1eccessi, e da ciò ne segue la visione distinta. “ Cavae lentes de circulo ni
mis angusto, si proxime oculum applicentur, confusa reddunt, propter ni
miam radiorum divergentiam. Sed radiationes unius puncti, per convexam
lentem solitariam oculo posito intra centrum concursus, praestant confusam
visionem propter convergentiam, et illa nimietas divergentiae et haec con
vergentia, lentibus in tubum compositis, se mutuo tollunt; sublata ergo
convergentia et emendata nimia divergentia, sequitur distincta visio ” (ibi,
pag. 56).
mis angusto, si proxime oculum applicentur, confusa reddunt, propter ni
miam radiorum divergentiam. Sed radiationes unius puncti, per convexam
lentem solitariam oculo posito intra centrum concursus, praestant confusam
visionem propter convergentiam, et illa nimietas divergentiae et haec con
vergentia, lentibus in tubum compositis, se mutuo tollunt; sublata ergo
convergentia et emendata nimia divergentia, sequitur distincta visio ” (ibi,
pag. 56).
Che veramente l'error fatto dal Keplero intorno al divisar le immagini
nelle lenti concave sia stato precipua causa, per cui egli riuscì tanto infe
riore a sè stesso nello spiegar la ragione del canocchiale olandese, lo dimo
stra l'invenzion del Canocchiale astronomico, alla quale riuscì il Diottrico
alemanno, per avere escluse le lenti concave e per essersi attenuto alle sole
convesse, delle quali così bene aveva intesa e dimostrata la teoria. Questo
è davvero il primo Canocchiale che non sia stato offerto dal caso, e di cui
può dir con coscienza il suo Autore che lo ritrovò doctrinae de refractio
nibus innixus. Intorno alla ragione di questo nuovo strumento, annunziato
così per la prima volta al pubblico sotto forma di problema: duobus con
vexis maiora et distincta praestare visibilia sed everso situ, il Keplero di
scorre al modo seguente: “ Et quia imago rei visibilis est eversa per unam
lentem, lens vero propior non evertit denuo quod accipit a remotiori, sed
sic ut accipit ad oculum transmittit ex supposito: accipit autem respectu
rei visibilis imaginem eversam; eversam igitur respectu rei visibilis ad ocu
lum mittit. Et quia imago ipsa eversa, prope punctum concursus maior ap
paret re ipsa, remotius aequalis et adhuc remotius minor; imago igitur haec
sic eversa, ubi fuerit ampliata per lentem propiorem, duobus primis casi
bus maior omnino evadet re ipsa, ultimo casu vel maior vel aequalis vel
minor, prout fuerit lentium inter se proportio, quae est in arbitrio artifi
cis ” (ibi, pag. 43). La teoria insomma di questo nuovo Telescopio, è se
condo il Keplero semplicissima: L'immagine reale e rovesciata dell'obiettivo,
si rappresenta come oggetto alla vista dell'oculare, ed è da lui virtualmente
ingrandito, come nel Microscopio.
nelle lenti concave sia stato precipua causa, per cui egli riuscì tanto infe
riore a sè stesso nello spiegar la ragione del canocchiale olandese, lo dimo
stra l'invenzion del Canocchiale astronomico, alla quale riuscì il Diottrico
alemanno, per avere escluse le lenti concave e per essersi attenuto alle sole
convesse, delle quali così bene aveva intesa e dimostrata la teoria. Questo
è davvero il primo Canocchiale che non sia stato offerto dal caso, e di cui
può dir con coscienza il suo Autore che lo ritrovò doctrinae de refractio
nibus innixus. Intorno alla ragione di questo nuovo strumento, annunziato
così per la prima volta al pubblico sotto forma di problema: duobus con
vexis maiora et distincta praestare visibilia sed everso situ, il Keplero di
scorre al modo seguente: “ Et quia imago rei visibilis est eversa per unam
lentem, lens vero propior non evertit denuo quod accipit a remotiori, sed
sic ut accipit ad oculum transmittit ex supposito: accipit autem respectu
rei visibilis imaginem eversam; eversam igitur respectu rei visibilis ad ocu
lum mittit. Et quia imago ipsa eversa, prope punctum concursus maior ap
paret re ipsa, remotius aequalis et adhuc remotius minor; imago igitur haec
sic eversa, ubi fuerit ampliata per lentem propiorem, duobus primis casi
bus maior omnino evadet re ipsa, ultimo casu vel maior vel aequalis vel
minor, prout fuerit lentium inter se proportio, quae est in arbitrio artifi
cis ” (ibi, pag. 43). La teoria insomma di questo nuovo Telescopio, è se
condo il Keplero semplicissima: L'immagine reale e rovesciata dell'obiettivo,
si rappresenta come oggetto alla vista dell'oculare, ed è da lui virtualmente
ingrandito, come nel Microscopio.
Benchè primo inventore di questo Canocchiale astronomico sia general
mente riconosciuto l'Autore della LXXVI proposizione della Diottrica, stam
pata nel 1611 in Augusta, nonostante Francesco Fontana, pubblicando in
Napoli nel 1646 le sue Novae coelestium terrestriumque verum obser
vationes, incomincia così la sua Prefazione: “ Tubi quadam Optici a me
anno 1608 duobus lentibus convexis compositi inventione reperta.... ”
mente riconosciuto l'Autore della LXXVI proposizione della Diottrica, stam
pata nel 1611 in Augusta, nonostante Francesco Fontana, pubblicando in
Napoli nel 1646 le sue Novae coelestium terrestriumque verum obser
vationes, incomincia così la sua Prefazione: “ Tubi quadam Optici a me
anno 1608 duobus lentibus convexis compositi inventione reperta.... ”
Ma del Canocchiale astronomico che egli afferma essere stato da sè in
ventato, de optico tubo astronomico ab Auctore invento ne tratta il Fon
tana di proposito nel cap. VII del libro, dove fra le altre si leggono le se
guenti parole: “ Insuper anno 1608 alium tubum opticum armatum scilicet
duplici lente convexa construxi ”. Non è per questo che l'Artefice napole
tano voglia venire in contesa con l'astronomo tedesco dopo aver chiamato
ventato, de optico tubo astronomico ab Auctore invento ne tratta il Fon
tana di proposito nel cap. VII del libro, dove fra le altre si leggono le se
guenti parole: “ Insuper anno 1608 alium tubum opticum armatum scilicet
duplici lente convexa construxi ”. Non è per questo che l'Artefice napole
tano voglia venire in contesa con l'astronomo tedesco dopo aver chiamato