Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1se egli veramente conoscesse o si fosse dato a speculare la ragione del fatto.
Comunque
sia, tanto lo stesso fatto quanto la ragion fisica di lui, non s'ha
certezza
che fossero osservati e speculati se non alquanti anni dopo, in
que
'primi esercizii sperimentali, a cui dette opera l'Accademia del Cimento.

Si
sa che di que'primi esercizii furono prediletto tema per gli Accademici
le
osservazioni e l'esperienze intorno agli artificiali agghiacciamenti.
Frugati
da
un vivissimo desiderio di scoprir dove mai si ritirasse a nascondersi la
Natura
, in quell'atto che agli occhi dell'osservatore pareva di vedersela in­
nanzi
più ovvia e più manifesta; prepararono alcuni vasi, per empirli d'acqua
o
d'altri liquori, e per vedere ivi dentro la Natura stessa, con qual rito vi
celebrasse
i suoi occulti misteri.
Il primo vaso, di cui si servirono da prin­
cipio
fu una palla di cristallo o ampolla con lungo collo piena d'acqua na­
turale
, e sommersa nel ghiaccio.
Fatto ciò, prosegue a dire il Segretario:
cominciammo ad osservare con puntualissima attenzione tutti i movimenti
dell
'acqua, ponendo mente al suo livello.
Già sapevamo per innanzi, e lo sa
ognuno
, che il freddo da principio opera in tutti i liquori restringimento e
diminuzione
di mole, e di ciò, non solamente n'avevamo la riprova ordi­
naria
dell'acquarzente de'Termometri, ma n'avevamo fatta esperienza nel­
l
'acqua, nell'olio, nell'argento vivo, ed in molti altri fluidi.
Dall'altro canto
sapevamo
ancora che nel passaggio che fa l'acqua dall'esser sem plicemente
fredda
al rimoversi dalla sua fluidità e ricever consistenza e durezza con
l
'agghiacciamento, non solo ritorna alla mole che ell'aveva prima di raf­
freddarsi
, ma trapassa ad una maggiore, mentre se le veggon rompere vasi
di
vetro e di metallo con tanta forza.
Ma qual poi si fosse il periodo di que­
ste
varie alterazioni che in esse opera il freddo, questo non sapevamo an­
cora
, era possibile d'arrivarvi con agghiacciarla dentro a vasi opachi,
come
quei d'argento, d'ottone e d'oro, ne'quali s'era fin allora agghiac­
ciata
: onde, per non mancare di quella notizia, che parea esser l'anima di
tutte
quest'esperienze, ricorremmo al cristallo ed al vetro, sperando per la
trasparenza
delle materie d'aver presto ad assicurarci come la cosa andasse,
mentre
si poteva a ciascun movimento che fosse apparso nell'acqua del collo,
cavar
subito la palla dal ghiaccio, e riconoscer in essa quali alterazioni gli
corrispondessero
.
Ma la verità si è che noi stentammo assai più che non ci
saremmo
mai dati ad intendere, prima di poter rinvenire alcuna cosa di certo
intorno
a'periodi di questi accidenti.
E per dirne più distintamente il suc­
cesso
, è da sapere che nella prima immersione che facevamo della palla,
subito
che ella toccava l'acqua del ghiaccio, s'osservava nell'acqua del collo
un
piccolo sollevamento, ma assai veloce, dopo il quale con moto assai or­
dinato
e di mezzana velocità s'andava ritirando verso la palla, finchè arri­
vata
a un certo grado non proseguiva più oltre a discendere ma si fermava
quivi
per qualche tempo, a giudizio degli occhi affatto priva di movimento.

Poi
a poco a poco si vedea ricominciare a salire (Saggi Natur.
Esp. Fi­
renze
1841, pag.
89, 90).

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