Alberti, Leon Battista, L' architettura

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3026DELLA ARCHITETTVRA fta non tanto loderemo la modeſtia, quãto che noi biaſimeremo ancoralo ſtra-
boccheuole appetito dello edificare.
Biſogna che le membra ſieno modeſte,
&
neceſſarie à quel che tu uuoi fare: Percioche tutta la ragione dello ediſicare,
ſe tu guarderai bene, è nata dalla neceſsità, nutrita dalla cõmodità, abbellita dal
115 l’uſo;
l’ultima coſa, è ſtata il riguar dare alla dilettatione ancora ch’eſſa dilettatio
ne ſempre ſi ſia diſcoſtata da le coſe non moderate.
Sia adunque l’edificio tale
che e’ non ui ſi deſideri piu membra, che ui ſiano, &
quelle che ui ſono, non ſie-
no per conto alcuno da eſſer biaſimate.
Nèio uorrei però che l’edificio fuſſe
per tutto terminato da un medeſimo tirare di linee, ch’e’ paia ch’elleno non ua-
2210 riino in coſa alcuna infra di loro:
Percioche alcune cõ l’eſſere maggiori ne dilet
teranno, &
alcune con l’eſſere minori, & alcune cõ l’eſſere infra queſte medio-
cri.
Adunque piacerãmi che una parte ſia terminata da linee diritte, un’altra
da linee torte, &
un’altra finalmente dalle torte, & dalle diritte inſieme; pur che
tu oſſerui quel ch’io ti ho detto ſpeſſe uolte, cioè che tu non caſchi in quello er-
3315 rore, ch’e’ paia che tu habbi fatto uno monſtro, con ſpalle, ò fianchi diſuguali;
la
uarietà è certo in ogni coſa un condimento di gratia, quando ella congiugne, &

&
mette inſieme, le coſe ugualmente diſcoſto, cõ pari ragione. Ma ſarà certo
coſa brutiſsima ſe elleno ſaranno ſcompagnate &
infra di loro diſuguali: Per-
cioche sì come in unalyra, quando le uoci graui corriſpondono alle acuti, &
le
4420 mezane riſuonano accordate infra tutte queſte, ſi fa della uarietà delle uoci una
ſonora, &
quaſi marauiglioſa unione di proportioni, che grandemẽte diletta, &
&
intrattiene gli animi de gli huomini: Il medeſimo ancora interuiene in
qual ſi uoglia altra coſa, che ne cõmuoua &
diletti gli animi noſtri. Finalmen
te queſte coſe ſi debbono eſſeguire ſecondo che ricerca, o l’uſo, o la commo-
dità, o ueramente una lodata conſuetudine de gli huomini, che ſanno;
Percio-
5525 che, o il repugnare alla conſuetudine toglie il piu delle uolte la gratia, o lo accõ
ſentire arreca guadagno, &
fa bene: concioſia che gli altri approuatiſsimi Archi
tettori, par che habbino con il fatto acconſentito, che queſto ſcompartimento,
o Dorico, o Iouico, o Corinthyo, o Toſcano, ſia piu di tutti gli altri commodiſsi-
mo;
non che quaſi forzati da leggi douiamo accoſtarci a loro, in traſportare in
6630 queſta noſtra opera, i loro diſegni;
ma douiamo sforzarci (ammaeſtrati da loro)
di mettere innanzi nuoue coſe trouate da noi per uedere ſe gli ſi può acquiſtar
pari, o maggiori lodi di loro.
Ma di queſte coſe a lor luoghi piu diſtintamente
parleremo, quando noi andremo eſaminando in che modo ſi debba collocare
una Città, e le membra ſue, &
tutte quelle coſe, che ſono ad uſarſi neceſſarie.
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Delle Colonne, & delle Mura, & delle coſe che alle Colonne ſi aſpettano. Cap. X.
HOra ci reſta a trattare ſommariamente del diſegno delle Mura. Ma io
non uorrei ch’e’ ſi laſciaſſe in dietro in queſto luogo, quel ch’io ho nota-
8840 to appreſſo de gli antichi;
cioè ch’eglino grandemente ſi guardarono di
non tirare neſſuna ultima linea della pianta, talmente diritta, che lunghiſsi-
ma &
ſola non ſuſſe intrapreſa, o da alcuna cõcauità di linee torte, o da alcuno
interſecamento di Angoli;
& è ma nifeſtiſsimo che quei prudentiſsimi

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