3713LIBRO I.
propoſte per l’ una e per l’ altra parte, ne rica-
viate voi per voi ſteſſo quella opinione, che più
vi piaccia, e ſia più degna di piacervi. Al che
fare non ſolamente vi invito e vi eſorto, ma an-
che vi prego, e ve ne ſtringo; parendomi che la
quiſtione ſia tanto ſottile in ſe ſteſſa ed avvolta,
e per la fama di quelli, che la trattarono, tanto
illuſtre, e magnifica, che ben meriti, anzi deſi-
deri, e chiegga lo ſtudio e l’ ingegno voſtro. Non
ſo io già, riſpoſe il Signor Marcheſe, quello che
la quiſtione poſſa richiedere o aſpettare dall’ in-
gegno mio; ſo bene, che io ho deſiderato ſempre
grandiſſimamente di ſaperla; e ſarei forſe in eſſa
proceduto più innanzi, ſeguendo la ſcorta de li-
bri propoſtimi dal Signor D. Luigi Capece, ſe
non mi ſoſſi incontrato troppo ſpeſſo in ſuppu-
tazioni algebraiche faticoſiſſime, le quali a dir ve-
ro mi ſpaventano; non che io fuggiſſi la fatica
del farle; ma per lo poco uſo, che io vi ho,
temo ſempre di farle inutilmente, e di incorre-
re in alcuno di quegli errori, che quantunque
in ſe ſteſſi piccioliſſimi, guaſtano ogni coſa, e
divengono in tutta la ſupputazione grandiſſimi.
Se voi, diſſi io allora, temete tanto cotali erro-
ri, ſarà difficile che vi incorriate, perchè il ti-
more in tutte le coſe rende l’ uomo più dili-
gente; e ſiccome niuno può riprendervi del non
aver voi molto uſo di calcolare, perciocchè l’ età
voſtra, e gli altri voſtri ſtudj non vel comportano,
così dovrà ognuno ſommamente
viate voi per voi ſteſſo quella opinione, che più
vi piaccia, e ſia più degna di piacervi. Al che
fare non ſolamente vi invito e vi eſorto, ma an-
che vi prego, e ve ne ſtringo; parendomi che la
quiſtione ſia tanto ſottile in ſe ſteſſa ed avvolta,
e per la fama di quelli, che la trattarono, tanto
illuſtre, e magnifica, che ben meriti, anzi deſi-
deri, e chiegga lo ſtudio e l’ ingegno voſtro. Non
ſo io già, riſpoſe il Signor Marcheſe, quello che
la quiſtione poſſa richiedere o aſpettare dall’ in-
gegno mio; ſo bene, che io ho deſiderato ſempre
grandiſſimamente di ſaperla; e ſarei forſe in eſſa
proceduto più innanzi, ſeguendo la ſcorta de li-
bri propoſtimi dal Signor D. Luigi Capece, ſe
non mi ſoſſi incontrato troppo ſpeſſo in ſuppu-
tazioni algebraiche faticoſiſſime, le quali a dir ve-
ro mi ſpaventano; non che io fuggiſſi la fatica
del farle; ma per lo poco uſo, che io vi ho,
temo ſempre di farle inutilmente, e di incorre-
re in alcuno di quegli errori, che quantunque
in ſe ſteſſi piccioliſſimi, guaſtano ogni coſa, e
divengono in tutta la ſupputazione grandiſſimi.
Se voi, diſſi io allora, temete tanto cotali erro-
ri, ſarà difficile che vi incorriate, perchè il ti-
more in tutte le coſe rende l’ uomo più dili-
gente; e ſiccome niuno può riprendervi del non
aver voi molto uſo di calcolare, perciocchè l’ età
voſtra, e gli altri voſtri ſtudj non vel comportano,
così dovrà ognuno ſommamente