1nostro Toscano quello altresì d'averlo in qualche modo eseguito o poco prima
o contemporaneamente all'Hugenio, benchè non se ne fosse saputo preva
lere per sua sventura. Ma perchè tuttociò non si asserisca che sulle parole
di Vincenzio Viviani e di Leopoldo de'Medici, negando fede alle quali si ver
rebbe necessariamente a negar fede alla nostra Storia, che si potrebb'egli
dire della veracità di que'due uomini?
o contemporaneamente all'Hugenio, benchè non se ne fosse saputo preva
lere per sua sventura. Ma perchè tuttociò non si asserisca che sulle parole
di Vincenzio Viviani e di Leopoldo de'Medici, negando fede alle quali si ver
rebbe necessariamente a negar fede alla nostra Storia, che si potrebb'egli
dire della veracità di que'due uomini?
E quanto al Viviani non può negarsi che quando narra i fatti della
prima vita scientifica di Galileo, non si mostri spesso male informato e che
non si lasci talvolta trasportar da uno zelo soverchio d'esaltar la gloria del
venerato maestro. Questa stessa storia del pendolo ne porgerà in seguito di
ciò molti esempii, ma intanto basti richiamar l'attenzione de'nostri lettori
su quel che egli dice della scoperta galileiana della lunghezza de'pendoli in
proporzion duplicata dei tempi. Dice che Galileo giunse a una tale scoperta
guidato dalla Geometria e dalla sua Nuova Scienza del moto (Alb. XIV, 443).
Eppure è un fatto che Galileo scoperse quella legge senza geometria e senza
scienza del moto, per semplice esperienza. Tanto poi era al Viviani questo
fatto ben noto, che nelle postille autografe all'edizione di Leyda, crede d'es
sere egli stato il primo a dar alla legge sperimentale di Galileo fondamenti
stabili di Geometria e di Scienza del moto. Ma quando il Viviani narra con
tutte le particolarità fatti de'quali fu spettatore e attore nella sua convivenza
d'Arcetri, parrebbe un negar fede all'umana natura, e perciò a ogni parte
di Storia, il negar fede alla parola di lui.
prima vita scientifica di Galileo, non si mostri spesso male informato e che
non si lasci talvolta trasportar da uno zelo soverchio d'esaltar la gloria del
venerato maestro. Questa stessa storia del pendolo ne porgerà in seguito di
ciò molti esempii, ma intanto basti richiamar l'attenzione de'nostri lettori
su quel che egli dice della scoperta galileiana della lunghezza de'pendoli in
proporzion duplicata dei tempi. Dice che Galileo giunse a una tale scoperta
guidato dalla Geometria e dalla sua Nuova Scienza del moto (Alb. XIV, 443).
Eppure è un fatto che Galileo scoperse quella legge senza geometria e senza
scienza del moto, per semplice esperienza. Tanto poi era al Viviani questo
fatto ben noto, che nelle postille autografe all'edizione di Leyda, crede d'es
sere egli stato il primo a dar alla legge sperimentale di Galileo fondamenti
stabili di Geometria e di Scienza del moto. Ma quando il Viviani narra con
tutte le particolarità fatti de'quali fu spettatore e attore nella sua convivenza
d'Arcetri, parrebbe un negar fede all'umana natura, e perciò a ogni parte
di Storia, il negar fede alla parola di lui.
La dignità poi e l'integrità di Leopoldo de'Medici lascia anche meno
a dubitare de'suoi asserti. Poichè noi dunque, sulla fede del Principe, ac
cettiamo per vero che un Toscano avesse costruito un'orologio a pendolo
in quello stesso tempo e forse un po'prima che in Olanda pensasse a co
struirlo l'Hugenio, rimane d'investigar qual fosse il nome di lui e la ma
niera di quella costruzione.
a dubitare de'suoi asserti. Poichè noi dunque, sulla fede del Principe, ac
cettiamo per vero che un Toscano avesse costruito un'orologio a pendolo
in quello stesso tempo e forse un po'prima che in Olanda pensasse a co
struirlo l'Hugenio, rimane d'investigar qual fosse il nome di lui e la ma
niera di quella costruzione.
VI.
Collazionando le lettere del Principe Leopoldo scritte il dì 20 Aprile e
22 Maggio 1659 al Bullialdo e da noi riferite più sopra, con la Storia del
ritrovamento del pendolo scritta dal Viviani pochi mesi dopo, s'ha in que
sta una dichiarazione importante degli studii fatti intorno alla applicazione
del pendolo e delle persone che v'esercitarono l'ingegno, di che in quelle
non si fa che un semplice accenno. Si ha infatti che Filippo Treffler chia
mato da Augusta a Firenze per servire in qualità di torniaio il Granduca,
fabbricò in quel tempo quella galante macchinetta nella quale s'incarnava
il concetto rivelato nella Lettera di Galileo a Lorenzo Realio; s'ha che Fran
cesco Generini presentò allo stesso Granduca un modello in ferro, nel quale
era unito al pendolo il contrappeso, in modo simile a quello che 14 anni
22 Maggio 1659 al Bullialdo e da noi riferite più sopra, con la Storia del
ritrovamento del pendolo scritta dal Viviani pochi mesi dopo, s'ha in que
sta una dichiarazione importante degli studii fatti intorno alla applicazione
del pendolo e delle persone che v'esercitarono l'ingegno, di che in quelle
non si fa che un semplice accenno. Si ha infatti che Filippo Treffler chia
mato da Augusta a Firenze per servire in qualità di torniaio il Granduca,
fabbricò in quel tempo quella galante macchinetta nella quale s'incarnava
il concetto rivelato nella Lettera di Galileo a Lorenzo Realio; s'ha che Fran
cesco Generini presentò allo stesso Granduca un modello in ferro, nel quale
era unito al pendolo il contrappeso, in modo simile a quello che 14 anni