Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1avanti immaginò Galileo, benchè con diversa e molto ingegnosa applicazione;
s'ha che lo stesso Filippo adattò l'invenzione a un oriuolo da camera per
S. A. e che ridusse a questa foggia di oriuoli a pendolo quello pubblico
sulla piazza de'Pitti.
Che sia dunque Francesco Generini quel Virtuoso di cui parla nelle due
lettere sopra citate il Principe Leopoldo?
A chi volesse dire così, non
avremmo per verità argomenti da mostrar la falsità del suo detto, ma par
nonostante assai più probabile che il Principe stesso intendesse di un altro,
che il Viviani ivi per modestia si tace o per altra più complicata ragione.

Potrebb'essere insomma che l'Automato inventato in Toscana e da Leo­
poldo de'Medici messo a concorso con quello costruito in Olanda, fosse quello
che vedesi nelle Tavole de'Saggi di Naturali Esperienze costruito da Fi­
lippo Treffler sul disegno avutone dal Viviani.
A render questa nostra congettura in qualche modo probabile soccorre
prima di tutto il fatto che fra il 1656 e il 57 lo stesso Viviani, aiutato ta­
lora dal Borelli e dal Rinaldini, attendeva a far esperienze sopra la velocità
del suono e della luce (MSS. Cim.
T. X, c. 181), per le quali si richiede­
vano misuratori squisiti de'minimi tempi.
Or chi non direbbe che un tal
Cronometro descritto o diciam meglio disegnato nel Libro de'Saggi non
fosse proprio inventato a quest'uso?
E chi potrebbe negare che a Vincen­
zio Viviani, il quale ebbe mano alla costruzione dell'Orologio di Galileo in­
siem col figliuolo di lui, non cadesse in mente di rendere automatiche le
vibrazioni del pendolo, aosì difficilmente osservabili coll'occhio, per via della
macchinetta di cui s'è di sopra indagato il disegno, a costruir la quale aveva
l'opera del Treffler artefice in orologeria così famoso?
Tutto questo sembra a noi e sembrerà altresì probabile ai nostri let­
tori, ma ora annunziamo non più come probabilità, ma come cosa certa
l'essersi applicato lo stesso Viviani a descrivere il modo per trovar grafi­
camente le lunghezze varie che occorre di dare ai pendoli, secondo si vuol
che l'indice sulla mostra segni ora una, ora un'altra minima misura dei
tempi trascorsi.
In una nota autografa infatti, dop'aver matematicamente
dimostrato che le lunghezze dei pendoli hanno ragion duplicata dei tempi,
così per modo di corollario soggiunge il Viviani:
“ Questa sì bella proprietà mi somministrò la fabbrica di uno stru­
mento assai facile, per aggiustar con esso speditamente la lunghezza di un
pendolo con quella di un altro (i tempi delle lor vibrazioni abbiano qua­
lunque proporzione) sfuggendo per tal via il tedio di far prove e riprove
con diverse lunghezze di fili, e di replicar le numerazioni delle loro dondo­
late, finchè si avrà a tentoni, a trovar quella che dia la divisione del tempo
cercata.
“ Pongasi aversi nota la lunghezza del filo AB (fig. 24) di quel pendolo,
che in ciascuna sua vibrazione scempia di sola andata o ritorno, consumi il
tempo di un minuto secondo.
Dipoi, dentro l'angolo retto CDL di un telaio
rettangolo CDLF di legno o di metallo, sostenuto dal piede E, si adatti e

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