Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              mise per entro alla ingente mole di manoscritti che rimangono a testificare
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              della attività dei discepoli di Galileo e di quella dell'Accademia del Cimento,
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              risultarono in tanta copia cose nuove, anzi nemmeno sospettate: e quei
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              sommi, la cui luce era in certo qual modo ecclissata dal risplendere del­
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              l'astro maggiore, apparvero a lui in tutta la effettiva loro grandezza, do­
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              veva egli serbare anco rispetto ad essi un pò di quel
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              rationabile obseqium
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              non sempre a proposito adoperato rispetto a Galileo. </s>
              <s>Ma questi documenti
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              gli mancarono per fondarvi gli entusiastici giudizi ch'egli formula sul Sarpi;
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              imperocchè al nostro autore, di documenti così sottile ed acuto indagatore,
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              non può essere sfuggito che questi, nello stretto senso della parola, gli fa­
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              cevano difetto per giudicare l'opera scientifica del celebre Consultore della
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              Serenissima, e che le relazioni postume d'altri, anzi le stesse sue dichiara­
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              zioni, vanno accolte col benefizio dell'inventario, imperocchè un ben me­
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              schino concetto del Sarpi scienziato ci faremmo noi, se, come egli afferma,
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              dovessimo credere che parlasse o scrivesse delle scoperte annunziate dal
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              Sidereus Nuncius
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              senza cùrarsi di leggerlo! Del rimanente, troppo era im­
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              merso il Sarpi negli affari di Stato, sicchè gli rimanesse il tempo neces­
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              sario a tener dietro al potentissimo impulso che allora appunto ricevevano
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              le scienze matematiche e naturali: e riconosciamo volentieri, che la mente
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              potentissima potè suggerirgli idee e concetti originali ed innovatori, i quali
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              però, essendo monchi per difficoltà di gestazione, rimasero per la maggior
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              parte infecondi. </s>
              <s>Di qui, adunque, al fare del Sarpi l'institutore della prima
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              accademia sperimentale che sia stata in Italia, il precursore del Gilbert, l'i­
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              spiratore di Galileo, come pretenderebbe il nostro, ci corre e di molto. </s>
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              <s>E, discendendo a cose più minute, ci pare di poter osservare che tal­
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              volta (benchè assai di rado) gli sia accaduto di non attingere proprio alle
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              fonti prime, come, per modo di esempio, nella istoria dei metodi primi di
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              osservazione delle macchie solari, ed ancora là dove con qualche inesattezza
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              accenna alle esperienze del Keplero per determinare la ragione dell'angolo
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              d'incidenza all'angolo di rifrazione di un raggio di luce che dall'aria passa
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              nel vetro; ed in genere anche in qualche altro argomento di ottica, nella
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              quale l'Autore ci sembra essere meno profondo in confronto di altri argo­
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              <s>E ciò che avvertiamo rispetto alle fonti, ripeteremmo volontieri per
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              certi apprezzamenti. </s>
              <s>Cosl, sempre per modo di esempio, della regolare suc­
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              cessione delle fasi di Venere, come modo per determinare il periodo della
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              sua rotazione, ci sembra ch'egli parli con qualche leggerezza; così ancora
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              egli vorrà concederci che, quantunqe lo neghi, possano molto più propria­
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              mente dirsi microscopi quelle palline di vetro, colle quali tutti ricordiamo
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              quale pure egli vorrebbe vedere, tra un pozzo ed un cannocchiale. </s>
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              <s>Queste poche, fra molte altre osservazioni di simil genere, le quali
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              pure potrebbero farsi, abbiamo voluto notare, poichè a quelle della prima
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              categoria egli potrà facilmente ovviare con una più frequente e regolare ci­
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              tazione delle fonti, e fors'anche con una più accurata critica di esse, ed a </s>
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