ſi diſsi, gareggiano con quei di Roma. Co-
ſtumarono gl'iſteſsi Giuochi, e l'iſteſſe Fe-
ſte pubbliche, e riconobbero per Tutelare il
medeſimo Dio Marte. Coltivarono, come i
Romani, in ſommo grado l'armi, e le let-
tere. Nelle armi riuſcirono valoroſiſsimi Ca-
pitani, e Condottieri d'eſerciti di gran no-
me. Sono innumerabili quelli, che ne' tem-
pi antichi, e moderni ebber l'onore d'eſſer
creati Cavalieri da Sovrani Imperatori, e,
Monarchi, per ricompenſa del loro valore.
Moltiſſimi quelli, che nelle regioni anche più
barbare, e più lontane, ſi renderono formi-
dabili, e nel medeſimotempo glorioſi. Ma che
diremo noi degli Uomini letterati? Dopo
l'invaſione de' Barbari nell'Italia, rimaſero
le Scienze, e l'Arti più nobili ſepolte in una
profonda ignoranza. Mercè però de' Fioren-
tini riſorſero a nuova vita, ripigliando il lor
primiero ſplendore. Quindi ſi vedde, quaſi
difsi, rinata la Poesìa, e l'Eloquenza Lati-
na, Greca, e Toſcana. Rifiorì la Filoſoſia,
di Platone, e con eſſa ogni altra Scienza più
riguardevole. Le Mattematiche ſormontaro-
no al ſommo grado, e l'Ius civile dall'in-
terpetrazione del noſtro Accurſio, incomin-
ciò grandemente a riſorgere. Così fecero la
Pittura, la Scultura, e l'Architettura; nel-
le quali tant'oltre s'avanzarono i Fiorenti-
ni, che a loro giuſtamente ſi dee la lode di
primi Maeſtri, e di reſtauratori di sì bell'Ar-
ti. Che ſe nell'Armi, e nelle Lettere gran-
demente fiorirono, quanto più ſi ſegnalaro-
no nella Pietà, e Religione! Sopra il nume-
ro di dugento ſon quei, che già Cittadini
di queſta Patria, ora del Cielo, col titolo
ſtumarono gl'iſteſsi Giuochi, e l'iſteſſe Fe-
ſte pubbliche, e riconobbero per Tutelare il
medeſimo Dio Marte. Coltivarono, come i
Romani, in ſommo grado l'armi, e le let-
tere. Nelle armi riuſcirono valoroſiſsimi Ca-
pitani, e Condottieri d'eſerciti di gran no-
me. Sono innumerabili quelli, che ne' tem-
pi antichi, e moderni ebber l'onore d'eſſer
creati Cavalieri da Sovrani Imperatori, e,
Monarchi, per ricompenſa del loro valore.
Moltiſſimi quelli, che nelle regioni anche più
barbare, e più lontane, ſi renderono formi-
dabili, e nel medeſimotempo glorioſi. Ma che
diremo noi degli Uomini letterati? Dopo
l'invaſione de' Barbari nell'Italia, rimaſero
le Scienze, e l'Arti più nobili ſepolte in una
profonda ignoranza. Mercè però de' Fioren-
tini riſorſero a nuova vita, ripigliando il lor
primiero ſplendore. Quindi ſi vedde, quaſi
difsi, rinata la Poesìa, e l'Eloquenza Lati-
na, Greca, e Toſcana. Rifiorì la Filoſoſia,
di Platone, e con eſſa ogni altra Scienza più
riguardevole. Le Mattematiche ſormontaro-
no al ſommo grado, e l'Ius civile dall'in-
terpetrazione del noſtro Accurſio, incomin-
ciò grandemente a riſorgere. Così fecero la
Pittura, la Scultura, e l'Architettura; nel-
le quali tant'oltre s'avanzarono i Fiorenti-
ni, che a loro giuſtamente ſi dee la lode di
primi Maeſtri, e di reſtauratori di sì bell'Ar-
ti. Che ſe nell'Armi, e nelle Lettere gran-
demente fiorirono, quanto più ſi ſegnalaro-
no nella Pietà, e Religione! Sopra il nume-
ro di dugento ſon quei, che già Cittadini
di queſta Patria, ora del Cielo, col titolo