Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1siero al cap. XI del libro XVII della Magia di Giov. Battista della Porta.
È passo di cui confessa a V. S. il Keplero che non l'intende, ho io sa­
puto
giammai che matematico alcuno l'abbia saputo dichiarare, come so che
l
'istesso Magini ha confessato, il Porta, per quante istanze li sia state
fatte
da principi e letterati, si è potuto mai inchinare a dichiarare l'animo
suo
.
Solo che disse che maestro Paolo da Venezia servita, l'aveva capito, e
quanto
a me pare assai difficile il credere che questo sia un sibilo di vento
bugiardo
, poichè si vede che, nel capitolo precedente, aveva così bene in­
segnato
il modo di accoppiar le due lenti, il che però parve tanto strano
per
tanto tempo.
Aggiungo che egli stesso protesta di volere nascondere
l
'artificio al volgo, ma che ai Prospettivi era cosa manifesta, sicchè uno di­
visando
che in quelle parole sia qualche scambio o svario, siccome egli con­
fessa
nella prefazione del libro, e di più che tal cosa non sia tanto difficol­
tosa
ad un dotto; per tanto prego V. S. a considerare se preso quel testo
e
trasportando le parole sicchè cominci Costituatur .... oppure Construi­
tur
hoc modo speculum .... e poi tornar da capo alle parole Virtus costi­
tuatur
.... si potesse per la prima aver la lettera ordinata.
Tanto più che
in
questa parte, che è scritta innanzi, dice praedicti speculi non avendolo
ancora
nominato.
Inoltre quelle parole sectionibus illis accomodetur sve­
gliano
la memoria delle sezioni coniche, tanto celebri, sicchè par che egli
voglia
intendere di una di quelle, perchè dalle opere sue par che si possa
cavare
che questa sia la sezione parab olica, e questa è la ragione che egli
nel
cap.
XIX, trattando della refrazione, insegna che con la lente parabolica
gagliardissimamente
si accenda il fuoco, perchè tutti i raggi che passano si
uniscono
in un punto.
E nel canocchiale, secondo la dottrina del Keplero
e
l'esperienza, non si richiede altro che quell'unione, tanto più bella nella
parabola
, quanto che toglie tutte le altre coincidenze più lunghe e più corte,
che
caggiono da diverse parti della linea sferica.
Onde potrebbe il convesso
parabolico
esser più grande di quantità della sferica, abbracciando più parti
in
un tempo dell'oggetto, e riuscirebbe chiarissimo.
E per quanto spetta
all
'incavato, di cui par che intenda il Porta in quelle parole ubi valentis­
sime
universales solares radii disperguntur et coeunt minime, vorrebbe la
ragione
che fosse anch'egli incavato parabolico, il quale per forza disgre­
gherebbe
i raggi, poichè fossero passati, per la contraria ragione del con­
cavo
e del convesso, secondo la regola del Porta nel fine della 2a proposi­
zione
del libro De refractione. E dalla formazione, che egli insegna della
sezione
parabolica, nel cap.
XV della Magia XVII, per via del triangolo ret­
tangolo
, similmente si ha qualche luce da intendere quelle parole, nelle quali
fa
menzione del triangolo e delle linee trasversali.
Or sarà fatica di V. S. giu­
dicar
queste congetture, e quando pure stimasse che fosse molto lontano il
pensiero
dal Porta, tornerei a pregarla che applicasse l'animo a questo ne­
gozio
, speculando se potesse riuscir migliore un Canocchiale fatto di cri­
stalli
parabolici, per le ragioni che si son ricordate dal Porta, poichè, seb­
bene
il Keplero ha più fede nell'iperbola che nella parabola, nondimeno i

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