Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1sull'aria, intorno alla quale il Pecquet rimane incerto se ella introducasi
per accidentalità dal di fuori, o se vi si trovi in mezzo di già sciolta.
Il Sin­
claro, quindici anni dopo, parla con più sicurtà, asseverando che, d'aria,
l'acqua magna copia scatet. E infatti la dimostrazione sperimentale della
soluzione dell'aria ne'liquidi, fu data dai nostri Accademici del Cimento,
dopo che avea pubblicati i Nuovi esperimenti anatomici il Pecquet, e prima
che apparisse alla luce l'Arte Magna del Sinclaro.
In qualunque modo però, è notabile che, in aguzzar l'ingegno per tro­
var la ragion degli effetti del calore ne'liquidi termometrici, i Filosofi na­
turali di que'tempi intravedessero, per ipotesi, l'esistenza dell'aria annida­
tasi dentro i pori de'corpi anche più continui.
De'Filosofi però pubblicamente
conosciuti nessuno a parer nostro è più acuto di un autore italiano, i con­
cetti del quale son rimasti sepolti e dimenticati ne'suoi Manoscritti.
Niccolò
Aggiunti che, morto nel 1635, non fu in tempo a veder pubblicati i Dialo­
ghi delle Due Nuove Scienze del suo Maestro, ha, per render la ragione di
alcuni effetti molecolari prodotti dall'azion del calore e, per ispiegar le mec­
caniche trazioni sui corpi, teorie singolarissime e, giacchè non son punto
fuori del proposito nostro, degnissime di esser sapute.
Egli dunque, non solo aveva scoperto che il calore dilata un filo liquido,
ma che dilata altresi un filo solido di metallo: “ Cordas e metallo per se
contrahi et diduci, experimento adverteris si cordae pendenti e lacunari,
plumbeum alligaveris acuminatum: etenim subiecto signo, videbis acumen
modo proprius modo longius dimitti vel attolli, prout calor aut frigus impe­
ritaveris ” (MSS Gal.
Dis. T. XVIII, c. 61).
L'esperimento semplicissimo è per la sua stessa novità
16[Figure 16]
Figura 9.
stupendo, ma è bene assai più stupenda la teoria dal suo Au­
tore escogitata, per ispiegarlo.
Una tal teoria non è di quelle,
com'usava a que'tempi, ripescate con gli uncini aristotati­
lici nel cervello di un Penpaletico, ma essa pure è fondata
sopra un altro nuovo e singolarissimo esperimento: “ Hoc
proponimus animadvertendum.
Si fuerit poculus vel syphun­
culus AB (fig.
9) eiusque manubrium EC cui annexum sit
optimum obturamentum E, quod paullulum distet a fundo
CA ori fistulae probe occluso, cum voluerimus manubrium
attrahere, multo maiorem vim nobis obsistentem sentiemus,
quam si recluso fistulae osculo traheretur.
Hanc tamen vim
superabimus, neque enim infinita est.
Pertracto igitur vi ma­
nubrio EC, perveniet tandem ad partes MG.
Aer igitur, qui
antea concludebatur in spatio CB, iam ampliabitur, ac deducetur in maius
spatium CM.
Quia vero haec diductio violenta fuit, violenter, et sic didu­
ctus, manebit.
Quanta autem vis est, qua manubrium retinemus pertractum
ad loca MG, tanta est naturalis propensio atque impetus, quo rediret ad
pristina loca BE.
Quapropter statim atque vim removeris manubrium, illico
celeriter redibit ad partes BE, ut oculatim testatur experimentum ” (ibi).

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