Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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Laſcia Vitr. la prima parte della diffinitione del mondo, perche non fa per hora al propoſito:
Et
tratta della ſeconda, che è il Cielo.
Et in poche parole dice molte coſe, che ſi dichiareranno
diſtintamente
.
Che il cielo ſi muoua egli è manifeſto al ſenſo, per la mutatione del luogo, che fan­
no
i corpi celeſti, che mai non ſi fermano.
E anche notiſſimo, che il mouimento ſia circolare d'in
torno
il mare, & la terra, & che ſi uolga ſopra un perno imaginato ne i cardini ſuoi.
Perche
ſe
il cielo abbraccia ogni coſa, ogni luogo, ogni ſpatio, ſe altrimenti ſi moueſſe, che in giro, o
non
fuſſe di forma circolare, certamente laſciarebbe fuori di ſe o ſpatio, o uoto; il che non è ra­
gioneuole
.
Oltra di queſto molti altri accidenti ſono, per li quali noi uenimo in cognitione, che
il
cielo ſi giri a tondo, & che ſia di figura ſimile al ſuo mouimento, de i quali ne ſono pieni uolu­
mi
, & ſe ne ſanno eſperienze con gli inſtrumenti.
Et perche noi uedemo un continuo mouimento
per
un uerſo, però c'imaginamo due ſtabiliſſimi punti oppoſti per diametro, da i quali imaginamo,
che
paſſi per lo centro una linea, & quelli punti ſono detti cardini, perche quaſi come ſopra i
ſuoi
cardini il cielo ſopra quelli ſi uolge.
Queſti cardini ſi chiamano poli da'Greci. ma la linea
imaginata
, che dall'uno all'altro cardine paſſa per lo centro del Mondo, è detta aſſe o perno.
I
cui
eſtremi ſono i cardini, o poli del Mondo.
Ma cio che di punti, di linee, & di circoli nel cielo ſi
dice
, tutto è detto per maggior dichiaratione, & non perche ueramente ſi trouino nel cielo come

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