Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

Table of figures

< >
[Figure 311]
[Figure 312]
[Figure 313]
[Figure 314]
[Figure 315]
[Figure 316]
[Figure 317]
[Figure 318]
[Figure 319]
[Figure 320]
[Figure 321]
[Figure 322]
[Figure 323]
[Figure 324]
[Figure 325]
[Figure 326]
[Figure 327]
[Figure 328]
[Figure 329]
[Figure 330]
[Figure 331]
[Figure 332]
[Figure 333]
[Figure 334]
[Figure 335]
[Figure 336]
[Figure 337]
[Figure 338]
[Figure 339]
[Figure 340]
< >
page |< < of 3504 > >|
1“ Averei però avuto caro che ella avesse veduto a Firenze quelle molte pro­
posizioni, che io allora abbozzai su questo proposito, ma è bene che ella an­
cora abbia avuto la parte del gusto nell'incontrare una delle ragioni di
quella conclusione che è verissima ”.
Tali parole son testualmente trascritte dal Viviani in una lettera al Ri­
naldini, nella quale spassionandosi coll'amico, prosegue così a dire contro
il Borelli: “ Risposta in vero che ha stomacato me non solo, ma ciascun
altro a cui l'ho partecipata, riconoscendovisi manifestissimo il dolore di non
aver mai incontrata tal dimostrazione, e la grandissima volontà di appro­
priarsi questa, che per altro io averei stimato bagattella, ma che ora stimo
qualcosa, in vedendo che quelli, che in ricchezza si reputano superiori al
Re di Spagna, procurano con artifizii spogliarne altri di quella poca di sup­
pellettile, che è toccata per sorte a chi si riconosce o si credeva poveris­
simo.... Che se tal conclusione egli l'aveva dimostrata, perchè non dirla
almeno al signor Principe, al quale egli aveva fatto il discorso prima che
ad altri?
discorso di que'tanti cunei di fuoco penetranti et cet. et cet.? Ba­
sta, non è poco arrivare a conoscere la natura degli uomini.
V. S. tenga
però in sè, perchè non intendo venire a rottura aperta, sebbene a san­
gue caldo non so quello che io me gli abbia risposto ” (MSS. Gal.
Dis.
T. CXLII, c.
40).
Vennero pur troppo i due grandi nostri Fisici a rottura, e anzi a fiera
rottura aperta, quando si fecero insieme la concorrenza in tradurre e divi­
nare i Conici di Apollonio di Perga.
E benchè la storia sopra narrata sveli
i principii occulti di quella rottura, che seguì non senza recar gravi danni
ai progressi delle scienze sperimentali in Italia, non vuol nulladimeno diva­
gar l'attenzione dal nostro tema, a cui ritorniam per concludere essere stati
i nostri Italiani che primi costruirono e usarono i Termometri ad aria e a
liquido, e che, scoprendo la proprietà de'solidi di dilatarsi al calore, apri­
ron la via e dettero il modo alla costruzion de'Pirometri e di simili altri
strumenti termici.
Benchè sia tutto ciò chiaramente dimostrato dai fatti storici, che noi
abbiamo sopra narrati, non si dee però per amor del vero tacere che se i
Termometri, specialmente a liquido, ebbero in Italia il loro principio, ritro­
varono appresso gli stranieri i loro ultimi perfezionamenti.
Uno di questi
perfezionamenti, e de'più importanti, fu senza dubbio quello di contrasse­
gnare il cannello dello strumento e distinguerlo in gradi.
Una graduazione,
come vedemmo, l'aveva pure anche il primo Termometro santoriano, ma
non sappiamo però quali fossero i due punti fissi, intra i quali si determi­
navano dall'inventore i limiti degli accessi e dei recessi.
Dai testi sopra al­
legati nient'altro si può comprendere se non che que'due punti fissi, nel
Termomatro del Santorio, erano affatto arbitrarii, come pure arbitrarii erano
quelli fissati dal Sagredo, che, per uniformarsi al circolo, ne divideva lo spa­
zio compreso sul cannello in 360 gradi.
Gli Accademici del Cimento fecero nel determinare i punti estremi della

Text layer

  • Dictionary
  • Places

Text normalization

  • Original
  • Regularized
  • Normalized

Search


  • Exact
  • All forms
  • Fulltext index
  • Morphological index