Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1dolo in archi di cicloide, e allora sarebbe tolta ai costruttori degli Orologi
ogni sollecitudine di far sì che quelle stesse vibrazioni vadano più ristrette
che sia possibile, e non sarebbe negli usi nautici alterata la regolarità del
moto da'sussulti della nave, perchè, divarichi pure il pendolo quanto si
vuole, si manterranno in ogni modo isocrone le sue corse e ricorse.
Come segno ultimo perciò a cui tendere, nel perfezionamento degli Oro­
logi, specialmente nautici, all'insigne inventore paravasi innanzi la Cicloide.

Ma in che modo farne l'applicazione?
La difficoltà era tale che a superarla
si ricercava l'esplorazione e la scoperta di un nuovo campo geometrico.
E
l'Huyghens attese veramente a questa esplorazione e fece questa scoperta,
29[Figure 29]
Figura 21.
venendogli giusto l'occasione di farla da quel pen­
dolo conico, di che si parlava più sopra.
Udimmo come infino dal 1656 avesse pensato
d'applicare all'Orologio questa nuova maniera di
pendolo, e soggiunge anzi nel luogo citato che ne
furon veramente costruiti alquanti di così fatti Oro­
logi con felice successo.
Pure l'applicazione del
pendolo conico presentava qualche difficoltà mag­
giore di quella del pendolo piano.
Il filo non si
poteva applicare al prolungamento dell'asse della
ruota regolatrice, ma conveniva sospenderlo a un
braccio infisso in quel medesimo asse.
Conveniva
inoltre di dare allo stesso filo un'appoggiatura, che
gli facesse insieme da falsaredine.
Così veramente
ideò ed eseguì il sagace Inventore: “ Axis DH
(fig.
21) ad horizontem erectus intelligendus est,
ac super polis duobus mobilis.
Huic ad A affixa
est lamina, latitudine aliqua praedita, curvamque
secundum lineam AB .... Pondus illi affixum F.

Dum axis DH in sese vertitur, filum BGF in rectam
lineam extensum, sphaerulam F una circumducit, ita ut circulos horizonti
parallelos percurrat qui maiores minoresve erunt, prout maiori aut minori
vi axis DH ab rotis Horologii in tympanidium K agentibus, incitabitur ”
(ibi, pag.
186).
Lo studio della forza che fa descrivere alla palla tanto più ampii cer­
chi, quanto la vertigine dell'asse è più concitata, fece sì che l'Huyghens
riuscisse a formulare i XIII Teoremi De vi centrifuga, e dalla lamina AB,
sulla quale s'appoggia il filo, scaturì la teoria delle Evolute.
È facile infatti
vedere che la figura del conoide, sulla superficie del quale s'aggira sem­
pre nell'alzarsi e nell'abbassarsi la palla, dipende dalla curvatura di quella
lamina.
Or ecco il primo problema, che occorse di risolvere in questo pro­
posito al gran Geometra olandese: Perchè sempre i tempi de'circuiti si
mantengano uguali, di che figura dee essere il conoide, sulla superficie del
quale, ne'suoi giri or più alti or più bassi si mantiene la palla?
O altrimenti:

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