Gallaccini, Teofilo, Perigonia, o vero degli angoli, ca. 1590-1598

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              le linee rette che passino pel centro del Mondo, necessariamente tagliano la sua circonferenza ad angoli retti e costituiti in fra quattro altri venti collaterali e congionti con le linee loro formaranno gli angoli della medesima maniera. </s>
              <s>Così nella carta da navigare i 32 venti che stabiliscono altretanti rombi dividono la tondezza del Mondo in tante parti e ne’ tagliamenti costituiscono gli angoli, i quali si possano ancho ritruovar nella sua circonferenza per cagion delle posture destra, sinistra, e alta e bassa, che dal Filosofo sono adattate al Cielo in riguardo della postura dell’huomo, come si può vedere nel lib. del Cielo e del Mondo. </s>
              <s>Là dove la parte destra del Cielo è detta oriente e la sinistra occidente, e l’alta e la bassa i due poli. </s>
              <s>O vero potremo truovar gli angoli per la differenza del movimento, osservando ciò che dice San Tommaso nel 3° della Filosofia Naturale nella particella 54. Nel cielo sono le differenze del movimento; avanti l’emisfero di sopra, dietro l’emisfero di sotto; a destra l’oriente; a sinistra l’occidente; di sopra mezzo giorno; di sotto settentrione. </s>
              <s>E ‘l reflettimento de’ raggi del Sole sopra la terra, formando diversità d’angoli, produce più o men gradi di calore, secondo che con l’angolo si unisce e si disgrega la forza del lor calore; onde nasce ‘l vario temperamento delle stagioni dell’anno. </s>
              <s>Perciochè ‘l ripiegamento de’ raggi è cagione del calore; perciochè molti raggi si riducano in un punto vero, dove per la caldezza unita e rinvigorita il luogo si riscalda e s’abbracia, sì come disse Alberto Magno nel tratt. 3° del 2° del Cielo. </s>
              <s>Nel qual luogo bisogna osservare che i raggi della luce si dirizzano a un vero punto,
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              cioè non sensibile e materiale, ma geometrico; e questo da Alberto si aggiogne per mostrare in quanta acutezza talvolta per virtù degli angoli formati dal percotimento e piegamento de’ raggi del Sole; si raccolga e si ristrenga il calore; che si uniscano in una cosa indivisibile; onde non è maraviglia, che la virtù si multiplichi insieme col calore; onde il luogo venga o caldo overo acceso; che perciò disse Averroè nella parte 72 del 3° del Cielo, che l’acutezza degli angoli è cagion di bruciamento. </s>
              <s>Oltre acciò di tre movimenti locali, che si vedano continuamente nell’universo: il retto e ‘l reflesso non potran formarsi già mai senza ‘l producimento degli angoli. </s>
              <s>Perciochè ‘l movimento delle cose gravi o delle leggiere si fa sempre per linea retta; che mentre le cose gravi si muovano formano una linea che ferisce ‘l piano della terra, ad angoli retti, come si può pruovare con l’autorità di Tolomeo nel 7° cap. del primo dell’Almagesto e se potessero passar la terra la detta linea fermandosi nel centro tagliarebbe ad angoli retti il diametro del Mondo. </s>
              <s>Onde con ragione disse Ammonio sopra Porfirio, che gli angoli retti non si possan tirare altrove, che al centro. </s>
              <s>E mentre le cose lievi si muovano verso ‘l concavo della luna, fanno una linea che divide la circonferenza del convesso della sfera del fuoco e ferisce la concavità di quella della luna ad angoli retti, ed amendue le linee sono perpendicolari solide; perciochè sopra la superficie nella quale cadono formano angoli conseguenti uguali e si formano dentro ‘l corpo sferico. </s>
              <s>Il movimento reflesso, o ripiegato che si dica, necessariamente si fa col producimento degli angoli in quella guisa che farebbe una palla da giocare cadente </s>
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