Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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310286DELLA FORZA DE’ CORPI za AD, la qual traeſſe il corpo ſimilmente da A in
r, ſi eſprimerebbe l’ azion ſua ſimilmente col ret-
tangolo di AD et Ar.
Eſſendo dunque i due rettan-
goli di AB et Ap, e di AC et Aq, preſi inſieme,
eguali al rettangolo di AD et Ar, è chiaro, che.
venendo il corpo da A in r, le azioni delle poten-
ze laterali, preſe inſieme, ſono eguali a quella azio-
ne, che la potenza diagonale farebbe da ſe ſola.

Ed eccovi l’ argomento del Padre Riccati, per cui
viene a conſervarſi nella compoſizione del moto
quell’ uguaglianza, che i metafiſici aſpettan ſem-
pre, e richieggon per tutto tra l’ azione e l’ effet-
to.
Ne credo che faccia meſtieri, ch’ io vi moſtri,
come l’argomento ſteſſo ci conduca nell’ opinione
della forza viva;
perciocchè ſe egli è fondato in.
queſto, che l’ azion della corda AS ſia ſempre la.

ſteſſa, o tiri il corpo da A in r, o lo tiri da A in p;

e ſimilmente, che l’ azion della corda AC ſia ſem-
pre la ſteſſa, o tiri il corpo da A in r, o lo tiri da
A in q;
chi non vede, ciò provenire dall’ eſſer l’
azion della corda non altro, che l’ accorciarſi;
on-
de ne ſegue, che, miſurandoſi l’ accorciamento dal-
lo ſpazio, debba miſurarſi dallo ſpazio ancor l’
azione, e però anche dal quadrato della velocità,
perciocchè il quadrato della velocità, movendoſi il
corpo da A in p, ovvero da A in q ſecondo le leg-
gi della gravità, è ſempre allo ſpazio proporziona-
le.
Che ſe l’ azione è proporzionale al quadrato
della velocità, biſognerà bene, che un’ effetto ne
naſca proporzionale allo ſteſſo quadrato, il

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