1progressi, che non può tacer di loro la nostra Storia. Ma prima, convien tratte
nerci alquanto sulle applicazioni di quella esperienza eroniana, che per es
sere stata genitrice dello strumento da misurare il calore, e per essere stata
soggetto di novità spettacolose, si è acquistata perciò, per noi, una parti
colare importanza.
nerci alquanto sulle applicazioni di quella esperienza eroniana, che per es
sere stata genitrice dello strumento da misurare il calore, e per essere stata
soggetto di novità spettacolose, si è acquistata perciò, per noi, una parti
colare importanza.
II.
Nel libro degli Spiritali tradotto, come i nostri lettori sanno, nel 1606,
ma scritto originalmente in latino nel 1601, il Porta descriveva così l'espe
rienza eroniana, con intenzione d'applicarla ad uso diverso sì, ma non punto
meno importante di quello, a cui seppe ingegnosamente applicarla il Santorio:
ma scritto originalmente in latino nel 1601, il Porta descriveva così l'espe
rienza eroniana, con intenzione d'applicarla ad uso diverso sì, ma non punto
meno importante di quello, a cui seppe ingegnosamente applicarla il Santorio:
Figura 4.
un vaso B, piano, pieno d'acqua, il quale vaso sarà pieno
di aria, grosso nella sua consistenza, più o meno, secondo
il luogo e la stagione. Poi accosterete un vaso pieno di
fuoco al corpo del vaso in A, e l'aria, subito riscaldan
dosi, si anderà assottigliando, e fatta più sottile, vuole più
gran luogo, e cercando uscir fuori, verrà fuori dell'acqua,
e si vedrà l'acqua bollire, che è segno che l'aria fugge,
e quanto si andrà più riscaldando, l'acqua più boglierà,
ma, essendo ridotta tenuissima, l'acqua non boglierà più.
All'hora rimovete il vaso del fuoco dal ventre A, e l'aria
rinfrescandosi, s'andrà ingrossando, e vuol minor luogo, e
non havendo come riempir il vano del vaso, perchè ha la
bocca sotto l'acqua, tirerà a sè l'acqua del vaso, e si vedrà
salir l'acqua su con gran furia a riempir tutto il vaso, lasciando vacua quella
parte, dove l'aria stà ridotta già nella sua natura di prima. E se di nuovo
accostarete il fuoco a quella poca aria, attenuandosi di nuovo, calerà giù
tutta l'acqua, e rimovendo il fuoco tornerà a salir l'acqua ” (Napoli 1606,
pag. 77). L'esperienza stessa però, come semplice curiosità spettacolosa, era
stata descritta già dall'Autore nel cap. XXII del secondo fra i Quattro libri
della Magia, e nel cap. I dell'ottavo della Magia stessa in XX libri.
un vaso B, piano, pieno d'acqua, il quale vaso sarà pieno
di aria, grosso nella sua consistenza, più o meno, secondo
il luogo e la stagione. Poi accosterete un vaso pieno di
fuoco al corpo del vaso in A, e l'aria, subito riscaldan
dosi, si anderà assottigliando, e fatta più sottile, vuole più
gran luogo, e cercando uscir fuori, verrà fuori dell'acqua,
e si vedrà l'acqua bollire, che è segno che l'aria fugge,
e quanto si andrà più riscaldando, l'acqua più boglierà,
ma, essendo ridotta tenuissima, l'acqua non boglierà più.
All'hora rimovete il vaso del fuoco dal ventre A, e l'aria
rinfrescandosi, s'andrà ingrossando, e vuol minor luogo, e
non havendo come riempir il vano del vaso, perchè ha la
bocca sotto l'acqua, tirerà a sè l'acqua del vaso, e si vedrà
salir l'acqua su con gran furia a riempir tutto il vaso, lasciando vacua quella
parte, dove l'aria stà ridotta già nella sua natura di prima. E se di nuovo
accostarete il fuoco a quella poca aria, attenuandosi di nuovo, calerà giù
tutta l'acqua, e rimovendo il fuoco tornerà a salir l'acqua ” (Napoli 1606,
pag. 77). L'esperienza stessa però, come semplice curiosità spettacolosa, era
stata descritta già dall'Autore nel cap. XXII del secondo fra i Quattro libri
della Magia, e nel cap. I dell'ottavo della Magia stessa in XX libri.
La gran diffusione, che ebbero queste varie opere del Porta, rese l'espe
rienza eroniana quasi diremmo popolare, e alcuni destramente pensarono di
servirsene a dimostrarla al pubblico, qual'effetto spettacoloso, e per metterla
a prezzo, con Re e con principi, come un segreto de'più preziosamente ge
losi. Giuliano de'Medici scriveva così da Praga a Galileo, nell'Ottobre del
1610: “ Non voglio restar di dirle che qui ci è un Fiammingo, che viene
d'Inghilterra, che pretende avere trovato il moto perpetuo, ed avendone
solo prima dato uno strumento al Re d'Inghilterra, ne ha dato un altro a
rienza eroniana quasi diremmo popolare, e alcuni destramente pensarono di
servirsene a dimostrarla al pubblico, qual'effetto spettacoloso, e per metterla
a prezzo, con Re e con principi, come un segreto de'più preziosamente ge
losi. Giuliano de'Medici scriveva così da Praga a Galileo, nell'Ottobre del
1610: “ Non voglio restar di dirle che qui ci è un Fiammingo, che viene
d'Inghilterra, che pretende avere trovato il moto perpetuo, ed avendone
solo prima dato uno strumento al Re d'Inghilterra, ne ha dato un altro a