1struito il Canocchiale astronomico, tre anni prima che il Keplero lo proget
tasse per teoria. Com'ei riuscisse a far ciò, quando ancora alle orecchie di
nessuno in Italia non era approdata la notizia del ritrovato olandese, sarebbe
cosa a sapersi molto importante, ma pur l'Inventore si tace, contentandosi
di addur le testimonianze del padre Cysat, che fa il Canocchiale antico quanto
Tolomeo, e trascrivendo ciò che ne disse il Porta, nel cap. X del XVII li
bro della Magia. “ Adscribitur etiam, egli poi soggiunge, inventio Galilaeo,
sed meo iudicio, vel quia theoricam Portae in praxim deduxit, vel quia per
fecit ” (Novae Observ., Neap. 1646, pag. 12). Ma perchè la teorica del Porta
appella al Canocchiale coll'oculare concavo, è difficile indovinar se di lì o
d'altrove, deducesse il Fontana la pratica del suo primo canocchiale coll'ocu
lare convesso, nè men facile pure è rilevar dalle parole di lui come e quando
gli occorresse di dar mano a fabbricar canocchiali sull'andare di quello di
Galileo.
tasse per teoria. Com'ei riuscisse a far ciò, quando ancora alle orecchie di
nessuno in Italia non era approdata la notizia del ritrovato olandese, sarebbe
cosa a sapersi molto importante, ma pur l'Inventore si tace, contentandosi
di addur le testimonianze del padre Cysat, che fa il Canocchiale antico quanto
Tolomeo, e trascrivendo ciò che ne disse il Porta, nel cap. X del XVII li
bro della Magia. “ Adscribitur etiam, egli poi soggiunge, inventio Galilaeo,
sed meo iudicio, vel quia theoricam Portae in praxim deduxit, vel quia per
fecit ” (Novae Observ., Neap. 1646, pag. 12). Ma perchè la teorica del Porta
appella al Canocchiale coll'oculare concavo, è difficile indovinar se di lì o
d'altrove, deducesse il Fontana la pratica del suo primo canocchiale coll'ocu
lare convesso, nè men facile pure è rilevar dalle parole di lui come e quando
gli occorresse di dar mano a fabbricar canocchiali sull'andare di quello di
Galileo.
Comunque sia, di questi nuovi canocchiali venuti da Napoli le prime
notizie e le prime prove testimoniali della loro eccellenza sembra che giun
gessero alle orecchie, e pervenissero nelle mani di Benedetto Castelli. Col
nuovo strumento s'eran fatte già nella Luna osservazioni importanti, nelle
sere de'31 Ottobre 1629 e 20 e 24 Giugno 1630. Di ciò dava notizia fra
Fulgenzio Micanzio a Galileo, così scrivendo: “ È stato mandato qui un'os
servazione della Luna fatta nel 1629 e 1630 da un Francesco Fontana in
Napoli. Questo, per le relazioni che ho, non è uomo di lettere, ma col con
tinuo operare e fabbricar canocchiali, si dice esser caduto in una tal sin
golarità che per le cose del cielo è un miracolo ” (MSS. Gal., P. VI,
T. XIII, c. 110).
notizie e le prime prove testimoniali della loro eccellenza sembra che giun
gessero alle orecchie, e pervenissero nelle mani di Benedetto Castelli. Col
nuovo strumento s'eran fatte già nella Luna osservazioni importanti, nelle
sere de'31 Ottobre 1629 e 20 e 24 Giugno 1630. Di ciò dava notizia fra
Fulgenzio Micanzio a Galileo, così scrivendo: “ È stato mandato qui un'os
servazione della Luna fatta nel 1629 e 1630 da un Francesco Fontana in
Napoli. Questo, per le relazioni che ho, non è uomo di lettere, ma col con
tinuo operare e fabbricar canocchiali, si dice esser caduto in una tal sin
golarità che per le cose del cielo è un miracolo ” (MSS. Gal., P. VI,
T. XIII, c. 110).
La Selenografia, di cui parla il Micanzio in questa lettera, che è del
31 Luglio 1638; Selenografia che fu pubblicata dall'Autore nelle tre Ta
vole, che si vedono a pag. 81, 83, 85 della Novae Observationes, era stata
già, parecchi mesi prima che al frate Veneziano, mandata al Castelli, e da
lui spedita in Genova al Renieri, il quale ne scrive in questi termini a Ga
lileo: “ È giunto a Genova un ritratto della Luna inviato quà dal P. D. Be
nedetto Castelli, con voce d'un Telescopio nuovo inventato da un tal Fon
tana a Napoli, che mostra più squisitamente le cose che non fanno i consueti.
Non so se ella ne abbia notizia; tuttavia, per quel che dalla detta Seleno
grafia posso comprendere, non so se sia per corrispondere al grido. Se ne
ha intesa cosa alcuna, di grazia, me ne dia parte ” (Alb. X, 285).
31 Luglio 1638; Selenografia che fu pubblicata dall'Autore nelle tre Ta
vole, che si vedono a pag. 81, 83, 85 della Novae Observationes, era stata
già, parecchi mesi prima che al frate Veneziano, mandata al Castelli, e da
lui spedita in Genova al Renieri, il quale ne scrive in questi termini a Ga
lileo: “ È giunto a Genova un ritratto della Luna inviato quà dal P. D. Be
nedetto Castelli, con voce d'un Telescopio nuovo inventato da un tal Fon
tana a Napoli, che mostra più squisitamente le cose che non fanno i consueti.
Non so se ella ne abbia notizia; tuttavia, per quel che dalla detta Seleno
grafia posso comprendere, non so se sia per corrispondere al grido. Se ne
ha intesa cosa alcuna, di grazia, me ne dia parte ” (Alb. X, 285).
Il Castelli, che della nuova invenzione aveva diffusa la notizia a Ge
nova, non è credibile che non l'avesse comunicata prima al suo venerato
maestro d'Arcetri. Comunque sia, è certissimo, che, nel Marzo del 1638,
quando il Renieri scrisse quella lettera, Galileo aveva avuto già da un anno,
la notizia del canocchiale napoletano, e l'aveva avuta da Roma da Raffaello
Magiotti, il quale, il dì 21 Marzo 1637, così gli scriveva: “ Frattanto gli dò
nuova come da Napoli è venuto un cristallo che porta 15 palmi di cannone:
alle stelle
nova, non è credibile che non l'avesse comunicata prima al suo venerato
maestro d'Arcetri. Comunque sia, è certissimo, che, nel Marzo del 1638,
quando il Renieri scrisse quella lettera, Galileo aveva avuto già da un anno,
la notizia del canocchiale napoletano, e l'aveva avuta da Roma da Raffaello
Magiotti, il quale, il dì 21 Marzo 1637, così gli scriveva: “ Frattanto gli dò
nuova come da Napoli è venuto un cristallo che porta 15 palmi di cannone:
alle stelle