333309LIBRO III.
do poi a quelle coſe, che la natura ci ha voluto
naſcondere, non vi recano eſſi l’ oſcurità, ma ve la
laſciano; e in queſto ſteſſo non ſon meno utili.
Perchè ſe dalle coſe, che chiaramente intendiamo,
paſſiamo con l’ animo alla grandezza di quel Dio,
che le contiene e le fa, (nel che è poſto il maggior
frutto, che trar ſi poſſa da noſtri ſtudj) quanto
più dalle coſe, che non intendiamo? le quali quan-
to più ſon lontane dalla noſtra ragione, e ſuperio-
ri ad ogni umano intelletto, tanto più moſtrano l’
imperſcrutabil ſapienza, e la potenza infinita di
quel principio, da cui ſi partono. O metafiſica
lume dell’ intelletto, ſcorta della ragione, divina
e celeſtial maeſtra di tutte le coſe: per te ſcopron
le ſcienze i lor principj, per te ſi dirigono le a-
zioni e gli ufficj degli uomini, per te ſi apprendo-
no i coſtumi e le leggi. Tu innalzi gli animi uma-
ni a quella altezza, a cui ſenza te giungere non
potrebbono; e traendoli ſoavemente con la forza
ineſplicabile della tua chiariſſima luce, fai lor co-
noſcere il primo vero; e ſe gli laſci traſcorrer tal-
volta nella oſcurità, e nelle tenebre, fra quelle te-
nebre iſteſſe moſtri loro un’ incerto lume, che pur
gli guida a felicità. E quando mai ſaranno gli uo-
mini degni di conoſcerti? Beato colui, che te ſe-
guendo può ſollevarſi ſopra le coſe terrene, e ve-
nir teco a parte delle celeſti. Sarei io degno di tan-
to dono? Qui la Signora Principeſſa, ſcuotetelo,
diſſe, che egli va in eſtaſi. Che è ciò, diſſi io
allora, che voi dite? E’ parea proprio,
naſcondere, non vi recano eſſi l’ oſcurità, ma ve la
laſciano; e in queſto ſteſſo non ſon meno utili.
Perchè ſe dalle coſe, che chiaramente intendiamo,
paſſiamo con l’ animo alla grandezza di quel Dio,
che le contiene e le fa, (nel che è poſto il maggior
frutto, che trar ſi poſſa da noſtri ſtudj) quanto
più dalle coſe, che non intendiamo? le quali quan-
to più ſon lontane dalla noſtra ragione, e ſuperio-
ri ad ogni umano intelletto, tanto più moſtrano l’
imperſcrutabil ſapienza, e la potenza infinita di
quel principio, da cui ſi partono. O metafiſica
lume dell’ intelletto, ſcorta della ragione, divina
e celeſtial maeſtra di tutte le coſe: per te ſcopron
le ſcienze i lor principj, per te ſi dirigono le a-
zioni e gli ufficj degli uomini, per te ſi apprendo-
no i coſtumi e le leggi. Tu innalzi gli animi uma-
ni a quella altezza, a cui ſenza te giungere non
potrebbono; e traendoli ſoavemente con la forza
ineſplicabile della tua chiariſſima luce, fai lor co-
noſcere il primo vero; e ſe gli laſci traſcorrer tal-
volta nella oſcurità, e nelle tenebre, fra quelle te-
nebre iſteſſe moſtri loro un’ incerto lume, che pur
gli guida a felicità. E quando mai ſaranno gli uo-
mini degni di conoſcerti? Beato colui, che te ſe-
guendo può ſollevarſi ſopra le coſe terrene, e ve-
nir teco a parte delle celeſti. Sarei io degno di tan-
to dono? Qui la Signora Principeſſa, ſcuotetelo,
diſſe, che egli va in eſtaſi. Che è ciò, diſſi io
allora, che voi dite? E’ parea proprio,