1Medicee, ma però non termina bene il disco di Giove, mostrandolo imban
bagiato. Così ne sono venuti dal medesimo maestro al padre Benedetto di
più corti, ma però, per mio giudizio, molto migliori, talchè tengo per si
curo che questo strumento sia per avanzare più che mai, nonostante che
molti peripatetici di Roma affermino ostinatamente esser tutte illusioni degli
occhi ” (MSS. Gal., P. VI, T. XIII, c. 14).
bagiato. Così ne sono venuti dal medesimo maestro al padre Benedetto di
più corti, ma però, per mio giudizio, molto migliori, talchè tengo per si
curo che questo strumento sia per avanzare più che mai, nonostante che
molti peripatetici di Roma affermino ostinatamente esser tutte illusioni degli
occhi ” (MSS. Gal., P. VI, T. XIII, c. 14).
Quando dunque il Renieri faceva quella domanda suggestiva, Galileo
era bene informato dell'eccellenza a cui era giunto, e di quella a cui pro
metteva di giungere l'Artefice napoletano, ma chi negherebbe che la gelo
sia non gli venisse a far ombra al giudizio? Galileo insomma rispondeva al
Renieri che i nuovi Canocchiali del Fontana non erano poi così miracolosi
come si diceva, d'onde ne traeva il buon padre una consolazione curiosa:
“ Ho caro d'intendere che i cristalli di Napoli non siano così miracolosi
com'altri scriveva, perchè al gran prezzo, che di là ne veniva chiesto, mi
disperavo di poterne mai avere ” (Alb. X, 296).
era bene informato dell'eccellenza a cui era giunto, e di quella a cui pro
metteva di giungere l'Artefice napoletano, ma chi negherebbe che la gelo
sia non gli venisse a far ombra al giudizio? Galileo insomma rispondeva al
Renieri che i nuovi Canocchiali del Fontana non erano poi così miracolosi
come si diceva, d'onde ne traeva il buon padre una consolazione curiosa:
“ Ho caro d'intendere che i cristalli di Napoli non siano così miracolosi
com'altri scriveva, perchè al gran prezzo, che di là ne veniva chiesto, mi
disperavo di poterne mai avere ” (Alb. X, 296).
Ma pur le acclamazioni, il vento delle quali spiratogli tutto intorno fa
ceva gelar l'animo a Galileo, si facevano ogni giorno maggiori. Il Castelli
quasi volesse rintuzzar quel giudizio, di che s'era consolato il Renieri, an
dava predicando allo stesso Galileo quello del Fontana essere un'occhiale
veramente maraviglioso (ivi, pag. 307) e il Cavalieri, nel fargli motto di un
Canocchiale napoletano posseduto dal Gassendo, gli soggiungeva: “ onde po
trà dire al Serenissimo Granduca che li suoi canocchiali son per niente,
come anco saranno quelli di V. S. Ecc.ma rispetto a questo ” (MSS. Gal.,
P. VI, T. XIII, c. 100).
ceva gelar l'animo a Galileo, si facevano ogni giorno maggiori. Il Castelli
quasi volesse rintuzzar quel giudizio, di che s'era consolato il Renieri, an
dava predicando allo stesso Galileo quello del Fontana essere un'occhiale
veramente maraviglioso (ivi, pag. 307) e il Cavalieri, nel fargli motto di un
Canocchiale napoletano posseduto dal Gassendo, gli soggiungeva: “ onde po
trà dire al Serenissimo Granduca che li suoi canocchiali son per niente,
come anco saranno quelli di V. S. Ecc.ma rispetto a questo ” (MSS. Gal.,
P. VI, T. XIII, c. 100).
Sembran queste parole dette dal Cavalieri per ironia, ma pure egli si
ebbe poco di poi a persuadere che il Granduca aveva avuto da Napoli un
canocchiale da doversi, quello di Galileo davvero, tener per niente. “ S'in
tende, così scrive al Castelli, che un tale signor Francesco Fontana in Na
poli abbia talmente migliorato il Telescopio, che scopre in cielo, cose nuove
e massime nei pianeti, e perchè mi scrivono che V. P. R. ha corrispon
denza con questo tale, e che egli le abbia mandato uno di questi suoi oc
chiali, per il Serenissimo Granduca, perciò la prego a farmi tanto favore di
dirmi se è vero o no che quello trapassi di eccellenza quello che ha il si
gnor Galileo ” (Alb. X, 319). Il Castelli non poteva non rispondere al Ca
valieri se non affermando, cosicchè oramai Galileo e i suoi fautori si davan
per vinti.
ebbe poco di poi a persuadere che il Granduca aveva avuto da Napoli un
canocchiale da doversi, quello di Galileo davvero, tener per niente. “ S'in
tende, così scrive al Castelli, che un tale signor Francesco Fontana in Na
poli abbia talmente migliorato il Telescopio, che scopre in cielo, cose nuove
e massime nei pianeti, e perchè mi scrivono che V. P. R. ha corrispon
denza con questo tale, e che egli le abbia mandato uno di questi suoi oc
chiali, per il Serenissimo Granduca, perciò la prego a farmi tanto favore di
dirmi se è vero o no che quello trapassi di eccellenza quello che ha il si
gnor Galileo ” (Alb. X, 319). Il Castelli non poteva non rispondere al Ca
valieri se non affermando, cosicchè oramai Galileo e i suoi fautori si davan
per vinti.
Quell'astutissimo fra Fulgenzio però seppe trovare il verso di sollevar
l'animo dell'amico nell'atto stesso di metterlo a confronto coll'emulo vit
torioso, così scrivendo: “ Sento bene, nei discorsi di tutti li virtuosi e cu
riosi, quanto sia grave il danno pubblico che V. S. non goda la sanità e
particolarmente quella degli occhi, perchè con li nuovi scoprimenti di que
sto Occhiale napoletano, avressimo certo qualche considerazione e discorso
degno del signor Galileo. Mi pare però cosa strana che dal padre Castelli,
che ha veduto e usato l'occhiale, dal padre Cavalieri e dal Glorioso, non si
l'animo dell'amico nell'atto stesso di metterlo a confronto coll'emulo vit
torioso, così scrivendo: “ Sento bene, nei discorsi di tutti li virtuosi e cu
riosi, quanto sia grave il danno pubblico che V. S. non goda la sanità e
particolarmente quella degli occhi, perchè con li nuovi scoprimenti di que
sto Occhiale napoletano, avressimo certo qualche considerazione e discorso
degno del signor Galileo. Mi pare però cosa strana che dal padre Castelli,
che ha veduto e usato l'occhiale, dal padre Cavalieri e dal Glorioso, non si