Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              attraessero secondo la ragion semplice reciproca delle distanze, e quelle non
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              sapendo risolvere nelle loro direzioni tangenziali, d'onde il moto iniziale si
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              veniva a ridurre a una certa proiezione. </s>
              <s>Cosi ebbe anch'egli a giocare di
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              fantasia come il Nardi, ripetendo con lui che il Sole volge in giro intorno a
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              sè il pianeta, spirandogli la forza,
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              ad instar venti alicuius perpetui.
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              (Flo­
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              rentiae 1665, pag. </s>
              <s>61). </s>
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              <s>Ignorata la ragione del moto proiettizio ne'suoi principii, da'quali re­
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              sultava che un mobile attratto a un centro, con forze reciprocamente pro­
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              porzionali ai quadrati delle distanze, descrive intorno a esso centro una curva,
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              che dal circolo via via si trasformerebbe in ellisse, in parabola, in iperbola,
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              secondo che sempre maggiore si facesse la proiezione iniziale; il Borelli si
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              trovò anche un'altra volta a dover imitare le immaginazioni del Nardi. </s>
              <s>E
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              come questi avea fatto ricorso all'azion del Sole, che interrottamente spi­
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              rando i suoi effluvi fa ondeggiare il pianeta, come il vento la chioma di un
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              albero; così il Borelli rassomigliò esso pianeta galleggiante nell'etere a un
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              cilindro galleggiante nell'acqua, che, sommerso una volta più giù di quel che
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              non importi alla sua gravità in specie, ritorna in su reciprocando le sue vi­
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              brazioni di andare e di venire con vicenda, che sarebbe perpetua, se non tro­
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              vasse impedimento nel peso e nella viscosità del liquido, come, secondo che
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              credevasi allora, non ne trovano nel sottilissimo etere i vaganti corpi celesti. </s>
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              Di qui è a concludere che le
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              preparano quelle vie al
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              Newton, che esse stesse trovarono dal Nardi già preparate, e così la luce
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              venuta a illuminare le tenebre del mondo, apparita in Germania, non si di­
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              resse verso l'Inghilterra fortunata, se non che dopo essersi, come da spec­
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              chio, riflessa dall'Italia. </s>
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              <s>Del Viviani sembrerebbe che poco rimanesse a dire, non essendosi in
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              questa lunga Storia della Meccanica toccato quasi argomento, in cui egli non
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              sia entrato, e non v'abbia preso gran parte. </s>
              <s>Un intento unico però, quasi
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              meta de'suoi desideri, abbiamo fin qui scorto nell'opera di lui, qual è di
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              esplicare, di correggere e di promovere i teoremi (non sempre dimostrati,
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              ma talvolta solamente proposti da Galileo) in commentari, da sottoscriversi
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              in note, e in appendici ai dialoghi delle Due Scienze nuove. </s>
              <s>Prelude­
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              vano a questi, chi ben considera, gli altri dialoghi del Mondo, in cui le
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              leggi più generali del moto, richiamate destramente dai conversanti a pro­
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              posito del moto della Terra, si dimostravano con discorsi accomodati all'in­
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              telligenza delle menti volgari. </s>
              <s>Ma se queste ne ritraevano utilità con diletto,
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              ai Filosofi frettolosi di passar dai principii alla conclusione riuscivano quelle
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              lunghe digressioni di tedio, e divagatrici del pensiero: incomode poi torna­
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              vano agli studiosi, i quali avrebbero voluto meglio apprendere così fatte dot­
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              trine da un libro, scritto con la brevità e con l'ordine di un trattato. </s>
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              <s>A tale ufficio desideratissimo attese dunque il Viviani, e con tale inten­
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              zione fu incominciata da lui quella scrittura, che nel Tomo VII, Parte V
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              de'Manoscritti di Galileo, si legge dal foglio 89 al 95, sotto il titolo
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              Varie
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              proprietà del moto dei gravi naturale e violento.
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              Raccoglie quivi e dà or-</s>
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