Bianconi, Giovanni Lodovico, Due lettere di fisica al signor marchese Scipione Maffei, 1746

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12 IV
13 V
14 VI
15 VII
16 VIII
17 IX
18 X
19 XI
20 XII
21 XIII
22 XIV
23 XV
24 XVI
25 XVII
26 XVIII
27 XIX
28 XX
29 XXI
30 XXII
31 XXIII
32 XXIV
33 XXV
34 XXVI
35 XXVII
36 XXVIII
37 XXIX
38 XXX
39 XXXI
40 XXXII
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31XXIII prendemmo uno di que’diamanti incaſtra-
ti nella eſtremità di una ſottile aſta di
ferro, dei quali ſoglionſi ſervire i vetraj
per tagliare le laſtre di vetro, o di cri-
ſtallo, e queſto deſtramente pel collo nel-
la Caraffa introdotto, lo portammo leg-
geriſſimamente a toccare il fondo.
Non
ebbelo appena toccato, che la Caraffa non
altrimenti che ſe le ſi foſſe laſciato ca-
der dentro una conſiderabile ſcaglia di ſel-
ce o di criſtall@, d’ogn’intorno in mol-
tiſſimi pezzi ſcoppiò e con gran violen-
za ſi ruppe.
Replicoſſi con attenzione l’
eſperienza, e non ſolamente provoſſi col
diamante, ma altresì colla pietra focaja,
col vetro, e con altri corpi che nel ſo-
lito modo dentro delle altre Caraffe s’in-
troduſſero, ed ogniuno colle proprie ma-
ni ſi aſſicurò, che l’ effetto riuſciva co-
ſtantemente e a maraviglia, e che la pic-
cola forza colla quale dovevaſi

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