Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1per costruzione DE:DF=DF:DG=DG:DH=DH:DI=DI:DL, fra
la
serie delle quali equazioni si noti particolarmente la DE:DG=DG:DI,
d
'onde DG2/DE=DI. Ora, per l'identica DE2:DG2=DE2/DE:DG2/DE, sarà
DE2
:DG2=DE:DI, e perciò V AC:V.DE=DG.DE:DF.DI.E per­
chè
, per la stessa imperata costruzione, DE:DI=DF:DL; dunque in ul­
timo
V.AC:V.DE=DG.DF=DF.DL=DG:DL=AC:DL. Al
qual
punto ridottosi il calcolo, non rimane a far altro che a invocare il
Lemma
matematico, premesso alla VII di questo, per concluder l'intento
così
, come lo conclude propriamente il Viviani con queste parole: “ Ma per­
chè
le quattro DG, DH, DI, DL son continue proporzionali, il quadrato DG,
ovvero
AC, al DL, starà come il cubo DG al cubo DI, per il mio Lemma,
o
come il cubo DE al cubo DG, o come il cubo BD al BA.
Adunque i punti
1122[Figure 1122]
Sembrava perciò che fosse per formularsi la pro­
posizione
: Scala velocitatis in cono, dum esinanitur,
est
hyperbola, in qua quadrata ordinatarum sunt ut
cubi
abscissarum reciproce, ma pure piacque al Vi­
viani
di metterla piuttosto sotto quest'altra forma:
PROPOSITIO XXVII. In cono ABC (fig. 223)
velocitas superioris superficiei AB aquae descendentis,
et
per forum C in fundo exeuntis, ad velocitatem
ciusdem
superficiei in DE, est ut FC, media inter
altitudines
HC, GC, ad tertiam proportionalem CI
continuam
post CG, CH (ivi, fol.
44).

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