Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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Or resta a sodisfar chi legge di una curiosità: come mai Galileo, che
viene
in quarto luogo, riuscì a legare così strettamente il suo nome al nuovo
strumento
, da non si poter definire altrimenti che chiamandolo Canocchiale
galileiano
? Le ragioni di ciò son varie e la prima si riduce a quell'auto­
rità
, che s'era oramai conquistata il Principe della nuova Filosofia, il quale,
benchè
non fosse nella invenzione soccorso dalla scienza delle rifrazioni,
da
altro vi fosse scorto, come dalla somiglianza che in qualche modo passa
tra
il Canocchiale e l'occhio, intorno al modo del veder del quale egli così,
contro
all'opinion comune aberrava; potè nulladimeno con quella sua au­
torità
far velo al difetto delle proprie speculazioni, e far creder sue quelle
mendicate
dagli altri.
Si aggiunga lo zelo de'partigiani, i quali si studiavano
d
'avvilire i concorrenti nell'invenzione, e di negar loro i diritti, come il Sa­
gredo
fece rispetto al Porta, e come, rispetto al Sarpi, poi fece il Dati, rim­
proverandolo
di aver fatto un gran torto a Galileo, da lui ben conosciuto e
praticato
, non lo nominando punto poco dove fa menzione del Canoc­
chiale
e delli scoprimenti celesti (Lettere, Firenze 1825, pag.
160). Eppure
è
il vero che il Sarpi invece avrebbe potuto rimproverar giustamente Ga­
lileo
, rispetto agli scoprimenti celesti, e rispetto al Canocchiale i documenti
dimostrano
che il Dati asserì il falso, forse per non aver ben lette le let­
tere
di fra Paolo, o per non avere atteso a quel Matematico di Padova, di
cui
ivi si parla, e che si commemora primo fra tutti coloro, che del Ca­
nocchiale
principiarono a valersi per l'Astronomia (Polid., Lett. cit.,
T
. II, pag.
41).
Il più efficace segreto però che condusse Galileo a perfezionar di tanto
il
Canocchiale, sopra l'opera di tutti gli altri artefici ordinarii, consisteva
nell
'aver conosciuto che il buon effetto delle lenti dipende principalmente
dalla
loro figura.
Fu per lui una fortuna l'aver da giovane atteso a un'an­
tico
insegnamento di Seneca, rinfrescato nel I libro De refractione dal Porta,
dove
, nella proposizione XI, l'Autore così scriveva: “ Sed cur sub vitro et
aquis
maiora videantur aliam quoque (Seneca) habet rationem ex rotunda
vasis
forma, quam reddemus quum de vitrea pila loquemur (Neapoli 1593,
pag
.
20). Conforme a questi insegnamenti, occorrendo al giovane Galileo di
toccar
la ragione perchè le frutta nel rinfrescatoio appariscano più grandi,
la
riconosce anch'egli, come il Filosofo antico, non nell'acqua, ma nella
forma
conica del vaso di vetro: “ Verum, non aqua, sed calicis figura, ta­
lis
effectus causa (Opere, Ediz.
nazion., Firenze 1890, Vol. I, pag. 314).
Ma in ogni modo, la principal ragione per cui il Canocchiale a due
lenti
, una concava e l'altra convessa, si disse, e non immeritatamente si

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