Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

Table of figures

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1
La ragione dell'operare dello strumento, insegnata da Galileo al Sagredo,
doveva esser quella degli egnicoli, che presenti ingrossan l'aria di mole,
e assenti la diminuiscono, per cui il calore dilata e il freddo restringe.
E
benchè il discepolo dica che quella ragione non si rende manifesta al senso,
il Maestro nonstante credeva di vederla con gli occhi in quelle bollicelle
di aria, che si sciolgono dal liquido riscaldato, e che egli teneva essere mi­
nime particelle di fuoco.
In ogni modo però, il Sagredo non sapeva rendersi
la ragione di un altro fatto notabilissimo, osservato nel suo strumento, e il
fatto era che il liquido nel cannello vedevasi risalir con più lunghi passi
ne'gradi inferiori, che nei superiori.
Ciò è cosa ora nota che dipende dalla
varia elasticità dell'aria; elasticità della quale a que'tempi, come si vedrà
meglio a suo luogo, non si aveva chiarissima idea.
I miglioramenti poi che dal Fisico veneziano si tentò d'introdurre nello
strumento, consistono principalmente nel diminuire il calibro del tubo e nel
12[Figure 12]
Figura 5.
piegarlo orizzontalmente, affin­
chè nell'ascesa non dovesse tro­
var qualche impedimento nel
suo proprio peso.
Il passo, che nella sopra
citata lettera, appella a questi
perfezionamenti, è dall'Albèri,
non si sa perchè, mutilato, ond'è
che noi crediamo opportuno di
ridurlo qui alla sua integrità,
servendosi dell'autografo, che
si trova inserito nel Tomo IX
della Parte VI dei Manoscritti
di Galileo: “ Quanto alla dif­
ferenza e disugualità dell'ascesa
dell'acqua e del vino (tali sono
le autentiche parole che si leggono in quella scrittura) sebben da principio io
feci una esperienza in tutto simile alla sua, dell'applicazione della cannella più
grossa, ma però senza vino, regolata da un'altra misura equivalente; tuttavia
usai altra maniera, che fu col lasciare attraer nella cannella una determi­
nata quantità di liquore, e levato il vasetto di sotto lasciavo ascendere e
discendere quel liquore; maniera però, che fu da me lasciata in poco tempo,
siccome un'altra che fu il torcere ad angoli retti il capo della cannella verso
la palla, e parimenti dalla parte contraria l'altro capo, sicchè posto a questo
vasetto la cannella restasse a livello in questo modo . . . . . ” (c.
252) che
più scolpitamente si rappresenta da noi nella Fig.
5.
Di qui si pare che le molte squisitezze, studiatesi d'introdur nella fab­
brica del Termometro, furono presto riconosciute inutili dallo stesso Sagredo,
e ciò è manifesto indizio della sua sagacia, specialmente per aver ricono­
sciuto, almeno in pratica, se non in teoria, che verso la forza che ha il

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