Gallaccini, Teofilo, Perigonia, o vero degli angoli, ca. 1590-1598

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              <s>
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              ed uguali e proportionate quindi si può ritrarre che son linee curve; si perché sopra esse si possan formare angoli uguali per la def. aggionta dal Commandino nel 3° di Euclide. </s>
              <s>Si disse che questo riducimento del cerchio all’angolo non è perfetto, riserbandosi la ragione a questo luogo. </s>
              <s>Si ritragga dunque la ragione dalla pratica e dalla teorica di questo problema. </s>
              <s>Che ‘l congiognimento de’ cerchij non è tanto esatto che tolga l’angolo rimanente in fra’ segamenti che si fanno da essi scambievolmente: nella linea, che gli congiogne è talmente diritta e piana, che non habbia qualche incurvamento per natura sua, benchè sia incognoscibile. </s>
              <s>O vero diciamo intendersi il cerchio tutto angolo; perciò che l’angolo è più vicino a diventar cerchio, che a farsi linea retta; come si vede nelle figure di molti lati; che quanto più, che quanto più vi si moltiplicano i lati e gli angoli, tanto più l’angolo si spiana, e finalmente diventa tutto cerchio. </s>
              <s>E queste son tutte le maniere con le quali per me s’è possuto sostentare che ‘l cerchio sia tutto angolo.</s>
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              <s>A che serva l’angolo nell’Universo</s>
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              <s>Cap. 10</s>
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              <s>Nell’Universo non si trova cosa che sia indarno come si ritrahe dal Filosofo. </s>
              <s>Però se l’angolo è cosa reale overo intelligibile, bisogna vedere qual fine habbia. </s>
              <s>Primieramente per ispedirmi più tosto che sia possibile dirò che sì come ‘l cerchio è stato truovato specialmente pel movimento locale circolare (onde avviene che ‘l Cielo sia inclinevole al giramento e la sua inclinatione sia detta da’ Filosofi principio passivo interno e quasi natura) così la figura angolare per la quiete e col mezzo di essa l’angolo anchora; perciochè gli angoli impediscono ‘l movimento continuo; che
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              (sì come dice Pietro da Medina nel 3° cap. del primo lib. dell’Arte del navigare) la propria operatione del Cielo è muoversi continuamente e circolarmente e perciò conviene che habbia la figura accomodata a tal movimento e questa si è la figura ritonda perciochè è privata d’angoli, che sono impedimento al muoversi. </s>
              <s>Oltre acciò non si possano costituir le quattro quarte del Mondo senza gli angoli perciochè o prendansi da’ quattro venti, in quanto son cagionati da quattro Pianeti secondo gli Astrologi, cioè da Giove, dal Sole, da Marte e dalla Luna. </s>
              <s>Onde son detti dalla Luna occidentali da Marte meridionali, dal Sole orientali e da Giove settentrionali: overo si prendano da’ quattro triplicità del Zodiaco, come dall’Ariete, dal Leone, dal Sagittario, tutti di qualità calda e secca, e Segni orientali onde vengono i venti orientali: o dal Toro, dalla Vergine, e dal Capricorno, tutti di qualità fredda e secca e meridionali; onde nascono i venti australi: o da Gemelli, dalla Libbra e dall’Aquario, tutti di qualità calda e humida e occidentali; onde procedono i venti occidentali di maniera che queste son quattro triplicità di Segni, appellate ignea, terrea, aerea, aquea, le quali costituiscono quattro venti, che danno nome a quattro parti e a quattro angoli del Mondo; perciochè come dice l’istesso autore nel 5° cap. la tondezza della terra ha quattro parti, angoli e regioni principali non solamente avvertite da’ Filosofi e dagli Astrologi, ma ancho dalla Sagra Scrittura, come appo San Luca nel 14° cap. e appresso David nel Salmo 106. E queste si nominano e conoscano pe’ quattro venti cardinali, ciò sono Levante, Ponente, Tramontana, Mezzodì. Da’ quali tirate </s>
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