Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1simo di pubblicare il manoscritto, de'pregi del quale era assai bastante ca­
parra il nome dell'Autore.
E mentre era in trattare di ciò col tipografo, ne
dette avviso a Firenze al Torricelli, il quale volle avvertirlo di quel ch'era
passato fra sè e il padre don Benedetto, a proposito di alcune correzioni da
farsi al libro di lui, e come, lasciandolo uscir fuori a quel modo, potrebbe
dare occasion di censure agli emuli, e di calunnie agli invidiosi, specialmente
stranieri: per cui, speditosi appena il suo, avrebbe dato mano a pubblicare
il libro del Castelli.
Inteso ciò, rispondeva il Ricci così da Roma, in una
lettera del dì 12 Settembre 1643:
“ Fu mio pensiero il procurar la luce della stampa delle opere di don
Benedetto, avendomi ciò persuaso quella gratitudine, che io sempre ho detto
a V. S. aver nell'animo mio altamente fisse le sue radici.
Sono troppo grandi
le obbligazioni, che io debbo alla memoria immortale di quel Padre, che con
affetti di non ordinaria umanità sempre mi ha ricevuto ed onorato e amato.

Ma poichè le cose passano nel modo che ella mi dice, ed il pubblicar le sue
scritture potrebbe fomentare in altrui qualche livido affetto di malignità, non
tirerò più avanti il negoziato, ma distornerò quel poco trattato, che ordito
avevo co'monaci e con il libraio, e attenda pure frattanto V. S. a sollecitare
il suo libro, perchè possa poi affaticare a pubblica utilità, e ridurre in netto
quest'opera di don Benedetto ” (MSS. Gal.
Disc., T. XLII, fol. 9).
Il libro a cui qui s'accenna, contenente le due parti delle Opere geo­
metriche, era da qualche mese venuto in Firenze alla luce, e in questo tempo
un tipografo s'era profferto ai monaci di S.
Callisto di pubblicare le opere
postume del loro padre abate, a sue spese.
Onde il Ricci avendo, l'ultimo
giorno dell'anno 1644, occasione di scrivere al Torricelli, lo pregava così a
voler mantener le fatte promesse, prendendosi egli la cura dell'edizione:
“ Un monaco di S. Callisto, che tien cura delle scritture postume del padre
abate Castelli, prega V. S. a volergli far grazia del proprio parere intorno
la seconda parte delle Acque correnti, perchè si trova un libraro che la
stamperebbe a sue spese, e li padri non vedono volentieri sepolte le gloriose
fatiche del buon vecchio.
Quando ancora V. S. si trovasse in istato di porvi
mano, e perfezionarle, credo che i padri se ne reputerebbero favoriti ” (ivi,
fol.
71).
Il perfezionamento però, quale s'intendeva dare allo scritto altrui dallo
squisito gusto del Torricelli, non era faccenda nè così lieve, nè così pronta.

La mano voleva esser rimessa, non sopra il secondo libro solamente, ma e
sopra il primo, in cui si poneva per legge fondamentale dei flussi laterali
dai vasi le velocità proporzionali alle semplici altezze.
In che modo si po­
tesse a questa sostituire la legge idrodinamica nuovamente scoperta, e dalle
esperienze approvata, senza che perciò venisse a offendersene il magistero
del Castelli, per varii anni oramai, e con tanta autorità pubblicamente eser­
citato; era quel che metteva in gran pensiero il Torricelli, e mentre pas­
sava, nel tacito meditar, da un proposito a un altro, lo venne inaspettata­
mente a coglier la morte.
Distratto il Ricci dagli onori della dignità cardi-

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