Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1punto rimosso da quelle sue prime persuasioni, in cui la verità storica ri­
man così spesso sopraffatta dai pregiudizii.
E chi, fra'tanti esempii che se
ne potrebbero addurre, non riconosce la passione che ha tolto oramai l'equi­
librio e fatto prevaler dalla sua parte il giudizio, in quelle parole che gli
scrive Matteo Campani, a proposito della pubblicazione di un certo capitolo
in cui trattavasi dell'Orologio a pendolo?
“ Mi permisi bensì che Ella, per
gloria di Galileo, avesse avuto a caro la pubblicazione di esso, mentre non si
fa menzione nessuna del signor Huyghens ” MSS. Gal.
Disc. T. CXLV, c. 150).
Che nel 1682 poi, dopo tante private e pubbliche controversie, il Vi­
viani fosse rimasto in quelle stesse persuasioni in cui egli era prima che
desse mano a scriver la Storia del ritrovamento del pendolo, si par da ciò
che scrisse, e che aveva in animo di pubblicare come Prefazione alla Tavola
espansa perpetua, ad uso della Toscana per l'osservanza delle ore ne'pre­
cetti ecclesiastici, e che si trova inserita, da carte 67-86, nel Tomo CXXXVIII
manoscritto dei Discepoli di Galileo; Tavola che doveva servir di comple­
mento a quell'altra Tavola dell'ore, del levar del sole, mezzo giorno, mezza
notte ecc., stampata per cura dello stesso Viviani in Firenze, nella stampe­
ria granducale, nel 1660 e di cui, inserita nel Tomo manoscritto ora citato,
si trova una copia.
In quell'abbozzo di Prefazione dunque gettato giù dalla
penna nel 1682 il Calcolator della Tavola espansa così scriveva:
“ E qui in tale occasione sia permesso far noto ciò che, non essendo
forse così comune, sarà gradito il sapere, ed è che questo Oriuolo pubblico,
trovandosi venti anni sono, per la sua antichità avere scapitato molto della
sua perfezione, e facendo perciò col suo sregolato batter dell'ore anticipare
o posticipare quelle operazioni, che gli abitanti si presumevano di far tutte
ben regolate; il medesimo Serenissimo Gran Duca Ferdinando, conoscendo
l'importanza di rimediarvi in servizio e comodo, non tanto de'secolari che
degli ecclesiastici, non solamente lo fece fabbricar di nuovo, senza riguardo
a spesa alcuna, ma perchè e'fosse più esatto vi fece anche adattare, in luogo
dell'usato tempo, quell'altro nominato il pendolo, d'invenzione ammiranda
del suo incomparabil Filosofo e Matematico Galileo Galilei, intorno al quale,
son già passati cento anni, perchè fu nel 1582, esso Galileo, nel trovarsi
studente a Pisa, con la sua veramente lincea accortezza in riflettere a tutti
gli effetti, benchè minimi della Natura, osservò un giorno, in una lampada
di quel Duomo stata poco prima lasciata in moto, un'assai precisa ugualità
de'passaggi delle sue andate e tornate tanto larghe per archi grandi, quanto
strette per piccolissimi, del qual Misuratore di tempo, da allora in poi, egli
si valse prima per conoscere la variazione delle frequenze del polso, e di
poi in servizio delle osservazioni astronomiche, bisognose della divisione
de'brevi tempi in parti uguali minutissime, quali le somministra il pendolo
che sia d'assai corto filo; e nel 1610, avendo il medesimo Galileo col suo
nuovo Occhiale, oltre agli innumerabili soli non più veduti da esso scoperti
in cielo, prima di ogni altro, ritrovato ancora le quattro Lune vaganti in­
torno al corpo di Giove, le quali, ad onore dell'Augusta prosapia del G. D. Co-

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