Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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Il Borelli, dop'aver, nel capitolo XI De motionibus natur., illustrata in
modi nuovi la legge delle velocità proporzionali alle radici delle altezze, men­
tre si consideri l'acqua scorrere per i tubi; trattandosi poi dei fiumi ritè­
neva anch'egli per verissima la proposizione seconda del secondo libro idro­
metrico del Castelli.
Il documento di ciò ce lo esibisce la storia delle correzioni
da farsi alla dimostrazion della detta proposizione.
E perchè in essa storia
si comprendono, insieme col Borelli, i più valenti Idraulici italiani di quei
tempi, non vogliamo lasciar di narrarla ne'suoi particolari, sembrandoci che
in tanta varietà d'ingegni non si possa meglio che di qui far apparire la
concorde unità delle opinioni.
III.
La radicale riforma, che veniva a subir l'opera della Misura delle acque
correnti dopo la nuova istituzione idrodinamica, vedemmo come fosse sen­
tita e consentita dal Castelli stesso ne'colloqui, e negli epistolari commerci
col Torricelli.
Si disse, in sull'ultimo del precedente capitolo, altresì il modo
come si pensava particolarmente d'introdur nel libro la detta riforma, asse­
gnando alle acque fluenti dai piccoli fori dei vasi altra legge, che a quelle
correnti per i canali e per gli alvei dei fiumi, secondo che, dietro esperienze
diligentemente istituite in ambedue i casi, pareva consigliar la Natura stessa
alla scienza dell'uomo.
Ma gli stami, così bene orditi dal Castelli, furono
nell'Aprile del 1643 recisi dalla morte, cosicchè il manoscritto originale del
secondo libro Delle acque correnti si rimase in Roma, nella cella del mona­
stero di S. Callisto, non variato di nulla dalla copia dedicata al neonato prin­
cipe di Toscana, e consegnata come si disse nelle mani del principe Leopoldo.
Il Torricelli allora sentì nel pio animo il dovere di ricambiare il be­
nefizio.
E come il Castelli avevagli promesso di onorare col nome e con le
opere di lui il suo libro della Misura delle acque correnti, così ora egli pro­
poneva di ornare il suo trattato De motu aquarum col nome e con l'opere
del Castelli.
L'idrometria di questo, che nell'aspetto presente discordava, si
doveva conciliar con l'Idrodinamica nuova, e la bellezza e la perfezion del­
l'opera, che ne sarebbe di qui resultata, si può facilmente immaginar da
ognuno, che ripensi all'ingegno del Torricelli, e allo zelo di mantenere inte­
merata dagli attacchi degli emuli la reputazione del suo caro maestro.
Ma
tutto intento com'era allora alle opere sue geometriche, aspettava, a metter
mano al nuovo libro del Moto delle acque, di aver dato quelle stesse opere
alle stampe.
Intanto a Michelangiolo Ricci era aperta dai monaci la cella, dov'era
morto colui, che l'aveva amato e onorato tanto, e gli erano presentate le
opere postume perchè l'esaminasse, e specialmente il secondo libro della
Misura delle acque.
Concorse allora col desiderio di quei padri il suo vivis-

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