1dell'Autore, in mezzo a molte tenebre, son pure alquanto lumeggiate di
quella scienza diottrica, la quale nel Nunzio Sidereo assolutamente manca.
quella scienza diottrica, la quale nel Nunzio Sidereo assolutamente manca.
Ivi infatti incominciò dal confutare il Sarsi, le dottrine del quale, in
torno al modo d'operare del Telescopio, le riduce ai due casi seguenti: “ Il
Telescopio rappresenta gli oggetti maggiori, perchè gli porta sotto maggior
angolo, che quando son veduti senza lo strumento: Il medesimo, restrin
gendo quasi a un punto le specie de'corpi luminosi ed i raggi sparsi, rende
il cono visivo, o vogliam dire la piramide luminosa, per la quale si vedono
gli oggetti, di gran lunga più lucida, e però gli oggetti splendidi di pari ci
si rappresentano ingranditi, e di maggior luce illustrati ” (Alb. IV, 201).
torno al modo d'operare del Telescopio, le riduce ai due casi seguenti: “ Il
Telescopio rappresenta gli oggetti maggiori, perchè gli porta sotto maggior
angolo, che quando son veduti senza lo strumento: Il medesimo, restrin
gendo quasi a un punto le specie de'corpi luminosi ed i raggi sparsi, rende
il cono visivo, o vogliam dire la piramide luminosa, per la quale si vedono
gli oggetti, di gran lunga più lucida, e però gli oggetti splendidi di pari ci
si rappresentano ingranditi, e di maggior luce illustrati ” (Alb. IV, 201).
Conceduto dunque ed ammesso esser vero che il Telescopio ingrandi
sce gli oggetti col portargli sotto maggior angolo, conclude Galileo, contro
l'altra proposizione del Sarsi, dicendo esser falsissimo che gli oggetti lu
minosi ci si rappresentino col Telescopio più lucidi che senza, anzi è vero
che li veggiamo assai più oscuri (ivi, pag. 202).
sce gli oggetti col portargli sotto maggior angolo, conclude Galileo, contro
l'altra proposizione del Sarsi, dicendo esser falsissimo che gli oggetti lu
minosi ci si rappresentino col Telescopio più lucidi che senza, anzi è vero
che li veggiamo assai più oscuri (ivi, pag. 202).
Distingue inoltre l'Autor del Saggiatore il vario modo d'operar delle
lenti concave e delle convesse, dicendo che queste accrescon bene gli og
getti, ma gli mostrano assai indistinti ed abbagliati, mentre quelle gli rap
presentano chiari ma impiccoliti (ivi, pag. 208) e nonostante attribuisce a
questa stessa concava nel Telescopio la parte più importante perchè è quella,
appresso alla quale si tien l'occhio, e per la quale passano gli ultimi raggi
(ivi, pag. 202) che, dilatandosi nell'uscir dalla lente stessa, formano il cono
inverso, come si sperimenta nel modo di disegnar le macchie solari per
proiezione (ivi, pag. 203). La dottrina platonica dell'emissione che cioè la
luce ingagliardita mediante l'unione de'raggi rende l'oggetto veduto più
luminoso è qui pure da Galileo riputata falsa, asserendo che sarebbe vero
questo, quando tal luce andasse a trovar l'oggetto, ma ella vien verso
l'occhio, il che produce poi contrario effetto (ivi).
lenti concave e delle convesse, dicendo che queste accrescon bene gli og
getti, ma gli mostrano assai indistinti ed abbagliati, mentre quelle gli rap
presentano chiari ma impiccoliti (ivi, pag. 208) e nonostante attribuisce a
questa stessa concava nel Telescopio la parte più importante perchè è quella,
appresso alla quale si tien l'occhio, e per la quale passano gli ultimi raggi
(ivi, pag. 202) che, dilatandosi nell'uscir dalla lente stessa, formano il cono
inverso, come si sperimenta nel modo di disegnar le macchie solari per
proiezione (ivi, pag. 203). La dottrina platonica dell'emissione che cioè la
luce ingagliardita mediante l'unione de'raggi rende l'oggetto veduto più
luminoso è qui pure da Galileo riputata falsa, asserendo che sarebbe vero
questo, quando tal luce andasse a trovar l'oggetto, ma ella vien verso
l'occhio, il che produce poi contrario effetto (ivi).
Or non può chi legge e medita queste cose non sentirsi preso da una
gran maraviglia, in ritrovar che Galileo confuta nel Saggiatore dottrine, che
egli aveva prima professate nel Nunzio Sidereo, per cui, mentre confuta il
Sarsi, vien nello stesso tempo a confutare e a contradire a sè stesso. Avesse
fatto cenno a qualche ritrattazione, e la maraviglia cesserebbe, perchè in
tutti la verità è figliola del tempo, ma pur si vuol fare apparire da tutte le
parti che la mente dell'Autor nostro sia sempre stata ugualmente amica alla
verità, e non abbia fornicato mai coll'errore. Anzi, sebben egli citi le dot
trine dei Prospettivi, quelle antiche calottriche dottrine non hanno a che far
nulla colle sue nuove diottriche, le quali egli è venuto il primo a insegnare
al mondo, e senza le quali il mondo stesso ignorerebbe ancora col Sarsi il
modo vero com'opera sulla nostra vista il Telescopio. Che una tal pretesa
fosse veramente radicata nell'animo di Galileo, lo dimostrano i fatti, intorno
ai quali dobbiamo ora divagare il discorso, dai quali fatti pur si conferma
quello spirito di conquista che, per esaltar sè, portava il Filosofo ad oppri
mere glì altri
gran maraviglia, in ritrovar che Galileo confuta nel Saggiatore dottrine, che
egli aveva prima professate nel Nunzio Sidereo, per cui, mentre confuta il
Sarsi, vien nello stesso tempo a confutare e a contradire a sè stesso. Avesse
fatto cenno a qualche ritrattazione, e la maraviglia cesserebbe, perchè in
tutti la verità è figliola del tempo, ma pur si vuol fare apparire da tutte le
parti che la mente dell'Autor nostro sia sempre stata ugualmente amica alla
verità, e non abbia fornicato mai coll'errore. Anzi, sebben egli citi le dot
trine dei Prospettivi, quelle antiche calottriche dottrine non hanno a che far
nulla colle sue nuove diottriche, le quali egli è venuto il primo a insegnare
al mondo, e senza le quali il mondo stesso ignorerebbe ancora col Sarsi il
modo vero com'opera sulla nostra vista il Telescopio. Che una tal pretesa
fosse veramente radicata nell'animo di Galileo, lo dimostrano i fatti, intorno
ai quali dobbiamo ora divagare il discorso, dai quali fatti pur si conferma
quello spirito di conquista che, per esaltar sè, portava il Filosofo ad oppri
mere glì altri