Bianconi, Giovanni Lodovico, Due lettere di fisica al signor marchese Scipione Maffei, 1746

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11 III
12 IV
13 V
14 VI
15 VII
16 VIII
17 IX
18 X
19 XI
20 XII
21 XIII
22 XIV
23 XV
24 XVI
25 XVII
26 XVIII
27 XIX
28 XX
29 XXI
30 XXII
31 XXIII
32 XXIV
33 XXV
34 XXVI
35 XXVII
36 XXVIII
37 XXIX
38 XXX
39 XXXI
40 XXXII
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36XXVIII Caraffa, ella avrebbe veduto come è na-
turale, ſcioglierſi tutto queſto compoſto,
e cadere per l’ aria eſcluſane, che dentro
precipitoſamente entrolle.
Lo ſteſſo eſatto Oſſervatore provò an-
cora l’oppoſto di codeſta eſperienza;
cioè
provò a rompere una Caraffa in cui era
dentro l’ aria, la quale eſternamente era-
le ſtata levata.
Per far queſto, rinchiuſe-
la nella macchina pneumatica, il reci-
piente o ſia campana della quale aveva
nel vertice un buco da cui uſcir poteva
il collo della Caraffa ben luttato, ſicchè
non potea dentro trapelare per la com-
meſſura aria alcuna.
L’effetto riuſcì tal
quale riuſcir doveva, cioè ruppeſi la Ca-
raffa, e ruppeſi con impeto tale a cagio-
ne dell’ aria che ſopra le gravitava,
che i frammenti urtarono e percoſſero con
sì grand’ impeto il recipiente, che infran-
to ſenz’alcun dubbio l’avrebbero, ſe

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