1egli dice, ha scritto del Canocchiale per scienza, e ha insegnate nel suo libro
tante altre belle cose, le quali quid tamen nobis contulerint, aut quid fa
cient ad rem nostram, peritorum iudicio relinquam. Hoc scio neminem
hueusque praestitisse ex arte. Ego non ex demonstrationibus opticis, non
ex scientia, sed ex innumeris experimentis hausisse fateor, sumptu, la
bore, et sanitatis detrimento (pag. 75).
tante altre belle cose, le quali quid tamen nobis contulerint, aut quid fa
cient ad rem nostram, peritorum iudicio relinquam. Hoc scio neminem
hueusque praestitisse ex arte. Ego non ex demonstrationibus opticis, non
ex scientia, sed ex innumeris experimentis hausisse fateor, sumptu, la
bore, et sanitatis detrimento (pag. 75).
E perchè della sua arte, così con tanti sacrifizii imparata, ne possa usu
fruire il mondo, e tu, studioso lettore, possa saper me non mihi ipsi, sed
aliis natum, celebri omni aevo futurum adinventum non adhuc editum,
nec cuiquam praeter uni amico datum, tibi reseratum eo, quisquis es, vir
tuti addictus libenter suscepturus, ut studii et laboris mei monumentum
aliquod perpetuo apud te et alios studiosos extet (ibi).
fruire il mondo, e tu, studioso lettore, possa saper me non mihi ipsi, sed
aliis natum, celebri omni aevo futurum adinventum non adhuc editum,
nec cuiquam praeter uni amico datum, tibi reseratum eo, quisquis es, vir
tuti addictus libenter suscepturus, ut studii et laboris mei monumentum
aliquod perpetuo apud te et alios studiosos extet (ibi).
Il memoriale, di cui qui intende il Sirturo, è il suo Telescopium, sive
Ars perficiendi novum illud Galilaei visorium instrumentum ad Sydera,
libretto di 81 pagine, stampato a Francfort nel 1618, a cui si riferiscono i
passi e i luoghi sopra citati, e dove l'Autore generosamente rivela i più ge
losi segreti dell'arte sua.
Ars perficiendi novum illud Galilaei visorium instrumentum ad Sydera,
libretto di 81 pagine, stampato a Francfort nel 1618, a cui si riferiscono i
passi e i luoghi sopra citati, e dove l'Autore generosamente rivela i più ge
losi segreti dell'arte sua.
E benchè questi segreti si risolvano in molti minuti particolari, è da
notar nonostante ciò che egli dice del torno, e del modo di attaccare al ma
cinello le lenti. Il Sagredo, che pur ebbe esperta la mano nel fabbricar ca
nocchiali, confessa di aver fatto inutilmente prova di lavorare al torno i
vetri e pulirli (Campori, Cart. gal., Modena 1881, pag. 139), ma il Sirturo
riconosce quello strumento, non solamente utile, ma necessario, ad arroton
dare le lenti uscite fuori dalla fornace, purchè però sia costruito di ferro
adamantino, come son costruiti i torni, i quali Augustae venundantur.
notar nonostante ciò che egli dice del torno, e del modo di attaccare al ma
cinello le lenti. Il Sagredo, che pur ebbe esperta la mano nel fabbricar ca
nocchiali, confessa di aver fatto inutilmente prova di lavorare al torno i
vetri e pulirli (Campori, Cart. gal., Modena 1881, pag. 139), ma il Sirturo
riconosce quello strumento, non solamente utile, ma necessario, ad arroton
dare le lenti uscite fuori dalla fornace, purchè però sia costruito di ferro
adamantino, come son costruiti i torni, i quali Augustae venundantur.
Quanto al modo poi di attaccare le lenti, perchè stieno, nel lavorarle,
ben salde in sul tornio, ha il Sirturo un segreto importante, il quale con
siste nel suggerir, per materia cementizia, non l'uso della pece o di altro
caldo bitume, ma del gesso: “ Utere igitur gypso, ubi lens sive plano, sive
convexo adlaboretur ” (ibi, pag. 48).
ben salde in sul tornio, ha il Sirturo un segreto importante, il quale con
siste nel suggerir, per materia cementizia, non l'uso della pece o di altro
caldo bitume, ma del gesso: “ Utere igitur gypso, ubi lens sive plano, sive
convexo adlaboretur ” (ibi, pag. 48).
Con tutti i suoi segreti ingegnosi artifizii però, non giunse il Sirturo
a lavorar Canocchiali punto migliori di que'primi, che erano usciti dalle
mani di Galileo, e benchè racconti che asceso in cima alla Torre di S. Marco,
per fare esperienza del suo strumento, inde nobilis iuventutis turba tanta
curiositate sursum ferebatur, ut parum abfuerit quin me obrueret (ibi,
pag. 25) fu nonostante l'Ottico milanese all'ultimo lasciato solo, e al Ma
tematico di Padova furono dalla Signoria regalati que'tanti zecchini, quanti
Giovanni Bartoli ne contava nella sua lettera al Vinta.
a lavorar Canocchiali punto migliori di que'primi, che erano usciti dalle
mani di Galileo, e benchè racconti che asceso in cima alla Torre di S. Marco,
per fare esperienza del suo strumento, inde nobilis iuventutis turba tanta
curiositate sursum ferebatur, ut parum abfuerit quin me obrueret (ibi,
pag. 25) fu nonostante l'Ottico milanese all'ultimo lasciato solo, e al Ma
tematico di Padova furono dalla Signoria regalati que'tanti zecchini, quanti
Giovanni Bartoli ne contava nella sua lettera al Vinta.
Mentre intanto Galileo si compiaceva della sua vittoria, la quale veni
vagli tutti i giorni sempre più confermata da que'tanti, che d'ogni parte
eran costretti di ricorrere a lui, se volevano aver Canocchiali di qualche ef
fetto; sorse un altro più valido concorrente a tentargli l'animo di gelosia,
e ad amareggiargli il gusto di quella compiacenza. Fu costui quel France
sco Fontana che, nell'altro capitolo, udimmo vantarsi d'aver per pratica co-
vagli tutti i giorni sempre più confermata da que'tanti, che d'ogni parte
eran costretti di ricorrere a lui, se volevano aver Canocchiali di qualche ef
fetto; sorse un altro più valido concorrente a tentargli l'animo di gelosia,
e ad amareggiargli il gusto di quella compiacenza. Fu costui quel France
sco Fontana che, nell'altro capitolo, udimmo vantarsi d'aver per pratica co-