Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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3115PARTE PRIMA.& nova, negli acquedotti ſopra un arco, preſſo la Chieſa di S. Maria in Do-
minica, ora detta della Navicella, e a quella di S.
Gio: e Paolo.
P. CORNELIVS. P. F. DOLABELLA. COS. C. JVNIVS. C. F.
SILANVS. FLAMEN. MARTIAL. EX. S. C.
FACIVNDVM CVRAVERVNT. IDEMQ. PROBAVERVNT.
E molti altri ſimili.
Ma quando le fabbriche non erano approvate, gli edificatori erano obbligati
a rifarle a ſpeſe loro, avendo dato per ſicurtà, conforme al comandamento del-
la Legge i lor beni, ſiccome ſi vede appreſſo Cicerone nella terza delle Verri-
ne.
Ma queſta cautela nei noſtri paeſi non ſi potrebbe avere, eſſendo, ſe non
tutti, almeno la maggior parte, i Muratori foreſtieri, e non accaſati;
onde ſi
poſſono partire a lor voglia, ſiccome ſpeſſo fanno, e non poſſegono alcun be-
ne ſtabile.
Il che ſtando in tal maniera, ſi potrebbero forzare a trovare qual-
che perſona, che prometteſſe per loro.
Oltre di che queſti tali debbon eſſere ri-
gettati, mentre promettono di tirare innanzi il lavoro con poca ſpeſa, per in-
citare, e inanimire altri a fabbricare;
i quali indi a non molto, dato principio,
moſtrano, che alla fabbrica fa biſogno di molto più materia, e molto maggio-
re ſpeſa di quella, che fu propoſta:
onde qualunque padrone della fabbrica,
non piacendogli d’accreſcer la ſpeſa, è forzato a far ceſſare il lavoro, e rima-
nere imperfetto, e non atto a ſervirſene, e la ſpeſa fatta rieſce affatto vana:
o
per neceſſità biſogna, che faccia continuare la fabbrica, perchè la prima ſpeſa
non ſia perduta, e poſſa in parte conſeguire il fine propoſtoſi.
Ma per dare a
conoſcere ormai gli errori commeſſi nella ſcelta dei fabbricatori, porremo fine a
queſte conſiderazioni, e cominceremo ad eſaminargli particolarmente, dicendo,
che almeno ſei ſono le maniere degli Edificatorori, che adoperate nelle fabbriche
ſon cagione d’importantiſſimi, e di molto dannoſi difetti ad ogni ragion di fab-
brica.
Concioſſiachè i fabbricatori, o ſono troppo avidi del guadagno, o poco
affezionati all’ Arte loro, o non curanti della propria riputazione, o non molto
pratichi ne’lavori importanti, e non ordinarj;
o non capaci de’diſegni, e de’
modelli delle fabbriche fatte dagli Architetti;
o che ſieno di propria, e d’oſti-
nata opinione, e non docili, nè obbedienti, ed oſſervatori di quanto ſi dice da-
gli Architetti.
Quando i fabbricatori ſon troppo affezionati al guadagno, allora è grandiſſi-
mo errore il ſervirſene, ed è molto dannoſo;
sì perchè non ſi contentano del
pagamento, che loro ſi dà, che ſempre il vorrebbero maggore, onde è un gran-
diſſimo tormento a chi dà le ſue fabbriche a tali muratori;
sì ancora, perchè
coſtoro non hanno altro fine, che il proprio intereſſe, e il ſolito vantaggio, e
nulla ſi curano di dar buon conto di loro ſteſſi nelle opere, che fanno, non
uſando quella diligenza, che ſi conviene, nè operando come vuole il debito
dell’ Arte loro;
ma con ogni aſtuzia, e con ogni ſottile ed iniqua induſtria, ſi
forzano di finire la loro opera quanto più preſto ſi può, rieſca pure fatta in
qualunque modo, purchè preſto ſia condotta al termine, per trarne il pagamen-
to, e ſi faccia coſtar caro il mal lavoro, e ſi venda con ingiuſto prezzo il bre-
ve tempo, che vi ſi è ſpeſo.
Quando ſon poco affezionati all’ Arte loro, tutto
quello, che fanno, lo fanno ſtrappazzatamente, e con diſpregio, poichè poſ-
pongono al guadagno la buona riputazione dell’ Arte, e di loro ſteſſi, la perfe-
zione dell’opera, e la perpetuità, ſtudiando ſolamente in una certa apparenza
di bontà di lavoro, la quale tanto dura, quanto baſta ad aver tempo di condurre il la-
voro a quel fine, che ſi ſono propoſti, per giungere al pagamento bramato.
Ma dopo
non lungo ſpazio di tempo la fabbrica dà ſegno della malvagità, e della iniqua, e volon-
taria negligenza;
onde la ſpeſa rieſce tutta vana, e biſogna tornar da capo a edifica-
re, e prima guaſtare tutto il mal fatto.
Il che è di ſommo pregiudizio a chi
fabbrica.
E ſe non fanno alcuna ſtima della propria riputazione, e ſono puri,
e abbietti mercenarj, non è da fidarſene punto, perchè poco loro importa l’ope-
rar male, e a danno di chi gli adopera, purchè venga lor fatto di guadagna-
re quanto deſiderano;
e perchè non manchi loro da fabbricare, s’ajutano col

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