1pensato intorno alle ragioni dell'equilibrio, per cui il Viviani glie ne espone
la teoria in relazione ai centri oscillatorii concludendogli che “ il pendolo
composto di asta rigida, farebbe quegli ondeggiamenti che la macchina am
mirata ” (ivi, c. 282). La teoria poi dell'equilibrio stabile, nelle figure on
deggianti, il Viviani stesso la lasciò scritta così in una sua nota: “ Tutto
il segreto dentro la figuretta ondeggiante col bilico senza mai cadere, ben
chè ella non sia collegata col sostegno, ma solamente ci posi colla punta,
sta che il centro di gravità del composto si trova sempre sotto il punto del
sostegno ” (ivi, T. CXLIII, c. 64).
la teoria in relazione ai centri oscillatorii concludendogli che “ il pendolo
composto di asta rigida, farebbe quegli ondeggiamenti che la macchina am
mirata ” (ivi, c. 282). La teoria poi dell'equilibrio stabile, nelle figure on
deggianti, il Viviani stesso la lasciò scritta così in una sua nota: “ Tutto
il segreto dentro la figuretta ondeggiante col bilico senza mai cadere, ben
chè ella non sia collegata col sostegno, ma solamente ci posi colla punta,
sta che il centro di gravità del composto si trova sempre sotto il punto del
sostegno ” (ivi, T. CXLIII, c. 64).
L'Huyghens non s'incontrò nelle sue ricerche in così fatte eleganze,
ma molto più largamente e altamente del Viviani sollevò l'ala del poten
tissimo ingegno a quelle nuove e difficili speculazioni. Il problema del
centro di oscillazione fu proposto dal Mersenno all'Huyghens, quand'era
giovanetto. Il Cartesio e il Fabry lo risolsero ne'più facili casi, e senza di
mostrazione, ma quello stesso giovanetto divenuto già adulto, ne propose
teorie condotte su principii matematici, e le trovò riscontrare con gli spe
rimenti. L'occasione di ciò, così a lui come al Viviani, gli fu porta dal
l'Orologio. In quelli della prima fabbrica, a computar la lunghezza de'pen
doli e a variarla secondo i bisogni, seguì la regola de'nostri Accademici,
facendo più sottile che fosse possibile la verga, e più pesante la palla, la
quale si poteva alzare o abbassare per mezzo di una vite. Ma negli orologi
della seconda fabbrica, ossia ne'cicloidali, cercando sempre nuove squisi
tezze, alla palla sostituì la lente, la quale credè bene di mantener fissa in
quella posizione che la rendesse più atta a fender l'aria, e a incontrar perciò
in lei minore la resistenza. Mobile a vite e infilato nell'asta lasciò un pic
colo peso, che doveva servire, ora alzandolo ora abbassandolo, a regolare il
tempo dell'Orologio. Ma a saper con certezza di scienza quanto questo moto
di ascesa e discesa importasse nell'abbreviare o allungare la misura prefi
nita al moto del pendolo, occorreva la ricerca del centro d'oscillazione, per
cui il pendolo composto si poteva ridurre alla vera lunghezza del pendolo
semplice, o pendolo matematico. Così fatte ricerche furono dall'Huyghens
instituite ed esposte nella IV Parte del suo Orologio Oscillatorio, dove alla
proposizione XXIII, insegna il modo di risolvere praticamente l'importante
problema.
ma molto più largamente e altamente del Viviani sollevò l'ala del poten
tissimo ingegno a quelle nuove e difficili speculazioni. Il problema del
centro di oscillazione fu proposto dal Mersenno all'Huyghens, quand'era
giovanetto. Il Cartesio e il Fabry lo risolsero ne'più facili casi, e senza di
mostrazione, ma quello stesso giovanetto divenuto già adulto, ne propose
teorie condotte su principii matematici, e le trovò riscontrare con gli spe
rimenti. L'occasione di ciò, così a lui come al Viviani, gli fu porta dal
l'Orologio. In quelli della prima fabbrica, a computar la lunghezza de'pen
doli e a variarla secondo i bisogni, seguì la regola de'nostri Accademici,
facendo più sottile che fosse possibile la verga, e più pesante la palla, la
quale si poteva alzare o abbassare per mezzo di una vite. Ma negli orologi
della seconda fabbrica, ossia ne'cicloidali, cercando sempre nuove squisi
tezze, alla palla sostituì la lente, la quale credè bene di mantener fissa in
quella posizione che la rendesse più atta a fender l'aria, e a incontrar perciò
in lei minore la resistenza. Mobile a vite e infilato nell'asta lasciò un pic
colo peso, che doveva servire, ora alzandolo ora abbassandolo, a regolare il
tempo dell'Orologio. Ma a saper con certezza di scienza quanto questo moto
di ascesa e discesa importasse nell'abbreviare o allungare la misura prefi
nita al moto del pendolo, occorreva la ricerca del centro d'oscillazione, per
cui il pendolo composto si poteva ridurre alla vera lunghezza del pendolo
semplice, o pendolo matematico. Così fatte ricerche furono dall'Huyghens
instituite ed esposte nella IV Parte del suo Orologio Oscillatorio, dove alla
proposizione XXIII, insegna il modo di risolvere praticamente l'importante
problema.
VII.
A questo punto si conclude la somma della Storia così controversa, che
concerne l'applicazione del pendolo agli Orologi, nella quale tanta parte
ebbe, com'abbiamo veduto, il nostro Viviani. Egli, piuttosto che Galileo, e
l'Huyghens si può dire che sieno i due competitori. Ma pure è cosa nota
bilissima che il Discepolo di Galileo dopo varie vicende passate non si fosse
concerne l'applicazione del pendolo agli Orologi, nella quale tanta parte
ebbe, com'abbiamo veduto, il nostro Viviani. Egli, piuttosto che Galileo, e
l'Huyghens si può dire che sieno i due competitori. Ma pure è cosa nota
bilissima che il Discepolo di Galileo dopo varie vicende passate non si fosse