Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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291267LIBRO III. poſſiamo di tutte le categorie, avendo ognuna la
natura ſua propria, che non può cangiarſi in quel-
la dell’ altre.
10 non aſpettava, diſſe quivi il Signor
D.
Felice ridendo, chevoi, Sig. Conte, mi ajutaſte per
cotal modo;
ne a queſto fine vi volli io aver com-
pagno nel riferire la dimoſtrazione del Padre Ric-
cati.
Se voi non volete far’ altro, che riferirla, ri-
ſpoſe il Signor Conte, io ſono anche in tempo di
accompagnarvi;
ma a voi non fa meſtieri di com-
pagno.
10 non ſo, diſſe il Signor D. Felice, di che
mi faccia meſtieri;
tante e così varie ſono le diffi-
coltà e le dimande, che queſti Signori mi fanno.
Sebbene che che ſi dicano, a me par pure, che poſ-
ſa e debba concederſi al Padre Riccati, che l’azion
della corda ſia ſempre la ſteſſa, o tiri il globo da.

A in p, o lo tiri da A in r, producendoſi nell’uno
e nell’ altro caſo lo ſteſſo effetto, cioèla ſteſſa ve-
locità nel globo, e la ſteſſa forza.
Se così è, diſſi
io allora, l’ azion dunqne non è la ſteſſa, perchè
l’accorciarſi ſia lo ſteſſo;
è più toſto la ſteſſa, per-
chè produce nel globo la ſteſſa velocità, ovvero la
ſteſſa forza;
donde ſi vede chiaramente che l’ azion
della fune, più toſto che accorciarſi, è produrre nel
globo una qualche velocità, o una qualche forza;

benchè nel produrla ſegua accorciamento.
Sia co-
me vi piace, diſſe allora il Signor D.
Felice, biſo-
gna pure ad ogni modo, che concediate, l’ azion
della corda, qual che la ragione ne ſia, rimaner
ſempre la ſteſſa, o traggaſi il globo da A in p, o
traggaſi da A in r.
Di queſto ancora io dubito

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