Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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293269LIBRO III. meno, ſentendo forſe il nuovo di, che s’ avvicina.
Non, diſſe la Signora Principeſsa; che le barche ſo-
lite muoverſi et uſcire incontro all’ alba, non an-
cor fanno romore, ne ancor s’ ode il canto ma-
rinareſco dei peſcatori.
Avendo così detto la
Signora Principeſsa, io ſtetti alquanto come
penſoſo, poſcia incominciai.
Voi dovrete perdo-
narmi, ſe eſponendovi quello, che pur ora m’ è
nato nell’ animo, vi parrò oſcuro, e poco ordina-
to;
e ſe dirò forſe alcune coſe, che non ſaran ne-
ceſſarie, per timore di non tralaſciar quelle, che
ſono.
10 dico dunque, che una potenza, qualora
nell’ agir ſuo incontra obliquamente alcun’ oſta-
colo, accreſce generalmente la ſua azione, e fa,
per così dir, prova di ſe medeſima;
perciocchè co
mincia toſto a premere ed urtare e ſpinger l’ oſta-
colo, quanto può, per rimoverlo;
ne laſcia tut-
tavia di premere e sforzarſi verſo altra parte;
le
quali due azioni preſe inſieme ſono ſempre mag-
giori di quella prima, che ella facea.
Il che ſi ve-
de chiaramente nella riſoluzione di qualſiſia movi-
mento.
Ma ſenza cercarne altronde l’ eſempio, egli
è coſa notiſſima, e da tutti conceduta, e dal Padre
Riccati ſteſso non negata, che ſe traendoſi il glo-
bo A dalla corda SA verſo S, incontri l’ oſtacolo
del piano AD, egli non ſolamente comincierà a
ſcorrere per lo piano verſo D, ma inſieme comin-
cierà a premere il piano ſteſso, e ſpingerlo con
molta forza;
così che conducendoſi dal centro del
globo le due linee At, Au, quella

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