1Naturale, di cui la prima edizione fu fatta, come altrove dicemmo, nel 1550.
La descrizione del Porta consuona pienamente con quella di Leonardo, e per
indizio che una tal primizia fu presentata all'Autore da qualcuno de'pro
fessori dell'arte del disegno, si legga ciò che ivi ne scrive delle applicazioni
da farsi dello strumento agli usi della pittura: “ Hinc evenit ut quisque
picturae ignarus rei alicuius stylo describere possit, dummodo solum colo
res assimilare discat hoc in subiectam tabulam vel soli diusculum papyrum
imagine repercussa. Erit enim perito facillimum. Si sol defecerit id alio imi
taberis lumine, pleraque alia eveniunt et cognosces, quam et enarrare possi
mus, praecipue si diligens inspector pertractaverit ” (Neapoli, 1558, pag. 144).
La descrizione del Porta consuona pienamente con quella di Leonardo, e per
indizio che una tal primizia fu presentata all'Autore da qualcuno de'pro
fessori dell'arte del disegno, si legga ciò che ivi ne scrive delle applicazioni
da farsi dello strumento agli usi della pittura: “ Hinc evenit ut quisque
picturae ignarus rei alicuius stylo describere possit, dummodo solum colo
res assimilare discat hoc in subiectam tabulam vel soli diusculum papyrum
imagine repercussa. Erit enim perito facillimum. Si sol defecerit id alio imi
taberis lumine, pleraque alia eveniunt et cognosces, quam et enarrare possi
mus, praecipue si diligens inspector pertractaverit ” (Neapoli, 1558, pag. 144).
Il Benedetti poi perfezionò l'invenzione di Leonardo, applicando al foro
una lente convessa, secondo la descrizione ch'ei ne fa in una delle sue Epi
stole, raccolte nel libro delle Speculazioni, la prima edizione del quale si sa
essere stata fatta nel 1580, e nel 1599 fu fatta in Venezia la seconda, dalla
quale trascriviamo qui le parole dell'Autore: “ Ad hoc tamen propositum
nolo tibi silentio involvi mirabilem quendam effectum eiusmodi rei. Hoc est
ut fiat foramen illud rotundum, magnitudinis tamen unius specilli, quod
foramen obturatur mediante uno illorum specillorum, quae pro senibus (non
brevis visionis) conficiuntur, hoc est quorum ambae superficies convexae
sunt, non autem concavae. Deinde apponatur folium album papiri, adeo
distans a foramine ut extrinseca obiecta in eo appareant. Quae quidem obiecta
si a sole illustrata fuerint, tam clara et distincta videbuntur ut nihil pul
chrius delectabiliusque videri poterit, inversa tamen. Sed si ea directa vi
dere voluerimus, hoc optime faciemus mediante reflexione alicuius speculi
plani ” (pag. 270). Il Porta, cinque anni dopo, tornando a pubblicar la sua
Magia in XX libri, nel cap. VI del XVII tornò a descrivere la Camera
oscura, con quegli stessi perfezionamenti che v'avea già introdotto il Fisico
veneziano.
una lente convessa, secondo la descrizione ch'ei ne fa in una delle sue Epi
stole, raccolte nel libro delle Speculazioni, la prima edizione del quale si sa
essere stata fatta nel 1580, e nel 1599 fu fatta in Venezia la seconda, dalla
quale trascriviamo qui le parole dell'Autore: “ Ad hoc tamen propositum
nolo tibi silentio involvi mirabilem quendam effectum eiusmodi rei. Hoc est
ut fiat foramen illud rotundum, magnitudinis tamen unius specilli, quod
foramen obturatur mediante uno illorum specillorum, quae pro senibus (non
brevis visionis) conficiuntur, hoc est quorum ambae superficies convexae
sunt, non autem concavae. Deinde apponatur folium album papiri, adeo
distans a foramine ut extrinseca obiecta in eo appareant. Quae quidem obiecta
si a sole illustrata fuerint, tam clara et distincta videbuntur ut nihil pul
chrius delectabiliusque videri poterit, inversa tamen. Sed si ea directa vi
dere voluerimus, hoc optime faciemus mediante reflexione alicuius speculi
plani ” (pag. 270). Il Porta, cinque anni dopo, tornando a pubblicar la sua
Magia in XX libri, nel cap. VI del XVII tornò a descrivere la Camera
oscura, con quegli stessi perfezionamenti che v'avea già introdotto il Fisico
veneziano.
Dietro ciò si comprende bene come la lente cristallina, applicata dal
Benedetti al foro della camera oscura, presentava una somiglianza con l'oc
chio più parvente e più provata di quel che non facesse lo strumento di
Leonardo, specialmente da poi che il Maurolico era venuto a render così
evidenti gli uffici, che fa nell'occhio l'umor cristallino. Ma passar dall'oc
chio al Canocchiale, come pretendeva lò Scheiner, era cosa più ardua, per
chè la fisiologia della vista naturale implicava maggiori difficoltà di quelle,
che si potevano incontrar nella diottrica della vista artificiale. Piuttosto che
servirsi dell'occhio a intendere il Canocchiale sarebbe stato più conveniente
servirsi di questo a intender quello, come per esempio si vede nella cele
bre questione delle immagini rovesciate sopra la retina, le quali si vedon
diritte a quel modo e per quella stessa ragione, che si vedon diritte nel
Canocchiale, benchè si rappresentino a rovescio ricevute sopra una carta per
proiezione.
Benedetti al foro della camera oscura, presentava una somiglianza con l'oc
chio più parvente e più provata di quel che non facesse lo strumento di
Leonardo, specialmente da poi che il Maurolico era venuto a render così
evidenti gli uffici, che fa nell'occhio l'umor cristallino. Ma passar dall'oc
chio al Canocchiale, come pretendeva lò Scheiner, era cosa più ardua, per
chè la fisiologia della vista naturale implicava maggiori difficoltà di quelle,
che si potevano incontrar nella diottrica della vista artificiale. Piuttosto che
servirsi dell'occhio a intendere il Canocchiale sarebbe stato più conveniente
servirsi di questo a intender quello, come per esempio si vede nella cele
bre questione delle immagini rovesciate sopra la retina, le quali si vedon
diritte a quel modo e per quella stessa ragione, che si vedon diritte nel
Canocchiale, benchè si rappresentino a rovescio ricevute sopra una carta per
proiezione.