1per caso a trovar che due lenti, una concava e una convessa, congiunte in
sieme ingrandivano gli oggetti traguardati. Di qui fu condotto all'invenzione
del primo Telescopio, il quale, essendo stato comprato dal marchese Spi
nola, che allora soggiornava all'Aja, fu da lui stesso poi regalato all'arci
duca Alberto di Brabante. (Oculus. Enoch et Eliae, lib. IV, Antuerpiae 1645).
sieme ingrandivano gli oggetti traguardati. Di qui fu condotto all'invenzione
del primo Telescopio, il quale, essendo stato comprato dal marchese Spi
nola, che allora soggiornava all'Aja, fu da lui stesso poi regalato all'arci
duca Alberto di Brabante. (Oculus. Enoch et Eliae, lib. IV, Antuerpiae 1645).
Ma a ricercare il nome di sì benemerito inventore si dette più di pro
posito Pietro Borel, il quale ne scrisse un libro stampato all'Aja nel 1655.
Egli dunque, nel capitolo XII di quello stesso libro che s'intitola De vero
Telescopii inventore, dopo varii esami, per verità non di grande importanza,
conclude che il primo inventore del Telescopio fu Zaccaria Jansen di Middel
burgo, il quale fece nel 1590 l'esperienza de'vetri concavi e de'convessi,
non a caso, come dicono molti, ma ad arte, e applicò quella stessa espe
rienza alle osservazioni del cielo, scoprendo altre nuove stelle nell'Orsa mag
giore. Lo strumento così felicemente inventato fu dall'inventore medesimo
offerto in dono al principe Maurizio, e un altro simile fu donato pure al
l'arciduca Alberto. Il secondo inventore, pur esso middelburgese, soggiunge
ivi il Borel, essere stato Hans, ossia Giovanni Lipperehy, a cui, capitata a
caso quella prima invenzione di Zaccaria, si dee l'averla condotta a mag
gior perfezione.
posito Pietro Borel, il quale ne scrisse un libro stampato all'Aja nel 1655.
Egli dunque, nel capitolo XII di quello stesso libro che s'intitola De vero
Telescopii inventore, dopo varii esami, per verità non di grande importanza,
conclude che il primo inventore del Telescopio fu Zaccaria Jansen di Middel
burgo, il quale fece nel 1590 l'esperienza de'vetri concavi e de'convessi,
non a caso, come dicono molti, ma ad arte, e applicò quella stessa espe
rienza alle osservazioni del cielo, scoprendo altre nuove stelle nell'Orsa mag
giore. Lo strumento così felicemente inventato fu dall'inventore medesimo
offerto in dono al principe Maurizio, e un altro simile fu donato pure al
l'arciduca Alberto. Il secondo inventore, pur esso middelburgese, soggiunge
ivi il Borel, essere stato Hans, ossia Giovanni Lipperehy, a cui, capitata a
caso quella prima invenzione di Zaccaria, si dee l'averla condotta a mag
gior perfezione.
Abbiamo udito il Borel francamente affermare che la maravigliosa in
venzione non fu fatta a caso, ma ad arte, ciò che verrebbe a confermare
storicamente l'opinione del Tarde, il quale, dopo aver riprovata la sentenza
di coloro che fanno intervenir la fortuna come se da lei sola avesse rice
vuto il mondo il benefizio del Canocchiale; così tosto soggiunge: “ Ego vero
qui nobiliori quodam modo hoc accidisse existimo, cum accuratius rem con
sidero et diligentiori studio meditor, a viro optices peritissimo, non casu
sed arte, et exacta quadam ac diligenti investigatione inventum iudico. Hic
enim cum novisset lentem convexam nimis augere visibilia, si remota sint,
et cavam nimis imminuere, ob contrarias radiorum fractiones, in mentem
revocavit Fhilosophiae decretum quo asseritur contrarìa contrariis pelli vel
saltem emendari; excogitavit periculum facere num quaedam lentium com
positio, aut radiorum utraque lente refractorum proportio invenire posset,
qua diversae hae refractiones, variaeque radiorum flectiones sese invicem
emendarent ” (Loc. cit., pag. 86).
venzione non fu fatta a caso, ma ad arte, ciò che verrebbe a confermare
storicamente l'opinione del Tarde, il quale, dopo aver riprovata la sentenza
di coloro che fanno intervenir la fortuna come se da lei sola avesse rice
vuto il mondo il benefizio del Canocchiale; così tosto soggiunge: “ Ego vero
qui nobiliori quodam modo hoc accidisse existimo, cum accuratius rem con
sidero et diligentiori studio meditor, a viro optices peritissimo, non casu
sed arte, et exacta quadam ac diligenti investigatione inventum iudico. Hic
enim cum novisset lentem convexam nimis augere visibilia, si remota sint,
et cavam nimis imminuere, ob contrarias radiorum fractiones, in mentem
revocavit Fhilosophiae decretum quo asseritur contrarìa contrariis pelli vel
saltem emendari; excogitavit periculum facere num quaedam lentium com
positio, aut radiorum utraque lente refractorum proportio invenire posset,
qua diversae hae refractiones, variaeque radiorum flectiones sese invicem
emendarent ” (Loc. cit., pag. 86).
Ma pure, anco di quest'altro desiderio il Tarde era stato di già sodi
sfatto, da chi facendo intervenir nel fatto di questa invenzione la scienza
piuttosto che il caso, aveva di quella stessa scienza additati i principii diot
trici, e gli Autori che furon primi a insegnarli. Giulio Cesare La Galla, pe
ripatetico, ma più dotto degli altri suoi Colleghi, nella sua prima Disserta
zione De phaenomenis in orbe Lunae, al cap. V ha le seguenti parole che
noi liberamente così traduciamo dal latino:
sfatto, da chi facendo intervenir nel fatto di questa invenzione la scienza
piuttosto che il caso, aveva di quella stessa scienza additati i principii diot
trici, e gli Autori che furon primi a insegnarli. Giulio Cesare La Galla, pe
ripatetico, ma più dotto degli altri suoi Colleghi, nella sua prima Disserta
zione De phaenomenis in orbe Lunae, al cap. V ha le seguenti parole che
noi liberamente così traduciamo dal latino:
“ Fu di questa invenzione, per consenso di tutti, e per particolar te
stimonianza di Giovanni Keplero, matematico chiarissimo, autore il napole
tano Giovan Batista della Porta, gentiluomo dottissimo e solerte indagatore
stimonianza di Giovanni Keplero, matematico chiarissimo, autore il napole
tano Giovan Batista della Porta, gentiluomo dottissimo e solerte indagatore