Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1l'arco GD, saranno sempre dieci vibrazioni e non più il che potrà ser­
vire per numerare le vibrazioni senz'averle a contare a una a una ” (ivi,
T. X, 201).
25[Figure 25]
Figura 17.
Sia che Galileo avesse notata o
no questa singolarità de'pendoli pro­
postagli a considerar dal Renieri, ebbe
forse di qui occasione a speculare un
modo e a immaginare un congegno
per levare il tedio di contar le vibra­
zioni, d'onde poi dedurne con facilità
la misura dei tempi trascorsi.
È perciò
che tornando nel Giugno del 1637,
tre mesi dopo la lettera scrittagli dal
Renieri, a trattar con Lorenzo Realio
del negozio delle Longitudini, gli pro­
pone, per la più facile ed esatta riso­
luzion del problema, uno strumento
misuratore del tempo da lui perfe­
zionato e reso di più comodo uso.

Dop'avere infatti discorso delle pro­
prietà meccaniche de'pendoli, così di
lunghezza invariabile come di differenti lunghezze di fili, “ Da questo verissimo
e stabile principio (egli tosto soggiunge) traggo io la struttura del mio Misura­
tore del tempo, servendomi non d'un peso pendente da un filo, ma d'un pen­
dolo di materia solida e grave, qual sarebbe ottone o rame; il qual pendulo
fo in forma di settore di cerchio di dodici o quindici gradi, il cui semidia­
metro sia due o tre palmi, e quanto maggiore sarà, con tanto minor tedio
se gli potrà assistere.
Questo tal settore fo più grosso nel semidiametro di
mezzo avendolo assottigliato verso i lati estremi, dove fo che termini in una
linea assai tagliente, per evitare quanto si possa l'impedimento dell'aria,
che sola lo va ritardando.
Questo è perforato nel centro, pel quale passa un
ferretto in forma di quelli sopra i quali si voltano le stadere; il qual fer­
retto, terminando nella parte di sotto in un angolo, e posando sopra due so­
stegni di bronzo, acciò meno consumino, pel lungo muovergli, il settore;
rimosso esso settore per molti gradi dallo stato perpendicolare quando sia
bene bilicato, prima che fermi, anderà reciprocando di qua e di là numero
grandissimo di vibrazioni, le quali, per potere andare continuando secondo
il bisogno, converrà che chi gli assiste, gli dia a tempo un impulso ga­
gliardo, riducendolo alle vibrazioni ample.
E fatta, per una volta tanto, con
pazienza, la numerazione delle vibrazioni che si fanno in un giorno naturale,
misurato colla rivoluzione di una stella fissa, s'averà il numero delle vibra­
zioni d'un'ora, d'un minuto, o d'altra minima parte ” (ivi, T. VII, 169, 70).
Squisiti son senza dubbio questi perfezionamenti introdotti da Galileo
nella costruzione dello strumento, e con tanta accortezza soccorre a rimuo-

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