1del circolo ED; credeva il Cartesio che, anch'essendo BG più stretto di AE,
verserebbero ambedue i tubi dalle loro bocche uguali quantità d'acqua, nei
1127[Figure 1127]
verserebbero ambedue i tubi dalle loro bocche uguali quantità d'acqua, nei
1127[Figure 1127]
Figura 228.
medesimi tempi. “ Si tubi AE, BG inter parallelas
AC, DG positi sint, aut inter corum aperturas, seu
bases aequales et similes, etiamsi si longior sit
breviori angustior, credo illos parem aquae quan
titatem emissuros ” (ibid., pag. 166). Nè del creder
così poteva d'altronde essergli venuto il motivo,
che dall'essersi finalmente persuaso non dipendere
le quantità dalle altezze e dal tempo, ma dalle
sezioni, e dalle velocità, che sono manifestamente uguali, essendo, così nel
tubo retto come nell'inclinato, scese l'acque per uguali spazi perpendicolari.
medesimi tempi. “ Si tubi AE, BG inter parallelas
AC, DG positi sint, aut inter corum aperturas, seu
bases aequales et similes, etiamsi si longior sit
breviori angustior, credo illos parem aquae quan
titatem emissuros ” (ibid., pag. 166). Nè del creder
così poteva d'altronde essergli venuto il motivo,
che dall'essersi finalmente persuaso non dipendere
le quantità dalle altezze e dal tempo, ma dalle
sezioni, e dalle velocità, che sono manifestamente uguali, essendo, così nel
tubo retto come nell'inclinato, scese l'acque per uguali spazi perpendicolari.
In ogni modo la certezza di queste verità idrometriche non apparisce,
che dopo qualche tempo, in una, che è delle ultime epistole raccolte in que
sta seconda parte. Quivi, ammettendo il Cartesio che le gocciole scendano
realmente dalla sommità del tubo, rappresentato nella figura 227, e giunte
in B, con l'accelerazione della discesa, si rivolgano orizontalmente per la
CL; dimostra che le CD, CF son curve paraboliche, “ quemadmodum optime
observavit Galileius ” (ivi, pag. 392). Ma il più bello argomento, da provare
che, dopo tanti penosi errori, la mente del Cartesio erasi finalmente riposata
nel vero, è una osservazione, nella quale poi s'incontrò il Borelli. Se in
fondo al vaso AB (fig. 229), mantenuto costantemente pieno fino al livello
1128[Figure 1128]
che dopo qualche tempo, in una, che è delle ultime epistole raccolte in que
sta seconda parte. Quivi, ammettendo il Cartesio che le gocciole scendano
realmente dalla sommità del tubo, rappresentato nella figura 227, e giunte
in B, con l'accelerazione della discesa, si rivolgano orizontalmente per la
CL; dimostra che le CD, CF son curve paraboliche, “ quemadmodum optime
observavit Galileius ” (ivi, pag. 392). Ma il più bello argomento, da provare
che, dopo tanti penosi errori, la mente del Cartesio erasi finalmente riposata
nel vero, è una osservazione, nella quale poi s'incontrò il Borelli. Se in
fondo al vaso AB (fig. 229), mantenuto costantemente pieno fino al livello
1128[Figure 1128]
Figura 229.
AC, siano applicati due tubi DF, FG, d'ugual diametro,
ma di differente lunghezza, i due cilindri d'acqua escono
dalle bocche E, G con velocità proporzionali alle radici
delle altezze EH, GI, cosicchè le quantità d'acqua, rac
colte qua e là nel medesimo tempo, corrispondono ai teo
remi, che il Mersenno traduceva nella sua Idraulica dal
trattato del Castelli, e dalle speculazioni del Torricelli.
“ Deinde etiam adverto cylindros ex aqua, aut ex alia
que vis materia, primo quo incipiunt descendere mo
mento, co celerius moveri, quo longiores sunt, idque in ratione longitudinum
subduplicata ” (ibid., pag. 392).
AC, siano applicati due tubi DF, FG, d'ugual diametro,
ma di differente lunghezza, i due cilindri d'acqua escono
dalle bocche E, G con velocità proporzionali alle radici
delle altezze EH, GI, cosicchè le quantità d'acqua, rac
colte qua e là nel medesimo tempo, corrispondono ai teo
remi, che il Mersenno traduceva nella sua Idraulica dal
trattato del Castelli, e dalle speculazioni del Torricelli.
“ Deinde etiam adverto cylindros ex aqua, aut ex alia
que vis materia, primo quo incipiunt descendere mo
mento, co celerius moveri, quo longiores sunt, idque in ratione longitudinum
subduplicata ” (ibid., pag. 392).
A questo punto non vogliamo proseguire la storia, senza fare un'osser
vazione. Ci tornano alla memoria coloro, che intesero di togliere o di me
nomare i meriti del Castelli, dicendolo un plagiario, un restauratore della
scienza di Frontino e del Buteone. Ora è certo che, mentre la letteratura
romana era a Italiani e a Francesi comune, i Francesi avevano il Buteone
per loro connazionale, e nonostante s'è, per l'esempio del Mersenno e del
Cartesio, veduto come nel 1644, quando fra noi era da sedici anni divulgato
il libro della Misura delle acque correnti, là s'ignorassero dell'Idrometria i
primi principii.
vazione. Ci tornano alla memoria coloro, che intesero di togliere o di me
nomare i meriti del Castelli, dicendolo un plagiario, un restauratore della
scienza di Frontino e del Buteone. Ora è certo che, mentre la letteratura
romana era a Italiani e a Francesi comune, i Francesi avevano il Buteone
per loro connazionale, e nonostante s'è, per l'esempio del Mersenno e del
Cartesio, veduto come nel 1644, quando fra noi era da sedici anni divulgato
il libro della Misura delle acque correnti, là s'ignorassero dell'Idrometria i
primi principii.
S'osservi inoltre che quasi connazionale ai Francesi era lo Stevino, e
nonostante aspettarono, a riconoscere le pressioni idostatiche, che il Pascal
nonostante aspettarono, a riconoscere le pressioni idostatiche, che il Pascal