la Luna sia, nella
quarta, nell'imo apside dell'eccentro, e non riluca quattro volte più di quello
che fa, e ancora che si muova nell'epiciclo, e che mostri l'istessa faccia a
noi. Certo che Tolomeo, purchè in qualche maniera alle apparenze dei moti
(questo è suo fine) sodisfaccia, poco della mondana armonia e convenienza
gli cale. Quindi anco vediamo che poco la mal proporzionata proporzione
degli epicicli di Marte e di Venere gli prema, e così anche, ora gli eccentri
e gli epicicli, ora l'epiciclo dell'epiciclo e l'eccentro epiciclo ei prenda nella
gran composizione, senza di tal differenza briga prendersi, in che, come in
altri inconvenienti, ha Tolomeo compagno il Copernico, e massime nel far
movere i pianeti intorno a centri immaginari. ”
“ Meglio fece Aristotile a voler che i pianeti si movessero intorno alla
Terra come intorno a proprio centro, ma in tal caso bisogna render qualche
ragione dell'avvicinarsi e discostarsi i Pianeti da esso centro, il che ha ten
tato di fare in altra ipotesi il Keplero. Delle cagioni poi di cotesti moti non
si trova parola appo Tolomeo e il Copernico, ma lasciano di ciò la briga ai
Fisici, i quali per lo più ricorrono alle macchine. ”
Terra come intorno a proprio centro, ma in tal caso bisogna render qualche
ragione dell'avvicinarsi e discostarsi i Pianeti da esso centro, il che ha ten
tato di fare in altra ipotesi il Keplero. Delle cagioni poi di cotesti moti non
si trova parola appo Tolomeo e il Copernico, ma lasciano di ciò la briga ai
Fisici, i quali per lo più ricorrono alle macchine. ”