Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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323299LIBRO III. be fingerſi, la quale accorciandoſi eſercitaſſe un’
azicne proporzionale allo ſpazio;
e traeſſe il corpo
con un moto accelerato, ſiccome è quello dei gra-
vi;
le quali coſe tolte via, è tolta via ancor la vo-
ſtra ragione.
Che direm noi, che i meccanici trova-
no la compoſizione non ſolamente nei moti, ma
anche nelle preſſioni, da cui non ſegue moto niu-
no?
perciocchè come di due movimenti ne com-
pongono uno, così anche, et all’ iſteſſo modo,
compongono una preſſione di due;
ne è coſa, che
inſegnino intorno alla compoſizione, et alla riſo-
luzione dei movimenti, la qual non vogliano che
s’ intenda egualmente anche nelle preſſioni.
Ora in
queſte preſſioni, che non hanno moto niuno, qual
luogo avranno le funi elaſtiche?
quale gliaccorcia-
menti?
quale le potenze moltiplicate per lo ſpazio?
quale le accelerazioni? e queſte coſe ſono i fon-
damenti della ragion voſtra.
Ne ſo quanto poſſa,
valere al Padre Riccati il dire, che i moti equabili,
e le preſſioni non ſono azioni;
e perô non dovere
averſi di loro conſiderazione alcuna.
Imperocchè
ſe non ſono azioni, e tuttavia ſi fa in loro la com-
poſizione, come ſe foſſero;
par bene, chele ragio-
ni, e i modi, onde eſſa compoſizione ſi fa, debba-
no per tutt’ altro ſpiegarſi, che per l’ azione.
E ſo-
no anche ſopra ciò da aſcoltarſi i metaſiſici, i quali
quando inſegnano, che l’ effetto dee corriſponder
ſempre all’ azione, tal ſignificato attribuiſcono
a queſta voce azione, che vogliono abbracciar
con eſſo, e comprendere non ſolamente le

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