Del Bruno, Raffaelo, Ristretto delle cose piu' notabili della citta' di Firenze, 1719

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ſi diſsi, gareggiano con quei di Roma. Co-
ſtumarono gl'iſteſsi Giuochi, e l'iſteſſe Fe-
ſte pubbliche, e riconobbero per Tutelare il
medeſimo Dio Marte.
Coltivarono, come i
Romani, in ſommo grado l'armi, e le let-
tere
.
Nelle armi riuſcirono valoroſiſsimi Ca-
pitani, e Condottieri d'eſerciti di gran no-
me
.
Sono innumerabili quelli, che ne' tem-
pi antichi, e moderni ebber l'onore d'eſſer
creati Cavalieri da Sovrani Imperatori, e,
Monarchi, per ricompenſa del loro valore.

Moltiſſimi quelli, che nelle regioni anche più
barbare, e più lontane, ſi renderono formi-
dabili, e nel medeſimotempo glorioſi.
Ma che
diremo noi degli Uomini letterati?
Dopo
l'invaſione de' Barbari nell'Italia, rimaſero
le Scienze, e l'Arti più nobili ſepolte in una
profonda ignoranza.
Mercè però de' Fioren-
tini riſorſero a nuova vita, ripigliando il lor
primiero ſplendore.
Quindi ſi vedde, quaſi
difsi, rinata la Poesìa, e l'Eloquenza Lati-
na, Greca, e Toſcana.
Rifiorì la Filoſoſia,
di Platone, e con eſſa ogni altra Scienza più
riguardevole
.
Le Mattematiche ſormontaro-
no al ſommo grado, e l'Ius civile dall'in-
terpetrazione del noſtro Accurſio, incomin-
ciò grandemente a riſorgere.
Così fecero la
Pittura, la Scultura, e l'Architettura; nel-
le quali tant'oltre s'avanzarono i Fiorenti-
ni, che a loro giuſtamente ſi dee la lode di
primi Maeſtri, e di reſtauratori di bell'Ar-
ti
.
Che ſe nell'Armi, e nelle Lettere gran-
demente fiorirono, quanto più ſi ſegnalaro-
no nella Pietà, e Religione!
Sopra il nume-
ro di dugento ſon quei, che già Cittadini
di queſta Patria, ora del Cielo, col titolo

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