305281LIBRO III.
di ogni calcolo, come che a me piacciano, non piace-
ranno al mondo, e non ſaranno ricevute. Io non
voglio già, diſſi, darle alle ſtampe: quantunque.
piacendo a voi (s’ egli è pur vero, che a voi piac-
ciano, e nol dite per gentilezza) pare a me, che.
dovrebbono piacer a tutti. Voi giudicate, diſſe al-
lora il Signor D. Niccola, troppo corteſemente di
me. Ma in verità i matematici de noſtri dì, ſicco-
me voi ſapete, amano grandemente le propoſizio-
ni dei metafiſici, ma vogliono più toſto aſſumerle,
che diſputarne. E come fanno, riſpoſi io, a ſaper,
che ſien vere, ſenza diſputarne? Oh ſi veramente,
riſpoſe il Signor D. Nicola, che lo ſaprebbono, di-
ſputandone. Ma ſe dopo averne diſputato, riſpoſi
io, non poſſon ſapere, ſe quelle propoſizioni ſien
vere, molto meno il ſapranno, ſe non ne diſputa-
no; perchè in ſomma il diſputare di una propo-
ſizione non è altro che cercare, ſe ſia vera, o non
vera. Troppa briga, diſſe allora il Signor D. Ni-
cola, ſi darebbe ai matematici; chi voleſſe, che ol-
tre l’ aſſumere le propoſizioni dei metafiſici anche
le eſaminaſſero. Volendo io quì riſpondere, feceſi
innanzi la Signora Principeſſa, e diſſe: voi per poco
entrereſte in un’ altra diſputa metafiſica; ne laſcie-
reſte, tanto ſiete litigioſi, che il noſtro Signor D.
Felice venir mai poteſſe a quella dimoſtrazione, che
tanto aſpettiamo. Però mettete da parte le ſottigliez-
ze, e concedetegli una volta, che l’ azione della
corda, o tiri il globo da A in r, o lo tiri da A in p,
ſia ſempre la ſteſſa; che è quello, che egli, ſe
ranno al mondo, e non ſaranno ricevute. Io non
voglio già, diſſi, darle alle ſtampe: quantunque.
piacendo a voi (s’ egli è pur vero, che a voi piac-
ciano, e nol dite per gentilezza) pare a me, che.
dovrebbono piacer a tutti. Voi giudicate, diſſe al-
lora il Signor D. Niccola, troppo corteſemente di
me. Ma in verità i matematici de noſtri dì, ſicco-
me voi ſapete, amano grandemente le propoſizio-
ni dei metafiſici, ma vogliono più toſto aſſumerle,
che diſputarne. E come fanno, riſpoſi io, a ſaper,
che ſien vere, ſenza diſputarne? Oh ſi veramente,
riſpoſe il Signor D. Nicola, che lo ſaprebbono, di-
ſputandone. Ma ſe dopo averne diſputato, riſpoſi
io, non poſſon ſapere, ſe quelle propoſizioni ſien
vere, molto meno il ſapranno, ſe non ne diſputa-
no; perchè in ſomma il diſputare di una propo-
ſizione non è altro che cercare, ſe ſia vera, o non
vera. Troppa briga, diſſe allora il Signor D. Ni-
cola, ſi darebbe ai matematici; chi voleſſe, che ol-
tre l’ aſſumere le propoſizioni dei metafiſici anche
le eſaminaſſero. Volendo io quì riſpondere, feceſi
innanzi la Signora Principeſſa, e diſſe: voi per poco
entrereſte in un’ altra diſputa metafiſica; ne laſcie-
reſte, tanto ſiete litigioſi, che il noſtro Signor D.
Felice venir mai poteſſe a quella dimoſtrazione, che
tanto aſpettiamo. Però mettete da parte le ſottigliez-
ze, e concedetegli una volta, che l’ azione della
corda, o tiri il globo da A in r, o lo tiri da A in p,
ſia ſempre la ſteſſa; che è quello, che egli, ſe