Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1della prima edizione di Leyda, di cui lo scrittore cita via via la pagina, a
cui si riferiscono quelle stesse postille e lo scrittore è Vincenzio Viviani, di
propria mano.
Tali postille, poche di numero, non sono per verità molto
importanti, e in una, che si riferisce a pag.
70 della citata edizione leidese,
il Viviani stesso scrive queste parole: “ Nel discorso del Salviati potrebbesi
aggiungere la fabbrica delle due palline, e con questa occasione accennare
come l'istrumento per conoscere le mutazioni del caldo e del freddo nel­
l'aria è invenzione del Galileo ”.
Ma perchè Galileo, domandiamo noi, tra­
scurò di far questo cenno, o come mai si mostrò così smemorato da aver
bisogno de'suggerimenti del suo discepolo?
Perchè non colse una così fa­
vorevole occasione di rivendicar la scoperta, egli che tante altre volte, di
tali rivendicazioni anche meno importanti, si mostra così geloso?
Tutti sanno che Galileo non fa menzion del Termometro, dalle Lettere
familiari in fuori, altro che in que'frammenti, i quali, raccolti poi dal Vi­
viani, si pubblicarono sotto il titolo di Pensieri varii. E qui pure suppone
lo strumento già come noto, e piuttosto che attendere con diligente amor
d'inventore a farne la descrizione delle parti componenti, e del modo di
operare e dell'uso, nient'altro fa che ripeter de'fisici le teorie, per render
la ragione del moto dell'acqua dentro il cannello dello strumento.
Il San­
torio invece vedemmo che applicò la sua nuova invenzione, non a soli gli
usi medici ma a ricerche scientifiche di non lieve importanza.
Galileo del
Termometro non si sa ch'ei ne facesse alcun uso.
Anzi, rispondendo a un
problema termico propostogli dal conte Piero de'Bardi (Alb.
XIV, pag. 297-99)
giudica della temperie dell'aria e dell'acqua dalle impressioni fatte sui sensi,
per cui Giuseppe del Papa, e tutti i savii con lui, conclusero che, quando
Galileo fece quella risposta non dovette aver nessuna idea, nè conosciuto nem­
meno dalla lontana, il possibile uso del Termometro.
È questa una tal conclu­
sione, che mette i galileiani in grande imbarazzo, perchè, dicendo ivi l'Autore
che il problema gli fu proposto nella sua villa di Arcetri, cioè dopo il 1633,
come và, si domanda che Galileo mostra d'ignorar quello strumento, che si
vorrebbe dare ad intendere essere stato 37 anni prima da lui stesso inventato?
Molte cose ci si potrebbero qui rispondere è vero. Si potrebbe dir che
nel problema proposto dal Bardi era implicata la teoria del calorico latente
sconosciuta a que'tempi: si potrebbe dir che il Termometro ad aria, a quel
modo che solevasi costruire allora, non era atto ad immergersi ne'liquidi,
per esplorarne la temperatura.
Ma tutte queste risposte non bastano a sodisfar
punto a coloro, i quali seguitano a credere ancora che Galileo non comprese
come quella proposta del Bardi era in sostanza un problema di Termome­
tria.
Ond'è che agli stessi più gelosi di Galileo convien confessare come, a
voler attribuire a lui l'invenzione del Termometro, mancano i documenti,
e come i documenti che in fino a questo presente giorno, son noti, stanno
a provar che la prima invenzion dello strumento e le prime applicazioni di
lui agli usi della scienza, son giustamente dovute al Santorio.
In conferma di che e delle altre cose fin qui discorse, senza entrare

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