Or resta a sodisfar chi legge di una curiosità: come mai Galileo, che
viene in quarto luogo, riuscì a legare così strettamente il suo nome al nuovo
strumento, da non si poter definire altrimenti che chiamandolo Canocchiale
galileiano? Le ragioni di ciò son varie e la prima si riduce a quell'auto
rità, che s'era oramai conquistata il Principe della nuova Filosofia, il quale,
benchè non fosse nella invenzione soccorso dalla scienza delle rifrazioni, nè
da altro vi fosse scorto, come dalla somiglianza che in qualche modo passa
tra il Canocchiale e l'occhio, intorno al modo del veder del quale egli così,
contro all'opinion comune aberrava; potè nulladimeno con quella sua au
torità far velo al difetto delle proprie speculazioni, e far creder sue quelle
mendicate dagli altri. Si aggiunga lo zelo de'partigiani, i quali si studiavano
d'avvilire i concorrenti nell'invenzione, e di negar loro i diritti, come il Sa
gredo fece rispetto al Porta, e come, rispetto al Sarpi, poi fece il Dati, rim
proverandolo di aver fatto un gran torto a Galileo, da lui ben conosciuto e
praticato, non lo nominando punto nè poco dove fa menzione del Canoc
chiale e delli scoprimenti celesti (Lettere, Firenze 1825, pag. 160). Eppure
è il vero che il Sarpi invece avrebbe potuto rimproverar giustamente Ga
lileo, rispetto agli scoprimenti celesti, e rispetto al Canocchiale i documenti
dimostrano che il Dati asserì il falso, forse per non aver ben lette le let
tere di fra Paolo, o per non avere atteso a quel Matematico di Padova, di
cui ivi si parla, e che si commemora primo fra tutti coloro, che del Ca
nocchiale principiarono a valersi per l'Astronomia ” (Polid., Lett. cit.,
T. II, pag. 41).
viene in quarto luogo, riuscì a legare così strettamente il suo nome al nuovo
strumento, da non si poter definire altrimenti che chiamandolo Canocchiale
galileiano? Le ragioni di ciò son varie e la prima si riduce a quell'auto
rità, che s'era oramai conquistata il Principe della nuova Filosofia, il quale,
benchè non fosse nella invenzione soccorso dalla scienza delle rifrazioni, nè
da altro vi fosse scorto, come dalla somiglianza che in qualche modo passa
tra il Canocchiale e l'occhio, intorno al modo del veder del quale egli così,
contro all'opinion comune aberrava; potè nulladimeno con quella sua au
torità far velo al difetto delle proprie speculazioni, e far creder sue quelle
mendicate dagli altri. Si aggiunga lo zelo de'partigiani, i quali si studiavano
d'avvilire i concorrenti nell'invenzione, e di negar loro i diritti, come il Sa
gredo fece rispetto al Porta, e come, rispetto al Sarpi, poi fece il Dati, rim
proverandolo di aver fatto un gran torto a Galileo, da lui ben conosciuto e
praticato, non lo nominando punto nè poco dove fa menzione del Canoc
chiale e delli scoprimenti celesti (Lettere, Firenze 1825, pag. 160). Eppure
è il vero che il Sarpi invece avrebbe potuto rimproverar giustamente Ga
lileo, rispetto agli scoprimenti celesti, e rispetto al Canocchiale i documenti
dimostrano che il Dati asserì il falso, forse per non aver ben lette le let
tere di fra Paolo, o per non avere atteso a quel Matematico di Padova, di
cui ivi si parla, e che si commemora primo fra tutti coloro, che del Ca
nocchiale principiarono a valersi per l'Astronomia ” (Polid., Lett. cit.,
T. II, pag. 41).
Un'altra delle ragioni, per cui si congiunse con quello del Canocchiale
il nome di Galileo, fu perch'egli riuscì artefice più esperto di tutti gli altri.
Si sa che egli aveva certi suoi artificii da lavorare gli occhiali, delli quali
artificii parte vanno murati (Alb. VI, 124) ma s'ignorano i modi partico
lari di quegli artificii, che l'inventore si studiava di tener, quanto fosse pos
sibile, segreti.
il nome di Galileo, fu perch'egli riuscì artefice più esperto di tutti gli altri.
Si sa che egli aveva certi suoi artificii da lavorare gli occhiali, delli quali
artificii parte vanno murati (Alb. VI, 124) ma s'ignorano i modi partico
lari di quegli artificii, che l'inventore si studiava di tener, quanto fosse pos
sibile, segreti.
Il più efficace segreto però che condusse Galileo a perfezionar di tanto
il Canocchiale, sopra l'opera di tutti gli altri artefici ordinarii, consisteva
nell'aver conosciuto che il buon effetto delle lenti dipende principalmente
dalla loro figura. Fu per lui una fortuna l'aver da giovane atteso a un'an
tico insegnamento di Seneca, rinfrescato nel I libro De refractione dal Porta,
dove, nella proposizione XI, l'Autore così scriveva: “ Sed cur sub vitro et
aquis maiora videantur aliam quoque (Seneca) habet rationem ex rotunda
vasis forma, quam reddemus quum de vitrea pila loquemur ” (Neapoli 1593,
pag. 20). Conforme a questi insegnamenti, occorrendo al giovane Galileo di
toccar la ragione perchè le frutta nel rinfrescatoio appariscano più grandi,
la riconosce anch'egli, come il Filosofo antico, non nell'acqua, ma nella
forma conica del vaso di vetro: “ Verum, non aqua, sed calicis figura, ta
lis effectus causa ” (Opere, Ediz. nazion., Firenze 1890, Vol. I, pag. 314).
il Canocchiale, sopra l'opera di tutti gli altri artefici ordinarii, consisteva
nell'aver conosciuto che il buon effetto delle lenti dipende principalmente
dalla loro figura. Fu per lui una fortuna l'aver da giovane atteso a un'an
tico insegnamento di Seneca, rinfrescato nel I libro De refractione dal Porta,
dove, nella proposizione XI, l'Autore così scriveva: “ Sed cur sub vitro et
aquis maiora videantur aliam quoque (Seneca) habet rationem ex rotunda
vasis forma, quam reddemus quum de vitrea pila loquemur ” (Neapoli 1593,
pag. 20). Conforme a questi insegnamenti, occorrendo al giovane Galileo di
toccar la ragione perchè le frutta nel rinfrescatoio appariscano più grandi,
la riconosce anch'egli, come il Filosofo antico, non nell'acqua, ma nella
forma conica del vaso di vetro: “ Verum, non aqua, sed calicis figura, ta
lis effectus causa ” (Opere, Ediz. nazion., Firenze 1890, Vol. I, pag. 314).