1mai parla il disegno di quella macchinetta, che nella Tavola de'Saggi si
vede impressa allato del sopra descritto Cronometro. Quella macchinetta fu
pensata e fu pensato di appender la palla a due fili che le facessero di fal
saredine, perchè l'ordinario pendolo a un sol filo, in quella sua libertà
di vagare (qualunque ne sia la cagione) insensibilmente va traviando dalla
prima sua gita, e verso il fine, secondo ch'ei s'avvicina alla quiete, il
suo movimento non è più per un arco verticale, ma par fatto per una
spirale ovata, in cui più non posson distinguersi nè noverarsi le vibra
zioni. (Firenze 1841, pag. 20).
vede impressa allato del sopra descritto Cronometro. Quella macchinetta fu
pensata e fu pensato di appender la palla a due fili che le facessero di fal
saredine, perchè l'ordinario pendolo a un sol filo, in quella sua libertà
di vagare (qualunque ne sia la cagione) insensibilmente va traviando dalla
prima sua gita, e verso il fine, secondo ch'ei s'avvicina alla quiete, il
suo movimento non è più per un arco verticale, ma par fatto per una
spirale ovata, in cui più non posson distinguersi nè noverarsi le vibra
zioni. (Firenze 1841, pag. 20).
Ma che ci sarebb'egli stato bisogno di quel macchinamento? vien, leg
gendo, in mente a ciascuno: quell'effetto si poteva ottener con naturale fa
cilità, sospendendo le palle non a fili flessibili, ma a rigide verghe di metallo.
Ora, quel che viene in mente a ciascuno non è credibile che non venisse
in mente ai nostri Accademici, e perciò, se non usarono di appendere il
peso a una verga metallica, dovevano averne qualche buona ragione. La ra
gione poi era questa: che, avendo la verga rigida qualche peso sensibile
rispetto al peso della palla, la regola di computar la lunghezza giusta del
pendolo non era più quella assegnata di sopra, per cui conveniva cercarne
altra con certezza di ragion matematica. Nè di trovarla per verità era fa
cile presentandosi alquanto complicato il problema de'centri di oscillazione.
gendo, in mente a ciascuno: quell'effetto si poteva ottener con naturale fa
cilità, sospendendo le palle non a fili flessibili, ma a rigide verghe di metallo.
Ora, quel che viene in mente a ciascuno non è credibile che non venisse
in mente ai nostri Accademici, e perciò, se non usarono di appendere il
peso a una verga metallica, dovevano averne qualche buona ragione. La ra
gione poi era questa: che, avendo la verga rigida qualche peso sensibile
rispetto al peso della palla, la regola di computar la lunghezza giusta del
pendolo non era più quella assegnata di sopra, per cui conveniva cercarne
altra con certezza di ragion matematica. Nè di trovarla per verità era fa
cile presentandosi alquanto complicato il problema de'centri di oscillazione.
Pure, quando il Viviani inventò e il Treffler costruì il Cronometro, biso
gnava sospendere il filo a una verga metallica e non sì gracile, avendo ella a
resistere agli urti de'pironi e ai contraccolpi delle ruote. E da un'altra parte,
se precisa bisognava mai computar la lunghezza de'pendoli, qui proprio era
il caso, dipendendo da quella stessa precisione tutta l'utilità e il peculiare
uso del nuovo misuratore delle più sminuzzate minuzie del tempo. Condi
zione inevitabile alla fabbrica di questo strumento era la ricerca del centro
oscillatorio, e il Viviani fece questa ricerca e riuscì e trovar la regola pra
tica “ per conoscer qual punto del pendolo sia quello dal quale si regola
il moto ” (MSS. Cim. T. X, c. 48).
gnava sospendere il filo a una verga metallica e non sì gracile, avendo ella a
resistere agli urti de'pironi e ai contraccolpi delle ruote. E da un'altra parte,
se precisa bisognava mai computar la lunghezza de'pendoli, qui proprio era
il caso, dipendendo da quella stessa precisione tutta l'utilità e il peculiare
uso del nuovo misuratore delle più sminuzzate minuzie del tempo. Condi
zione inevitabile alla fabbrica di questo strumento era la ricerca del centro
oscillatorio, e il Viviani fece questa ricerca e riuscì e trovar la regola pra
tica “ per conoscer qual punto del pendolo sia quello dal quale si regola
il moto ” (MSS. Cim. T. X, c. 48).
Nella ricerca del centro di oscillazione de'pendoli l'elegante ingegno del
Viviani, che si compiaceva di sparger di qualche fiore le aride vie della Ma
tematica, s'abbattè a inventare il gioco di quelle figurine che si soglion
rappresentare in molti Trattati di Fisica come grazioso esempio dell'equili
brio stabile dei pesi. Correvano quelle figurine a fare spettacolo di sè per
tutta l'Italia, e il padre Giuseppe Ferroni così da Bologna scriveva in pro
posito allo stesso Viviani: “ Ho visto in casa del marchese Cospi una sta
tuetta di legno di un maestro, la quale tenendo in mano un'asta rigida con
due contrappesi, ed avendo nel piede una punta ferrata di trottola, posata
su un candeliere di legno, su quello si gira facendo molti ondeggiamenti,
come se volesse cadere, ma pur sempre si mantiene in piedi. Io pensai a que
sto equilibrio.... So questa invenzione esser venuta di Firenze, onde la stimo
parto dell'ingegno di V. S. Illustrissima ” (MSS. Gal. Disc. T. CXLVI, c. 281).
Viviani, che si compiaceva di sparger di qualche fiore le aride vie della Ma
tematica, s'abbattè a inventare il gioco di quelle figurine che si soglion
rappresentare in molti Trattati di Fisica come grazioso esempio dell'equili
brio stabile dei pesi. Correvano quelle figurine a fare spettacolo di sè per
tutta l'Italia, e il padre Giuseppe Ferroni così da Bologna scriveva in pro
posito allo stesso Viviani: “ Ho visto in casa del marchese Cospi una sta
tuetta di legno di un maestro, la quale tenendo in mano un'asta rigida con
due contrappesi, ed avendo nel piede una punta ferrata di trottola, posata
su un candeliere di legno, su quello si gira facendo molti ondeggiamenti,
come se volesse cadere, ma pur sempre si mantiene in piedi. Io pensai a que
sto equilibrio.... So questa invenzione esser venuta di Firenze, onde la stimo
parto dell'ingegno di V. S. Illustrissima ” (MSS. Gal. Disc. T. CXLVI, c. 281).