Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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315291Libro III. ra ſi trae dietro non più la velocità 4, ma altra
più piccola.
Biſogna dunque, che le due forze
vive così convengano e ſi concordin tra loro, che
la ſomma di quelle velocità, che eſſe ſi traggon
dietro, e che per altro dovrebbe eſſer 7, divenga
5.
Quì il Signor D. Serao, interrompendo il Signor
D.
Nicola, ſe Dio m’ ajuti, diſſe, queſta è coſa mol-
to ſcomoda a concepirſi, et io certo per me deſi-
dererei una ſentenza più agevole.
E veggo bene o-
ra, perchè il Signor D.
Felice non ha mai voluto
concedere, che contraendoſi, et accorciandoſi la cor-
da SA, l’ effetto di eſſa ſia la velocità prodotta nel
corpo A:
poichè nel noſtro caſo eſſendo diſeguali
le velocità, che il corpo acquiſta traendoſi dall’
iſteſſa corda in r, o in p, ſarebbono diſuguali gl’ ef-
fetti, e però diſeguali ancor le azioni;
e troppo a-
vea biſogno il Padre Riccati dell’ uguaglianza del-
le azioni per teſſere quella ſua dimoſtrazione.
E
per queſto anche, diſſi io allora, s’ è egli oſtinato
a volere, che accorciandoſi la corda AS, l’ azion
ſua ſia lo ſteſſo accorciarſi;
per poter poi, eſſendo
eguale nell’ uno e nell’ altro caſo l’ accorciamento,
ſoſtenere, che foſſe eguale ancor l’ azione.
Vedete
anche un’ altra malizia;
che non ha mai voluto
conſentirmi, che il premere ſia agire, e che delle
preſſioni debba averſi veruna conſiderazione;
per-
chè certo l’ argomento del Padre Riccati ſarebbe a
cattiva condizione, ſe oltre le azioni, con cui le
potenze traggono il corpo da A in r, doveſſero
conſiderarſi ancor le preſſioni, per cui ſi

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