le linee rette che passino pel centro
del Mondo, necessariamente tagliano la sua circonferenza ad angoli retti e
costituiti in fra quattro altri venti collaterali e congionti con le linee
loro formaranno gli angoli della medesima maniera. </s>
<s>Così nella carta da navigare i 32 venti che stabiliscono altretanti rombi
dividono la tondezza del Mondo in tante parti e ne’ tagliamenti
costituiscono gli angoli, i quali si possano ancho ritruovar nella sua
circonferenza per cagion delle posture destra, sinistra, e alta e bassa, che
dal Filosofo sono adattate al Cielo in riguardo della postura dell’huomo,
come si può vedere nel lib. del Cielo e del Mondo. </s>
<s>Là dove la parte destra del Cielo è detta oriente e la sinistra occidente, e
l’alta e la bassa i due poli. </s>
<s>O vero potremo truovar gli angoli per la differenza del movimento, osservando
ciò che dice San Tommaso nel 3° della Filosofia Naturale nella particella
54. Nel cielo sono le differenze del movimento; avanti l’emisfero di sopra,
dietro l’emisfero di sotto; a destra l’oriente; a sinistra l’occidente; di
sopra mezzo giorno; di sotto settentrione. </s>
<s>E ‘l reflettimento de’ raggi del Sole sopra la terra, formando diversità
d’angoli, produce più o men gradi di calore, secondo che con l’angolo si
unisce e si disgrega la forza del lor calore; onde nasce ‘l vario
temperamento delle stagioni dell’anno. </s>
<s>Perciochè ‘l ripiegamento de’ raggi è cagione del calore; perciochè molti
raggi si riducano in un punto vero, dove per la caldezza unita e rinvigorita
il luogo si riscalda e s’abbracia, sì come disse Alberto Magno nel tratt. 3°
del 2° del Cielo. </s>
<s>Nel qual luogo bisogna osservare che i raggi della luce si dirizzano a un
vero punto,
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cioè non sensibile e materiale, ma geometrico; e
questo da Alberto si aggiogne per mostrare in quanta acutezza talvolta per
virtù degli angoli formati dal percotimento e piegamento de’ raggi del Sole;
si raccolga e si ristrenga il calore; che si uniscano in una cosa
indivisibile; onde non è maraviglia, che la virtù si multiplichi insieme col
calore; onde il luogo venga o caldo overo acceso; che perciò disse Averroè
nella parte 72 del 3° del Cielo, che l’acutezza degli angoli è cagion di
bruciamento. </s>
<s>Oltre acciò di tre movimenti locali, che si vedano continuamente
nell’universo: il retto e ‘l reflesso non potran formarsi già mai senza ‘l
producimento degli angoli. </s>
<s>Perciochè ‘l movimento delle cose gravi o delle leggiere si fa sempre per
linea retta; che mentre le cose gravi si muovano formano una linea che
ferisce ‘l piano della terra, ad angoli retti, come si può pruovare con
l’autorità di Tolomeo nel 7° cap. del primo dell’Almagesto e se potessero
passar la terra la detta linea fermandosi nel centro tagliarebbe ad angoli
retti il diametro del Mondo. </s>
<s>Onde con ragione disse Ammonio sopra Porfirio, che gli angoli retti non si
possan tirare altrove, che al centro. </s>
<s>E mentre le cose lievi si muovano verso ‘l concavo della luna, fanno una
linea che divide la circonferenza del convesso della sfera del fuoco e
ferisce la concavità di quella della luna ad angoli retti, ed amendue le
linee sono perpendicolari solide; perciochè sopra la superficie nella quale
cadono formano angoli conseguenti uguali e si formano dentro ‘l corpo
sferico. </s>
<s>Il movimento reflesso, o ripiegato che si dica, necessariamente si fa col
producimento degli angoli in quella guisa che farebbe una palla da giocare
cadente </s>