Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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Il Porta, nella proposizione VIII del Libro I De refractione, dimostra
che
il principio assunto da Vitellione, e seguito poi dal Maurolico, è falso,
e
che i raggi incidenti e i refratti formano angoli, i quali stanno in pro­
porzioni
non uniformemente, ma difformemente difformi: “ Sed Vitellio in
hoc
falsus est, quod etsi aequaliter inter se distant in fundo iacentia colo­
rata
, non ob id aequaliter distant in aquae summo puncta refractionum
(Neapoli 1593, pag.
17).
Per quel che poi riguarda la rappresentazione delle immagini, il Porta
è
il più compiuto di tutti gli Ottici che lo seguirono appresso fino allo stesso
Cartesio
.
Notabile che egli primo introducesse, in questa nuova grafia diot­
trica
, l'uso degli assi, che egli appella col nome di cateti, da cui è con ve­
rità
guidato a dimostrar il rappresentarsi delle immagini così reali come
virtuali
nelle due forme di lenti.
Essendo la Diottrica una scienza nuova a
que
'tempi mirabile è in questo Trattato De refractione il libro VIII De
spicillis
, del qual soggetto ha l'Autore gran ragione di dire che egli era
res ardua, mirabilis utilis iucunda nec ab aliquibus adhuc tentata (ibi,
pag
.
173). La dimostrazione delle immagini, che in vario modo si rappre­
sentano
dalle varie forme di lenti, è ivi data principalmente nelle tre pro­
posizioni
: nella VIIIn convexis specillis oculo specillo proprinquo, magni­
tudine
prope, ut procul posita, semper recta videbitur (pag.
179); nella VIII
In convexis specillis, magnitudine et oculo longe positis, inversa videbitur
magnitudo
et proprinquior (pag.
180), e nella XVIn concavis specillis
res
semper minor videbitur pag.
185).
In quel tempo stesso che il Porta dava opera a pubblicare il Trattato
De Refractione, un altro Italiano aveva rivolte le sue speculazioni intorno
alle
proprietà diottriche delle lenti, e ne avea dimostrati teoremi, che an­
davano
attorno manoscritti.
Inventato il canocchiale, fu da alcuni, e segna­
tamente
da quel Giovanni Bartoli che dell'invenzione del canocchiale dava
particolari
notizie al Vinta, pregato l'Autore di quel Manoscritto, che era
Marc
'Antonio De Dominis, a voler applicare i teoremi dimostrati alla teo­
ria
dello stesso Canocchiale, tanto desiderata.
Il De Dominis, nonostante la
dignità
di Arcivescovo di Spalatro, della quale era stato insignito, condiscese,
preparando
quel Trattato, che ebbe poi il titolo De radiis visus et lucis. Di
ciò
appunto dava così notizia il Sarpi al Leschassier, con lettera del 8 Giu­
gno
1610: “ Quanto alle lenti oculari, per dirne alcun che, ci ha qui (in
Venezia
) alcuni eruditi, che disegnano di fare un piccolo Commentario sulla
visione
, ove esporranno la maniera e la cagione del ritrovato olandese, e
tutte
le teorie a un tempo del Canocchiale (Polidori, Lettere ediz.
cit.
T
. II, pag.
81). Due mesi dopo, torna lo stesso Sarpi a scrivere all'amico,
dicendogli
che il libricciuolo intorno agli occhiali non era ancora stampato,
ma
che l'Autore attendeva alle incisioni, delle quali aveva bisogno per
ispiegare
i suoi sentimenti (ivi, pag.
108). Fu stampato poi quel libric­
ciuolo
, a cui dev'aver preso non piccola parte lo stesso Sarpi, in Venezia
nel
1611, col titolo De radiis visus et lucis in vitris perspectivis et iride,

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